CERVI, Ersilde
Nata a Reno Centese (Ferrara) il 24 apr. 1883 da Vittorio, piccolo proprietario terriero, e da Eugenia Baruffaldi, fu iscritta nei registri anagrafici di Finale Emilia in provincia di Ferrara, comune dal quale Reno Centese dipendeva e dipende tuttora. Ben presto cominciò a mettere in evidenza doti canore, di un certo rilievo. Giunta ai diciotto anni, iniziò studi di canto regolari, dapprima privatamente e subito dopo presso l'istituto musicale Girolamo Frescobaldi di Ferrara (oggi conservatorio), sotto la guida di Elisa Donzelli Stefanini.
Il debutto avvenne nel 1903 con La bohème di G. Puccini, dopo nemmeno due anni di studio, in seguito al successo ottenuto in un concerto di dilettanti: ascoltata da un impresario, la C. si vide proporre la partecipazione a un giro di spettacoli nella provincia ferrarese e sotto la guida musicale del direttore d'orchestra Gino Neri, allora anche lui alle prime esperienze. La bohème, eseguita all'inizio dell'estate a Cesenatico, fu portata a Finale Emilia, Cento e forse anche a Bondeno. In quella stagione la C. partecipò a una rappresentazione di Manon di J. Massenet con V. Bellatti e F. Federici, sempre con la direzione di Gino Neri, con esito generale piuttosto mediocre. Nei confronti della C. ci dovette essere però una nota positiva, perché è proprio da questo giro in provincia che iniziò la sua carriera: nel 1904 - probabilmente nella stessa stagione di carnevale - si presentò ancora ne La bohème al teatro Ristori di Verona, a Vittorio e, forse, in Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni a Chioggia; nell'inverno varcò per la prima volta l'oceano recandosi a Rio de Janeiro per la prima rappresentazione dell'opera Cristo alle feste di Purim di G. Giannetti.
Cominciò da questo momento a calcare palcoscenici sempre più importanti: nel 1905 fu al teatro Verdi di Firenze con Guglielmo Tell di G. Rossini; al Vittorio Emanuele di Torino con Il Guarany di A. C. Gomes e ancora con Cristo alle feste di Purim, diretta dall'autore; nel 1906 cantò al Comunale di Trieste in Giovanni Gallurese di I. Montemezzi e nella prima rappresentazione di Medea di V. Tommasini nella parte di Creusa. Nello stesso anno a San Martino la C. sposò Luigi Caroli, ebbe una figlia, Elena, e spostò il suo domicilio in un appartamento di corso Buenos Aires a Milano: qui debuttò alla Scala la sera del 19 dicembre nel ruolo di Micaela nella Carmen di G. Bizet, a fianco di M. Gay, G. Zenatello e G. De Luca; vi si ripresentò nel marzo del seguente anno 1907 in due rappresentazioni di Orfeo ed Euridice di C. W. Gluck, dirette da A. Toscanini, per una edizione che concludeva il primo atto dell'opera con una romanza tratta dall'Alceste dello stesso Gluck.
Sempre nel maggio 1907 la C. fu impegnata al teatro Vittorio Emanuele di Torino in Giovanni Gallurese,Faust di C. Gounod, ancora Cristo alle feste di Purim diretta dall'autore e un'altra opera nuova, L'espiazione di A. Peri; nell'anno seguente (1908) cantò al Comunale di Trieste la parte di Eva ne I maestri cantori di Norimberga di R. Wagner con un eccezionale complesso che comprendeva il tenore José Palet, il baritono F. M. Bonini, il basso A. Masini-Pieralli e soprattutto la bacchetta di L. Mancinelli. Tra Pola e il politeama Rossetti di Trieste eseguì anche La Wally di A. Catalani e Nozze istriane di A. Smareglia, ottenendo successi particolarmente significativi, poiché proprio con queste due opere il suo repertorio cominciò ad assumere un carattere definitivo.
Orientata decisamente verso la giovane scuola verista nella quale trovavano corrispondenza perfetta le sue particolari doti di recitazione e una natura estroversa e appassionata seppur non passionale, la C. aveva però la capacità innata di sapersi mantenere sul filo di una recitazione sempre tesa, ma mai esageratamente o artatamente accentuata oppure alla ricerca del facile e plateale effetto. Era inoltre sostenuta da un aspetto fisico "innamorante ... e ... tipico del suo tempo" (A. Toni, in La Notte, 9 dic. 1964); la naturale bellezza della sua voce, di puro stampo lirico e guidata da una tecnica ragguardevole, definiva una certa "trasparenza" dei suoi personaggi, creature di un particolare mondo musicale pur sempre fantasioso.
