ESAME (dal lat. examen; fr. examen; sp. examen; ted. Prüfung; ingl. examination)
Didattica. - Il regime di esami scolastici, che vige oramai in tutti i paesi civili, è d'istituzione recente; risale al periodo in cui si è venuto costituendo un complesso organismo scolastico direttamente dipendente dallo stato, in sostituzione dell'ordinamento delle scuole dell'antico regime affidate alle chiese, alle corporazioni, alle fondazioni private.
Prove che attestassero il profitto fatto in un determinato ramo di studî naturalmente non sono mai mancate e hanno assunto forme diversissime. Ma il coordinamento dei varî tipi di esame promosso e ordinato dallo stato con criterî uniformi, e collegato con il complesso organismo della vita sociale, è una caratteristica della moderna organizzazione statale della scuola pubblica. Il primo tipo di esame che ha assunto una netta fisionomia, in questo sistema, è quello che fu detto poi di licenza liceale. L'insegnamento medio superiore, nell'ordinamento dell'antico regime, era fuso con l'universitario ed era impartito dalla facoltà filosofica: questo sistema vige ancora, parzialmente, in Inghilterra. Il costituirsi, nel corso del sec. XVIII in particolar modo, di un insegnamento medio sempre più autonomo e sempre più nettamente separato dal vero e proprio insegnamento universitario finì col rendere necessaria l'istituzione di un esame che attestasse la maturità dei giovani all'insegnamento superiore, e ponesse fine agli abusi e al disordine provocato da scolaresche eterogenee che spesso invadevano le università senza adeguata preparazione di cultura generale. Questo movimento fu capeggiato da taluni stati tedeschi, e in particolar modo dalla Prussia, nella cui istituzione della Maturitëtsprüfung del 1788 culminano gli sforzi d'intere generazioni di educatori. L'esempio della Prussia fu poi seguito da altri stati tedeschi e non tedeschi. Un altro passo decisivo nel medesimo senso fu fatto dall'ordinamento napoleonico della scuola media nei primi anni del sec. XIX. Nel corso poi di questo secolo non soltanto i varî tipi di scuola vennero assumendo un'autonomia sempre più netta, ma, accanto alla tradizionale scuola umanistica, vennero sorgendo altri tipi di scuola media e le università videro fiorire al loro fianco numerosi altri istituti di cultura superiore. Presero inoltre a vigoreggiare dovunque le scuole professionali di ogni grado e tipo, sicché anche le forme di esami si moltiplicarono e assunsero aspetti diversissimi. Donde l'impossibilità di tracciare, sia pure schematicamente, una storia del moderno costituirsi e svolgersi del nostro regime di esami. Ci limiteremo ad accennare ai tipi più comuni di essi, oggi.
Si possono distinguere anzitutto gli esami di promozione da una classe all'altra da quelli di ammissione e di licenza, all'inizio e alla fine di un determinato ordine di studî. In taluni ordinamenti scolastici esistono soltanto i secondi, in altri anche il passaggio da una classe all'altra è minuziosamente regolato da una serie di prove scritte e orali. In taluni paesi si accede ai corsi superiori con le licenze dai corsi inferiori, in altri con un esame di ammissione sostenuto dinnanzi a commissioni d'insegnanti dell'ordine di scuole cui si accede o anche miste. In altri ancora troviamo commisti i varî sistemi. Gli esami finali di licenza possono attestare o una maturità di ordine culturale (la licenza da tutte le scuole medie dove s'impartisce una cultura liberale), nel qual caso, come accade in Italia, si dovrebbero chiamare piuttosto esami di maturità; ovvero il possesso di determinate conoscenze e abilità professionali (le licenze da tutte le scuole professionali aventi fine in sé, le quali hanno spesso anche valore di abilitazione all'esercizio della professione relativa). In Italia queste licenze, dopo l'istituzione dell'esame di stato (riforma Gentile), costituiscono soltanto un titolo di accessit all'esame di stato, che solo abilita propriamente all'esercizio professionale.
Circa l'opportunità che gli esami siano sostenuti a intervalli brevi o lunghi, le opinioni sono sempre molto divise. Gli uni temono che la soverchia frequenza degli esami tenda a meccanizzare l'insegnamento, a spogliarlo di quel carattere di disinteressata cultura della mente, senza di cui non esiste vero sapere. Essi chiedono che gli esami, in cui i candidati debbono dar prova della loro maturità, siano pochi, a larghi intervalli, ma molto serî ed estesi a tutti, nessuno escluso. Questo sistema prevale anche in Italia dopo la riforma del 1923. Altri insistono invece sugli ottimi effetti del cimento ripetuto spesso. Si è pure a lungo discusso, se sia preferibile che l'esame venga sostenuto dinnanzi ai proprî insegnanti, che taluni chiamano i giudici naturali dei proprî alunni, o dinnanzi a commissioni estranee o almeno miste. In Italia vige quest'ultimo sistema e con buoni risultati. In sé e per sé naturalmente non ci sono sistemi ottimi. Un sistema è buono quando risponde alle tradizioni culturali e scolastiche del popolo fra cui sorge, quando elimina il maggior numero possibile d'inconvenienti e raggiunge i fini che si propone. Anche in questo caso occorre giudicare storicamente l'istituzione e non già movendo da astratti presupposti.
L'unico punto che non ammetta discussione circa la natura degli esami, perché si fonda sull'intrinseca natura dello spirito e del sapere, si è che l'esame, in nessun caso, può essere ridotto ad un assaggio delle nozioni possedute dall'esaminando. Esso deve esser sempre una prova della maturità complessiva dell'educando, delle sue capacità e delle doti spirituali che la cultura deve avere affinate e rinvigorite.