ERZEGOVINA (A. T., 77-78)
Regione storica della Balcania di NO., oggi compresa nella Iugoslavia. Il nome, che compare la prima volta in uno scritto del voivoda Isabeg del 1 febbraio 1454, deriva dal serbo herceg, duca (e questo a sua volta dall'ungherese herczeg), e corrisponde appieno quindi al tedesco Herzogtum, il "ducato" per eccellenza. Storicamente il paese rimase ben definito in quanto costituiva l'estremo triangolo dei dominî ottomani incuneato fra la Dalmazia veneziana, poi austriaca, e l'irriducibile Montenegro. Per quanto nel corso della sua storia (v. sotto) l'Erzegovina abbia spesso condiviso le sorti della Bosnia (v.), cui fu anche unita amministrativamente, tuttavia ne è ben distinta fisicamente, in quanto la Bosnia idrograficamente è rivolta al nord, cioè al Danubio, mentre l'Erzegovina coincide quasi completamente con il bacino del Narenta, il maggior fiume il quale tributi all'Adriatico nel lungo litorale dalmatico.
Durante il dominio turco l'Erzegovina costituiva un sangiaccato del vilâyet bosniaco, esteso per circa 16.500 kmq.; dal 1878 al 1918, prima occupata, poi annessa alla duplice monarchia, costituì un distretto con capoluogo Mostar, esteso per 9119 kmq. L'Erzegovina si affacciava al mare per brevissimo tratto in quel di Neum e più al sud presso Sutorina; per circa 200 km. il suo confine occidentale correva a più o meno breve distanza dall'Adriatico su dossi collinosi, spartiacque fra i bacini interni e i brevi torrenti costieri di risorgiva carsica; all'oriente il confine si appoggiava a rilievi di notevole altezza; al nord infine il limite correva tortuoso, corrispondendo all'incirca allo spartiacque fra Narenta e Drina da una parte, Narenta e Vrbas dall'altra.
Il paese è tutto di assai tormentato rilievo, quantunque si possa dire, in complesso, che le maggiori elevazioni e le più aspramente plasmate dorsali si allineino in una fascia che segue il confine settentrionale, appoggiandosi per così dire al Čvrsnica Planina (2228 m.) a No. e al Maglić (2387 m.) a SE., mentre, via via che si scende verso S., il paesaggio digrada in una serie di forme appianate, entro le quali il carsismo presenta con sempre maggiore diffusione tutta la ricchezza dei suoi aspetti particolari, come conche o polje (se ne calcolano una cinquantina, di cui 17 per un 957 kmq. vanno periodicamente sommerse), fiumi interrotti, laghi, caverne, ecc. In questo paesaggio Narenta e Trebinjčica si fanno strada, con profonde incisioni.
Geologicamente l'Erzegovina, in contrasto con la varietà che si riscontra nella Bosnia, è caratterizzata dal prevalere delle formazioni calcaree del Cretacico. Al nord, nelle maggiori elevazioni, emergono ancora Giurassico e Triassico, ma specialmente nel centro e nel sud soltanto rare placche di deposizioni terziarie entro gli affossamenti disposti in senso parallelo alla costa portano una nota varia. Il Quaternario poi è limitato ai banchi lungo il Narenta e ai riempimenti di terre rosse nelle conche carsiche. Anche la tettonica è quindi abbastanza semplice, fondata com'è essenzialmente sul propagarsi, sin qui e oltre, delle pieghe dinariche.
Idrograficamente il bacino principale è, come si è detto, quello del Narenta (233 km. di corso) con i suoi affluenti, alcuni dei quali per tratto più o meno lungo hanno corso sotterraneo; più a SE. è il minor bacino chiuso della Trebiničica. Nota caratteristica costituiscono pure i laghi, fra i quali il Blidinje a NO. presso il Čvrsnica Planina, il grande stagno di Mostar, il Deransko Jezero non lontano da Metkovié.
Il clima, per quanto contrasti vivamente con quello tipicamente continentale della Bosnia, non si accosta neppure molto a quello della Dalmazia, che favorevolmente influisce su di esso specie nella valle del Narenta. A Mostar (64 m. s. m.) si ha temperatura di quasi 5° a gennaio e di oltre 27° a luglio. La piovosità è assai maggiore che non nella Bosnia: a Mostar 1120 mm. annui, nelle zone più alte anche oltre 1800 mm.; la maggior quantità cade in autunno, con minimi in estate. Venti dominanti sono la bora, secca e fredda, e lo scirocco, caldo e apportatore di piogge.
Di conseguenza l'Erzegovina costituisce anche zona di transizione fra la regione floristica dalmata e quella balcanica o dinarica interna: in complesso è paese povero di mantello vegetale, ma accanto ai boschi che ammantano i dossi più elevati, accanto ai pascoli e alle macchie povere dei piani carsici, si possono vedere prosperi il fico, l'olivo e la vite dei più tipici paesi mediterranei.
La popolazione del distretto di Mostar era alla fine del secolo scorso di 220.000 individui, di cui 56.000 si professavano musulmani, 75.000 ortodossi, 88.000 cattolici. Di stirpe slava quasi tutti, il nucleo principale poteva dirsi serbo, con larghe infiltrazioni di Croati alla destra del Narenta e presso il mare. Nel primo censimento iugoslavo (1921) il distretto stesso appariva un po' più esteso (9139 kmq.) e contava 265.330 ab., con un aumento del 20%. Ma questo si distribuisce in modo diverso secondo le confessioni: nel 1921 i musulmani sono 61.242, gli ortodossi invece 89.441 e i cattolici 113.933. La densità complessiva è di 29 abitanti per kmq.
