ESERINA (dal nome indigeno della fava del Calabar o Physostigma venenosum) o fisostigmina
Alcaloide della fava del Calabar (Ci5H21N3O2), in cristalli aghiformi splendenti, incolori o appena giallognoli, senza odore, di sapore amaro, solubili in 85 parti d'acqua. È assai tossico, agisce principalmente sul sistema nervoso centrale, sulla muscolatura liscia e striata, sul sistema circolatorio e sulle ghiandole. La sua azione farmacodinamica è analoga (ma più attenuata) a quella della pilocarpina (vagotropica). Un animale cui s'inietti sotto cute eserina, mostra subito impaccio dei movimenti volontarî, vacilla e cade presto sul fianco. Si può dimostrare trattarsi di paralisi delle cellule motrici del midollo e non di paralisi periferica. Successivamente la paralisi raggiunge il bulbo e il centro respiratorio. In casi d'avvelenamenti umani s'è accertato che la coscienza persiste sino all'ultimo. Se si scuoia un animale avvelenato, s'osservano nei muscoli lisci e striati fugacissime e intense contrazioni fibrillari che continuano lungamente anche dopo la morte dell'animale; non sono impedite dal curaro né dallo stimolo dei nervi inibitorî, e rivelano un'azione elettiva dell'alcaloide sul tessuto muscolare. I movimenti intestinali sono eccitati dalla fisostigmina e l'avvelenamento si manifesta con nausea, vomito, diarrea. La pupilla è puntiforme per il crampo dello sfintere dell'iride. La sistole cardiaca sotto l'influenza dell'eserina si fa più valida e per la contrazione della tunica muscolare dei vasi si ha aumento della pressione sanguigna; nelle tachicardie dimostra un'azione bradicardica (M. Demeyeur). Il parenchima ghiandolare è, anch'esso, energicamente stimolato e si ha aumento di tutte le secrezioni, anche quando siano paralizzate con atropina le terminazioni dei nervi secretori. L'eserina provoca il crampo dello sfintere irideo anche se viene in piccolissima quantità instillata nel sacco congiuntivale. Questa circostanza permette d'isolare un'azione utilizzabile in terapia dai fenomeni tossici generali. Si adopera perciò l'eserina in oculistica (salicilato d'eserina, Physostigminum salicylicum, per collirio, 0,5-1%; secondo la farmacopea italiana, 1929, la dose massima nell'adulto è 1 milligrammo per volta e 3 nelle 24 ore) nella paralisi dello sfintere dell'iride, nella cura del glaucoma, ecc. Nell'occhio l'eserina provoca altresì crampo dei muscoli cigliari e aumento della convessità del cristallino. I sali d'eserina s'adoperano in veterinaria a scopo purgativo.