ERPETE (dal gr. ἕρπης; lat. herpes)
Parola anticamente usata per indicare affezioni cutanee varie, specialmente ereditarie, non contagiose, ostinate, pruriginose, ad andamento serpiginoso. R. Willan circoscrisse la denominazione a forme vescicolari, e come tale è rimasta comprendendo però dermatosi etiologicamente molto differenti. In passato s'ammetteva l'esistenza d'uno stato costituzionale, congenito o acquisito, legato verosimilmente al ricambio e caratterizzato dalla comparsa di manifestazioni cutanee varie, in maniera continua o intermittente, concomitante o alternata da altre manifestazioni viscerali. Alla luce della scienza odierna tale stato non è più ammissibile. La parola erpete è poi passata a indicare forme diverse d'altra natura, tolte le quali rimangono due grandi gruppi d'affezioni cutanee a carattere erpetico:
1. Erpete semplice o febbrile, o febbre erpetica, erpete catarrale, erpete circoscritto ecc., eruzione cutanea caratterizzata dalla comparsa simultanea di vescicole aggruppate, in numero vario, isolate o più spesso confluenti, a contenuto chiaro poi torbido, che scompaiono senza lasciar cicatrice, nello spazio di 8-10 giorni. A differenza dello zoster esso ha grande tendenza alle recidive (erpete recidivante), e, rispetto alla topografia, non ha rapporti con territorî nervosi, ma si localizza di predilezione in determinate regioni che si possono cosi aggruppare: a) erpete cefalico (erpete febbrile facciale, labiale [olophlyctis labialis di J. L. Alibert], boccale, linguale, ecc.), oftalmico (palpebrale, congiuntivale, corneale), che compare sovente nel corso di malattie infettive; b) erpete genitale o progenitale (erpeie prepuziale, vulvare, ecc., olophlyctis progenitalis (di J. L. Alibert), herpes pseudosyphilis (di C. H. Fuchs), manifestantesi in condizioni varie, talora anche semplicememe fisiologiche (atto sessuale nell'uomo, mestruazioni nella donna: erpete catameniale), occupando nell'uomo il segmento interno del prepuzio, o il glande, più di rado il solco balanico, nella donna la vulva, molto più raramente la mucosa della vagina e del collo uterino.
L'etiopatogenesi dell'erpete febbrile è stata bene studiata in questi ultimi anni: è noto da tempo che come causa occasionale può influire il trauma (erpete della vulva dopo la deflorazione, erpete postoperativo della bocca, erpete prepuziale susseguente a coito), e che molte forme compaiono in occasione di malattie infettive o d'uno stato febbrile semplice (febbre erpetica); ma solo ricerche recenti hanno potuto stabilire la trasmissibilità sperimentale dell'infezione erpetica all'uomo, la sua autoinoculabilità, l'unità e il carattere filtrabile del virus erpetico, il suo potere patogeno verso gli animali da esperimento, per cui non s0lo nella cornea del coniglio provoca lesioni a carattere erpetico, ma è patogeno anche per altri animali, produce con le iniezioni intracraniche un'affezione morbosa grave nel coniglio avente il quadro di un'encefalite simile a quella letargica. Resta quindi molto verosimile l'ipotesi che se non identici, molto affini siano i due virus dell'encefalite letargica e della febbre erpetica, ipotesi che il coraggioso esperimento autoinoculativo d'un medico berlinese, lo Schnabel, tende a confermare in modo definitivo. La cura delle varie eruzioni erpetiche è più che altro sintomatica, e va eseguita con topici locali calmanti e cicatrizzanti, e con appropriato trattamento dello stato generale concomitante.
2. Erpete zoster (lat. herpes zoster, zona, cingulum; ignis sacer); comunemente detto fuoco sacro, fuoco di Sant'Antonio (fr. feu sacré, ceinturon sacré, sangle ecc.; ted. Gürtelrose, Gürtelflechte, Gürtelausschlag, ecc.; ingl. shingles) malattia cutanea ben nota ai Greci e ai Romani, di cui la prima descrizione esatta fu data da G.B. Borsieri (1780), caratterizzata dalla comparsa di gruppi di vescicole, localizzate per lo più a un sol lato del corpo, su zone cutanee rapportabili a territorî nervosi, ad apparizione subitanea, talvolta preceduta da prodromi, a decorso pseudoesantematico, che lascia per lo più immunità permanente. Spesso s'hanno in concomitanza dolori nevralgici che talvolta persistono a lungo dopo la scomparsa dell'esantema. Nella parte malata si ha senso di bruciore intenso. Possono aversi anche fenomeni generali, malessere, febbre (febbre zoster). La malattia, la cui causa precisa è sconosciuta, si manifesta in concomitanza ora a infezioni gravi, ora a intossicazioni (zoster arsenicale), talvolta in seguito a traumatismi; è stata rilevata la contemporanea comparsa d'epidemie di varicella. Si hanno quasi sempre lesioni ai ganglî nervosi. Si cura con calmanti locali, topici cicatrizzanti delle erosioni e ulcerazioni residuali, calmanti generali e antireumatici.