A proposito de La Wally (che cantò tra l'altro anche al teatro Costanzi di Roma, al Massimo di Palermo e poi a Torino, Rio de Janeiro, Buenos Aires e Lisbona) la critica unanime rivelò come la vastissima gamma delle possibilità sceniche della C. si esplicasse al completo per rendere tutte le sfaccettature del carattere della sfortunata fanciulla, ottenendo in definitiva la più completa ed affascinante Wally che si ricordi.
Ora la critica musicale e teatrale - che già da tempo seguiva l'evolversi delle sue intenzioni interpretative al servizio della giovane scuola - parlava di lei con termini scontati, ed essa cominciò ad essere considerata dagli impresari teatrali come una primadonna dal nome di sicuro affidamento intorno al quale poteva essere "costruito" uno spettacolo e poteva ruotare un intero complesso artistico.
Nel 1909 tornò alla Scala per alcune rappresentazioni di Manon Lescaut di G. Puccini dirette da E. Vitale, accanto al tenore A. Bassi ed al baritono R. Stracciari: queste furono comunque le sue ultime presenze nel teatro milanese. Il 18 ottobre eseguì Madama Butterfly di G. Puccini a Trieste, ove l'opera non era mai stata rappresentata: la estrema cura messa nella realizzazione della partitura dal direttore G. Armani e la perfetta aderenza della cantante al nuovo personaggio le valsero un vero e proprio trionfo ("Incerta fra la desolazione e la speranza, la figura di Butterfly viene portata dalla C. con varietà delicata e intima ... per la C. fu un successo di crescente interesse, perché con tanta drammaticità alternò la grazia infantile del sorriso e le lagrime desolate": G. G. Manzutti, in L'Indipendente, 19-20 ott. 1909).
Che il personaggio della creatura pucciniana fosse connaturale alle risorse sceniche e vocali della C. lo attestano ancora gli esiti delle rappresentazioni date a Firenze due anni dopo (prima esecuzione in quella città) e, naturalmente, le lettere e le fotografie che Puccini stesso le dedicò e che attualmente si possono vedere nella villa-museo di Torre del Lago Puccini: si consideri inoltre che l'opera rimase nel repertorio della cantante sino alla fine della sua carriera.
Nel 1910 la C. eseguì in vari teatri italiai Manon,Werther e La traviata, ma soprattutto Wally,Nozze istriane e la già citata Madama Butterfly, a dimostrazione del fatto che se da una parte era ormai considerata una delle vessillifere del verismo e delle nuove tendenze melodrammatiche pure sapeva sempre accostarsi al limite imposto alla sua voce dalla natura lirica senza mai superarlo. Del resto, proprio in virtù di questa sua capacità la C. potè continuare a cantare opere come Faust,Erodiade e Thaïs (tutte a Lisbona nelle stagioni di carnevale e quaresima del 1911), Mefistofele (Rio de Janeiro e San Paolo, 1912), Mignon (conservatorio di Pietroburgo, 1913) e Falstaff (al teatro Regio di Parma, nel 1913, col famoso complesso diretto da A. Toscanini e comprendente i nomi di Marie Delna, Flora Perini, Mario Sammarco, Ernesto Badini e Andrea Perello de Segurola): e ancora nel 1914 cantò con grande successo La traviata a Pietroburgo, forse al conservatorio.
Alla fine dell'anno precedente e certamente all'inizio del giro artistico che si concluse con La traviata di Pietroburgo, fu a Varsavia ove, al teatro Imperiale, destò in Tosca gli entusiasmi concordi del pubblico e della critica: le sue capacità scenico-interpretative avevano ormai raggiunto un vertice assoluto, tanto che Warszawska myst (Il pensiero di Varsavia) ne scrisse in termini entusiastici.
La C. attraversava il suo momento artisticamente più fortunato e completo: pur avendo completamente rinunciato alle tournées all'estero e al contrario di quanto stava per avvenire dopo la fine della grande guerra (quando cioè il suo nome fu quasi sempre l'unico di spicco nei cartelloni) ora aveva la possibilità di cantare in complessi artistici importanti, e sotto la guida dei più grandi direttori d'orchestra, da Gui a Mugnone, da Vitale a Vigna: nel 1914, 1915 e 1916 fu al teatro S. Carlo di Napoli per cantare le opere più rappresentative del suo repertorio: Madama Butterfly,Tosca,La bohème e ancora Louise di G. Charpentier (con G. Zinetti, A. Pertile, E. Giraldoni) e soprattutto Manon Lescaut di Puccini e Manon di Massenet (eseguita quest'ultima in due stagioni al fianco di T. Schipa) stupendamente evidenziate nelle diverse concezioni musicali e nelle relative realizzazioni sceniche.