L'economia si fonda anzitutto sullo sfruttamento dei boschi e sull'agricoltura, in secondo luogo sull'allevamento. Colture preferite e massimamente redditizie quelle dei cereali (mais) e del tabacco, assai apprezzato anche all'estero, e poi - nelle plaghe adatte - vite, olivo, alberi da frutta. Animali allevati con maggiore intensità e profitto sono gli ovini, facendosi pure notevole esportazione di lana e pellami. Dati statistici è difficile averne, perché sino al 1929 essi si riferiscono globalmente a Bosnia ed Erzegovina e dopo quest'anno alle nuove ripartizioni amministrative. Le industrie sono ancora poco sviluppate, e scarse ancora sono le comunicazioni, benché la regione sia attraversata sin dalla fine del secolo scorso dalla ferrovia a scartamento ridotto, detta appunto del Narenta, che da Sarajevo per Mostar scende a Metković e a Gravosa, con un braccio verso Trebinje. Discreta è la viabilità ordinaria, per l'opera dell'amministrazione austro-ungherese, condotta tuttavia a fini strategici.
Centro principale, capoluogo storico della regione è Mostar (v.), con 18.176 ab. (1921). Altri centri sono Konjic (2310 ab.) nel N., Ljubuški (2655 ab.) a O., Stolac (2675 ab.) a SE. di Mostar e Trebinje (5190 ab.), centro dell'estremo sud. La regione, dal 3 ottobre 1929, è divisa amministrativamente fra il banato del Litorale, di cui forma i circondarî di Konjic, Mostar e Liubuški, e il banato della Zeta, con i circondarî di Nevesinje, Stolac e Ljubinje, il centro di Trebinje restando compreso nel circondario di Ragusa.
Storia. - Anticamente l'Erzegovina aveva fatto parte dell'Illiria e dai Romani era stata aggregata alla provincia di Dalmatia. La venuta degli Slavi, Croati e Serbi, spezzettò il paese. Sorsero così intorno ai centri del Narenta, di Trebinje e di Hum, tre distretti (oblasti) che, nel sec. IX, ebbero i nomi di neretvanska, zahumska e trebinjska e furono detti dai Veneziani e dai cronisti ragusei e dalmati, di Norino, di Zacumia, di Travunia. Prima del 1000 l'Erzegovina era una regione croata, distinta. Dal 1180-1321 stette sotto i Serbi; dal 1322 al 1377 fu sottomessa parte alla Serbia, parte alla Bosnia. Poi passò sotto la signoria, nominale, di Tvrtko di Bosnia, conservando però i suoi signorotti locali. Sandalj Hranjić, granduca di Bosnia, iniziò l'unificazione dell'Erzegovina, che fu compiuta dal nipote, Stefano Vukčić Kosača, che nel 1448 ottenne il feudo col titolo di herceg (duca) di San Sabba.
Nel 1463 l'Erzegovina pagava già un tributo ai Turchi; nel 1483 fu sottomessa da loro completamente nella forma di un sangiaccato speciale, dipendente dal vilâyet della Bosnia. Nel primo tempo della dominazione turca aveva una specie di prefetto a Foča. Dal sec. XVI in poi la sede del governo fu trasportata a Mostar, che divenne la capitale. Il territorio geografico dell'Erzegovina fu ristretto verso occidente dopo la pace di Karlowitz (1699), nella quale i Turchi dovettero cedere alla Dalmazia veneta la foce della Narenta fino a Gabella. Nel 1763 fu unita del tutto alla Bosnia; ne fu di nuovo separata verso la metà del sec. XIX (1832-51), quando ebbe un proprio visir, con sede a Stolac, rimasta fedele ai Turchi in una prima sommossa dei Bosniaci. Nel 1852 e 1857 avvennero le prime insurrezioni, a tendenza cristiana e nazionale, fomentate dal Montenegro. Nel 1865 la Turchia la ridusse a un semplice livà del vilâyet di Bosnia.
Nel 1875 scoppiò quella insurrezione, molto più seria, suscitata dall'Austria e dal Montenegro, che poi si estese alla Bosnia. L'art. 25 del trattato di Berlino del 1878 diede all'Austria il mandato di occupare militarmente l'Erzegovina. Una striscia a mezzogiorno (Nikšić e la Piva) passò al Montenegro, che però nelle lotte successive per l'indipendenza nazionale aspirò a tutta l'Erzegovina. Allorché l'Austria volle introdurvi nel 1881 il servizio militare obbligatorio, scoppiò una rivoluzione che fu sedata con le armi (1882). Il 7 ottobre 1908 l'Austria-Ungheria proclamò l'annessione definitiva oltre che della Bosnia anche dell'Erzegovina.
Nella guerra mondiale i reggimenti erzegovesi si batterono fedelmente per l'Austria dappertutto, specie al nostro fronte dell'Isonzo. Col trattato di S. Germano del 1919 l'Erzegovina venne a far parte del nuovo regno dei Serbi, Croati e Sloveni. Nell'ordinamento amministrativo dei primi anni, l'Erzegovina continuò a formare una provincia (oblast) indipendente, col suo nome storico; dopo la nuova suddivisione in 9 banati, fu divisa in due parti: la metà occidentale fu assegnata al Banato del Litorale (Primorska banovina = Dalmazia); l'orientale al Banato della zeta (Montenegro).
Bibl.: v. bosnia.