ESCORIALE (El Escorial; A. T., 37-38)
Località della Spagna, nella provincia di Madrid, posta a circa 40 km. a NO. di Madrid, nella valle del Río Aulencia (Guadarrama, Tago). Consta di due borgate, Escorial de Arriba (1028 m. s. m.) e Escorial de Abajo (923 m. s. m.), ed è famosa per il Reale monastero di S. Lorenzo (che è posto nella borgata di sopra), fondato da Filippo II in memoria della vittoria riportata sull'esercito francese nella battaglia di S. Quintino e anche per un palazzo e per un sepolcreto dei sovrani di Spagna. I progetti per la costruzione, di Juan Bautista de Toledo, insigne architetto che aveva studiato a Napoli e a Roma, furono incominciati a eseguire nel 1563 dopo essere stati esaminati dall'italiano Francesco Pacciotto, che ne aveva fatto una critica severa in una minuta relazione. Quattro anni dopo il principio dei lavori, Juan de Toledo morì e gli successe il bergamasco Giambattista Castello (andato in Spagna nel 1562 con lo scultore Gaspar Becerra), la cui opera più importante è la scala principale del monastero. Dopo il Castello assunse la direzione Juan de Herrera, al cui nome il monumento rimase unito per sempre, avendo egli per "operaio maggiore" fra Antonio de Villacastin. La costruzione del grande edificio durò venti anni, e nove quella del sepolcreto reale, incominciato da Filippo III e terminato sotto Filippo IV suo figlio.
La pianta del monastero si compone di un rettangolo di m. 206 × 161 e di un'aggiunta quadrata nel lato orientale, detta comunemente "manico della graticola", alludendo col resto del monumento alla forma dello strumento del martirio del titolare S. Lorenzo. Il corpo aggiunto è formato dal palazzo reale e dalla "capilla mayor" della chiesa, le cui navate, con l'atrio e il cortile che lo precede, chiamato "dei Re", occupano il lato centrale del rettangolo da E. a O. Ai due lati della chiesa sono due grandi cortili: quello a S., detto "degli Evangelisti", corrisponde al convento e quello a N. (in tempi recenti diviso in tre in conseguenza di costruzioni accessorie) corrisponde al palazzo. All'esterno le grandi facciate di quattro piani con le file di finestre distanziate uniformemente accentuano le proporzioni imponenti dell'edificio, il cui profilo è caratterizzato dalle torri quadrate a ciascuno dei quattro angoli, coronate da cime piramidali, dai due campanili della chiesa, pure quadrati e più alti delle torri, e dalla cupola, a N. e a O. La chiesa è a croce greca, ispirata alla pianta che il Bramante ideò per S. Pietro di Roma. La vòlta piana dell'atrio sotto il coro è una meraviglia di stereotomia. Nella navata l'ordine toscano, coi robusti pilastri addossati ai piloni massicci che sostengono i quattro archi principali su cui poggia la cupola, si mantiene puro e senza mescolanze che offuschino la bellezza della struttura. Al fondo si apre la cappella maggiore, alla quale si accede mediante una scalinata di dodici gradini. L'altare maestoso, che abbraccia tutta la parete, si compone d'uno zoccolo e di tre corpi architettonici sovrapposti (toscano in basso, ionico al centro e corinzio in alto), coronati da un tempietto d'ordine composito; fu costruito nella parte principale da Pompeo Leoni e da Giambattista Comane, mentre Iacopo da Trezzo si occupò del tabernacolo, ideato dal Herrera in modo da armonizzare con tutto l'interno del tempio e riuscito un lavoro di proporzioni giuste e ricco per materia (marmi intramezzati artisticamente da diaspri). È adorno di otto capitelli e tredici statue di bronzo dorato, senza altre sculture o fogliami che tentino di ammorbidire la linea o di attenuare la durezza delle pietre sontuose ma fredde. Ha la forma d'un tempietto attorniato da un portico circolare con otto colonne corinzie. Fu terminato nel 1585, dopo che vi ebbe lavorato per sei anni l'orafo di Trezzo. La sobria decorazione di questa cappella è completata ai due lati dai mausolei di Carlo V e di Filippo II con sculture di Leone e di Pompeo Leoni. Alte gallerie comunicano col coro, che contiene gli stalli disegnati da Juan de Herrera e intagliati da José Flecha, e un enorme faldistorio nel mezzo; le pareti laterali sono decorate a fresco dal genovese Luca Cambiaso, detto