Vedi ERYTHRAE dell'anno: 1973 - 1994
ERYTHRAE (᾿Ερυϑραί, Erythrae)
Città della dodecapoli ionica (Herod., i, 142), nella costa occidentale della penisola di Mimas, fondata secondo la tradizione ad opera dei Cretesi: il nome dell'ecista, Eritro figlio di Radamante, è tramandato da Diodoro (v, 79) e da Pausania (viii, 3, 4).
La notizia di Strabone (ix, 404), secondo cui E. sarebbe stata fondazione di Eretria in Beozia, non è verosimile, tanto più che in xiv, 633, lo stesso autore attribuisce la ktìsis della città a Cnopo. Sempre secondo Pausania, la città sarebbe stata abitata, oltre che da Cretesi, da Carî, Pamphilî e Licî. Più tardi Cnopo, figlio di Crodo di Atene, vi avrebbe portato un nucleo di Ioni e la città si sarebbe chiamata Κνωπούπολις. Alla monarchia, mantenutasi nella discendenza di Crodo, successe un'oligarchia aristocratica e quindi la democrazia (Arist., Pol., viii, 1305, b). Sotto Lidî e Persiani, nel VI sec., prese parte all'insurrezione ionica del 499. Membro della lega delio-attica del 478, ne uscì nel 473, per allearsi nuovamente con Atene nel 394. Dichiarata esente da tributi da Alessandro Magno, E. serbò per tutto il periodo ellenistico questa sua autonomia, successivamente confermata anche da Roma. Lucio Vero - durante le guerre pontiche - venne festeggiato come νέος ᾿Εριϑρός. Egli fece restaurare la grotta della sibilla Erophile sulle pendici orientali dell'acropoli. In età bizantina venne costruita una fortificazione sul lato S dell'acropoli. La città venne abbandonata nel tardo Medioevo.
L'antico porto era situato a SO dell'acropoli. Le mura di età ellenistica, che limitavano il porto a N e a S, sono ricostruibili in tutto il loro percorso (4 km). In alcuni punti sono relativamente ben conservate: sono costituite in generale da blocchi trachitici (in alcuni punti da calcare) con un nucleo interno di frammenti di pietre, tenute insieme da terriccio. La larghezza delle mura sul lato S è di m 4,80. La porta principale della città era con ogni probabilità sul lato NE, in direzione cioè di Clazomene, l'unico e precario collegamento di E. con l'entroterra. L'acropoli di E. è sicuramente localizzabile su una collina al centro della città rispetto alle mura ellenistiche, con ripido pendio verso SE, mentre verso il mare scendeva con andamento pianeggiante. I pochi blocchi ai piedi della collina dell'acropoli e sulle pendici occidentali, non ci permettono di riconoscere una fortificazione intorno ad essa, che peraltro sembra menzionata in un iscrizione del IV sec. (Mous., ii, 2, 1878, 58, n. 139).
Il teatro era situato sulle pendici nord-occidentali dell'acropoli: la cavea, ricavata dalla roccia trachitica, era orientata a N. Sono ricostruibili sette κερκίδες con due διαζώματα; della scena resta solamente un tratto del muro esterno. I santuarî principali della città erano l'Herakleion e l'Athenaion. Essi sono ricordati da Pausania (vii, 5, 4-9) ed attestati da numerose iscrizioni. L'Athenaion era molto verosimilmente sull'acropoli e va con ogni probabilità identificato con ᾿Αϑηνᾶς Πολιάδος ναός di Pausania (vii, 5, 4), con un simulacro in legno della dea seduta su un trono. Dall'esecuzione tecnica e dal fatto che Endoios aveva scolpito le statue delle Cariti e Horai, fuori dal tempio, Pausania conclude che anche questa statua era del medesimo scultore. L'Herakleion non è localizzabile con precisione. Per alcuni studiosi era presso le sorgenti del fiume Aleon, come testimonierebbero effettivamente le fondazioni di un edificio, nicchie votive nella roccia a S e resti architettonici provenienti pure da questa zona (Hamilton); per il Weber però questi elementi architettonici apparterrebbero al II sec. a. C., quindi sarebbero troppo recenti per appartenere all'Herakleion. Egli pensa che fosse situato ad O dell'acropoli, dove sono stati rinvenuti rocchi di colonne senza scanalatura. L'agorà è secondo il Weber, presso l'odierno villaggio di Lythri. Molto più probabilinente (Philippson) va collocata accanto all'odierna foce del Tschai (Aleon), cioè nei pressi dell'antico porto. Un acquedotto bizantino si trova nell'angolo sud-occidentale del muro di cinta.
Recentemente si è intrapreso lo scavo di un deposito votivo rinvenuto nella parte più alta dell'acropoli: esso costituisce probabilmente il materiale votivo del tempio distrutto dai Persiani intorno al 540: esso contiene infatti materiale databile tra il 670 e il 540. Vanno ricordate - tra il materiale - numerose statuette di tipo cipriota, terrecotte del primo e medio VII sec. a. C., simili a tipi di Samo e Creta, avorî, vasi protocorinzi e corinzî e, notevole, una kòre ionica acefala, databile intorno al 560 e un'òlpe in molti frammenti, del Pittore dell'Olpe Chigi.
Bibl.: G. Weber, Erythrai, in Ath. Mitt., XXVI, 1901, pp. 103 ss.; A. Philippson, in Pauly-Wissowa, VI, i, 1909, c. 575 ss.; J. Keil, Forschungen in der Erythraia, I, in Oesterr. Jahresh., XIII, 1910, pp. 7 ss. (iscrizioni); II, ibid., XV, 1915, p. 49 ss. Per il decreto ateniese di E.: Studi classici ed orientali, XVI, 1967, p. 359 ss. Sugli scavi dell'acropoli: Am. Journ. Arch., 1965, p. 147; ibid., 70, 1966, p. 157; ibid., 1967, p. 169.