GOFFMAN, Erving
Sociologo canadese, nato a Manville l'11 giugno 1922, morto a Filadelfia il 19 novembre 1982. Laureato in sociologia, conseguì il dottorato all'università di Chicago (1953). Dopo un breve periodo d'insegnamento per il National Institute of Mental Health a Bethesda e a Washington, si trasferì all'università di Berkeley, dove nel 1962 gli venne conferita la cattedra di Sociologia, e quindi, nel 1968, all'università di Filadelfia, presso il dipartimento di Antropologia e Sociologia. Presidente dell'American Sociological Association (1981-82), G. ha ricevuto nel 1979 il premio internazionale per la comunicazione e il premio Mead-Cooley.
Abitualmente contraddistinta in due fasi di ricerca − di cui la prima centrata su The presentation of self in everyday life (1959, trad. it., La vita quotidiana come rappresentazione, 19862) e la seconda su Frame analysis: an essay on the organization of experience (1974) −, la sociologia di G. si caratterizza per la costruzione del modello di ''interazione rituale''. Avvalendosi di un ''modello teatrale'', da cui, appunto, deriva la ''ritualità'' delle pratiche interattive, G. individua e analizza i processi di costruzione del mondo e del ruolo in esso svolto dall'individuo. In tali processi, sempre molteplici e differenziati, l'individuo riveste contemporaneamente il ruolo di attore ("un affaticato fabbricante d'impressioni, immerso nel fin troppo umano compito di mettere in scena una rappresentazione") e quello di personaggio ("una figura per definizione dotata di carattere positivo, il cui spirito, forza e altre qualità eccezionali debbono essere evocati dalla rappresentazione"). Entrambi, pur sempre "personaggi − fondamentalmente − di ordine diverso", sono reciprocamente fungibili, in quanto acquistano significato nei termini dello spettacolo che dev'essere inscenato. Nel modello dell'interazione proposto da G., in sostanza, non vi è mai la possibilità di ''essere al di fuori della scena'', anche quando riteniamo di ''recitare'' una parte assolutamente ''spontanea'' e ''sincera'': il ''potente'' imperativo nietzsciano "diventa ciò che sei" viene scambiato (nella vita quotidiana della società complessa) in un ''equivoco'' alternarsi di modalità esistenziali: "non puoi essere altro che ciò che fingi di essere".
Tra le altre, numerose, opere di G. si segnalano: Asylums (1961; trad. it., 1968, 19723); Encounters: two studies in the sociology of interaction (1961; trad. it., Espressione e identità, 1979); Stigma (1961; trad. it., 1970); Behavior in public places (1963; trad. it., 1971); Interaction ritual: essays on face-to-face behavior (1967; trad. it., 1988, già in Modelli di interazione, 1971); Strategic interaction (1969; trad. it., 1988, già in Modelli di interazione, cit.); Relations in public: microstudies of the public order (1971, 19822; trad. it., 1981); Forms of talk (1981; trad. it., 1987).