La guerra mondiale pose poi fine a tutto questo: nel 1917 e nel 1918 la sua attività fu quasi completamente sospesa, delimitata a qualche concerto dato nella villa di Verona ove risiedette in quel periodo, a beneficio di soldati e vittime del conflitto. Nel 1919 tornò a Milano, ove presentò l'opera nuova di R. Bossi Passa la ronda, poi a Firenze (teatro alla Pergola) nella pucciniana Suor Angelica al fianco di E. Casazza nel ruolo della principessa, e a Torino (politeama Chiarella) nella Madame Sans-Gêne di U. Giordano. Nel 1920 eseguì al teatro Paganini di Genova Fedora, altra opera di U. Giordano: come dieci anni prima per La Wally, ne fece una creazione tutta personale, riconosciuta ed apprezzata dai critici e dallo stesso compositore. In questo stesso anno fu anche la prima a portare a Brescia (tre anni dopo la prima assoluta) Lodoletta di P. Mascagni: la critica ritrovò ancora intatta la sua vocalità, tanto da attribuire all'esecuzione della C. il successo della serata piuttosto che all'opera stessa, giudicata piena di squilibri.
Tre anni più tardi a Napoli cantò Adriana Lecouvreur, alla presenza dell'autore F. Cilea e sotto, la direzione di Tullio Serafin: un altro importante personaggio, e un altro trionfo, ma ancora una volta un ruolo del quale evidenziava le caratteristiche sceniche rispetto a quelle vocali. Tuttavia da questo momento la sua voce cominciò ad avvertire una certa stanchezza e per la stessa opera nella stagione seguente al Dal Verme di Milano il critico de La Sera il 4 sett. 1924 scrisse: "L'attrice talvolta supera la cantatrice, e in quei momenti l'intonazione ne soffre qualche scalfittura"; tra l'altro dopo la parentesi bellica non cantò più regolarmente opere come Manon (soltanto nel 1919), La bohème,La traviata sostituite da Risurrezione di F. Alfano, Fedora e Adriana Lecouvreur, benché la costante presenza di Madama Butterfly la tenne sempre legata a quel filone pucciniano del quale prima del 1916 fu una delle più autorevoli rappresentanti.
La sua carriera, ormai poggiata sui personaggi veristi di soda consistenza scenica, proseguì fino al 28 febbr. 1932, quando diede l'addio al palcoscenico con Werther (da lei cantato solo in altre due occasioni, nel 1910 e nel 1928): ritiratasi dalle scene, si dedicò all'insegnamento del canto. Chiamata nel 1947 al teatro Comunale di Firenze per insegnarvi arte scenica al posto di Giulia Tess, vi rimase fino al 1953.
A Ferrara visse gli ultimi due anni della sua vita immobilizzata per la frattura di un femore: colpita da trombosi, morì nella sua casa di vicolo del Gregorio il 1ºdicembre del 1964.
Nel corso della carriera ebbe in repertorio trentanove opere di ventisette autori, con preferenza spiccata per Puccini e Massenet. Tra il 1904 e il 1924 prese parte alle prime rappresentazioni delle seguenti sette opere nuove, tutte di autori italiani: Cristo alle feste di Purim di G. Giannetti (Rio de Janeiro 1904); Medea di V. Tommasini (Trieste 1906); L'espiazione di A. Peri (Torino 1907); Passa la ronda di R. Bossi (Milano 1919); Shanda di F. Lattuada (Genova 1924); Anna Karenina di I. Robbiani (Roma 1924); Maria di Magdala di A. Pedrollo (Milano 1924).
Nel 1907, 1909e 1910 registrò a Milano per la Società italiana di fonotipia alcuni brani del suo repertorio, ma solo sei furono posti in commercio.
Fonti e Bibl.: Notizie documentarie tratte da quotidiani e period. sono state fornite dalla famiglia. Necrol. in La Notte, 9 dic. 1964; Carteggi pucciniani, a cura di E. Gara, Milano 1958, pp. 614-617; G. Puccini, a cura di C. Sartori, Milano 1959, pp. 228, 234; P. Mascagni, a cura di M. Morini, II, Milano 1964, pp. 247 s.; C. Gatti, Il teatro alla Scala nella storia e nell'arte, II, Cronologia, Milano 1964, pp. 69 s.; D. Rubboli, Le voci raccontate, Bologna 1977, pp. 87, 94; G. Botteri-V. Levi, Il Politeama Rossetti, Trieste 1977. pp. 112 s.; Enc. d. Spett..., III, coll. 455 s.