Luchetto. Infatti il grande monastero di Filippo II, nonostante la grande sobrietà architettonica, che giunge alla freddezza, fu decorato abbondantemente da pittori in massima parte italiani, tra i quali Federico Zuccheri, Pellegrino Tibaldi, Luca Cambiaso, l'aretino Patrizio Cajesi (che tradusse in lingua spagnola il trattato d'architettura del Vignola) e il fiorentino Romolo Cincinnati; e più tardi da Luca Giordano, la cui fantasia nell'affrescare le vòlte trionfa sull'accademismo dei predecessori. Oltre a questi pittori che affrescarono di loro composizioni le diverse parti del monastero (coro, chiostri, biblioteca, scala principale), dipinsero tele per incarico del re il Greco (Sogno di Filippo II, S. Maurizio e la legione tebea) e il Navarrete. Il Cellini scolpì in marmo (1562) il Crocifisso nella cappella del coro superiore. Dal lato destro del tempio si scende al Pantheon dei Re, cripta sepolcrale dei sovrani spagnoli, ottagonale, costruita sui disegni dell'architetto romano Crescenzi e terminata nel 1654. Contiene quattro file di nicchie, in ciascuna delle quali si trova un sarcofago, e nel fondo ha un altare con un Crocifisso, lavoro di Pietro Tacca. Adiacente è il moderno Pantheon degl'Infanti. La porta SE. della chiesa, che sta nel lato della scala del Pantheon, conduce all'antisagrestia, dalla quale si passa alla sagrestia, dove si trovano quadri del Ribera, del Greco, del Tiziano e d'altri; il soffitto fu dipinto dal Granello e dal Castello e il quadro dell'altare da Claudio Coello (X, p. 696) che vi rappresentò la Deposizione della Particola miracolosa (avvenuta in questa stessa sagrestia), che è custodita in un reliquiario collocato in uno stanzino dietro l'altare, costruito da José del Olmo e da Francesco Rizzi nel 1692. Nel lato sud del chiostro inferiore principale si trovano le sale capitolari, che formano un prezioso museo, con opere di Girolamo Bosch (VII, p. 537 e tav. CXII), del Patinir, del Veronese, del Velázquez, del Ribera, del Tiziano, del Navarrete, del Greco, di Luca Giordano, di Moretto da Brescia, del Vaccaro, del van der Weyden e del Tintoretto. La chiesa antica, alla quale si accede dall'ala SO del chiostro, servì all'esercizio del culto mentre si costruiva la chiesa più grande, e contiene un'Adorazione dei Magi di Tiziano. Nella biblioteca, ricca di preziosi codici, gli armadî furono disegnati da Juan de Herrera e gli affreschi vennero dipinti da Bartolomeo Carducci e Pellegrino Tibaldi. Il palazzo reale, il cui ingresso si apre sulla facciata nord, fu costruito in gran parte per ordine dei successori di Filippo II. Le numerose sale sono decorate con arazzi copiati da pitture di Goya, Bayeu, Juan del Castillo, Teniers e Wouwermann, ed eseguiti dalla Reale Fabbrica di Madrid. Nell'ammezzato vi sono le celle che occupò Filippo II. Il Casino del Principe, circondato da un vastissimo parco, e posto fra le due borgate, è un padiglione fatto costruire dal principe Carlo nel 1772 secondo il progetto dell'architetto Villanueva, e contiene opere del Ribera, del Domenichino, di Luca Giordano, di Annibale Carracci e di Goya (arazzi).
Sulla varietà delle preziose opere d'arte che si sono adunate, domina sull'Escoriale l'impressione dell'austeria fredda dell'architettura, grandiosa ma senza calore, opera di riflessione sull'arte italiana del Cinquecento, ma espressione di uno spirito e di una civiltà nella loro essenza profondamente diversi.
V. tavv. XLI-XLIV.
Bibl.: J. Quevedo, Historia del real monasterio de San Lorenzo llamado comunemente del Escorial, Madrid 1849; id., Memoria sobre la Real Biblioteca del Escorial, Madrid 1859; A. Ximénez, Descripción del Escorial, Madrid 1764; A. Rotondo, Historia del monasterio de San Lorenzo, Madrid 1856-63; J. de Sigüenza, Historia primitiva y exacta del monasterio del Escorial (ordinata da M. Sánchez y Pinillos), Madrid 1881; I. Mezzaroli di Cremona, Le reali grandezze del Escuriale, Bologna 1698; O. Schubert, Geschichte d. Barock in Spanien, Esslingen 1908 (con ampia bibiogr.); J. Babelon, Jacopo da Trezzo et la construction de l'Escurial, Parigi 1923; J. F. Rafols, Arquitectura del Renacimiento español, Barcellona 1929; Wasmuths Lexikon der Baukunst, II, Berlino 1930.