ESCUBITORIO (lat. excubitorium, da excubiae "guardia")
Era, presso i Romani, il luogo che corrisponde esattamente al nostro "corpo di guardia". Come tale doveva esistere per tutti i reparti dell'esercito romano; così anche, sul Palatino, di una certa importanza doveva essere l'escubitorio della coorte pretoriana. Maggiore notorietà, sotto tal voce, hanno i posti di guardia delle sette coorti dei vigili (v.), istituite da Augusto, e distribuite per la città in caserme (stationes) e in posti di guardia (excubitoria), in modo che ogni coorte avesse cura di due regioni limitrofe. L'escubitorio della settima coorte fu scoperto nel 1866 in Trastevere, presso la chiesa di S. Crisogono; i resti dell'edifizio sono in gran parte tuttora visibili.
Si tratta di una casa privata, la cui costruzione può risalire al sec. II dell'Impero, adattata ad uso di caserma; quindi essa fu comprata, o per lo meno presa in affitto, dallo stato. Si compone di un atrio elegantemente decorato, con vasca centrale, intorno al quale si aprono più stanze, adorne di pitture. Ma non lo stato di conservazione, assai buono, né gli adornamenti formano l'importanza di questo ritrovamento; bensì i graffiti tracciati nei momenti d'ozio dai vigili sulle pareti intonacate delle stanze, dell'atrio, di un corridoio. Sono novantaquattro iscrizioni tracciate in lettere maiuscole, senza nessi o legature, molte svanite, altre rovinate, alcune sovrapposte: furono pubblicate da G. Henzen. In esse troviamo non solo la chiara indicazione della coorte, e nomi e gradi di vigili, ma anche saluti augurali agl'imperatori (Settimio Severo, Caracalla, Macrino, Severo Alessandro, Gordiano III), al genio dell'escubitorio, e l'indicazione di un incarico speciale (sebaciaria) che i vigili compivano e che, a giudicare dalle espressioni usate, doveva riuscire gravoso.
Bibl.: Bull. Inst., 1867, pp. 8-12, 27-30; Annali Ist. 1874, pp. 111-163; C. L. Visconti, La stazione della coorte VII dei Vigili, Roma 1867; Corp. Inscr. Lat., VI, 2998-30091.