POZZI, Ernesto
POZZI, Ernesto. – Nacque ad Acquate, oggi nel Comune di Lecco, il 9 luglio 1843 da Domenico e da Margherita Pensa.
Dopo aver frequentato per quattro anni il seminario di S. Pietro in Barlassina, entrò in un collegio laico, da cui fuggì tentando senza successo di arruolarsi con Giuseppe Garibaldi nella guerra del 1859. Si iscrisse dunque a Milano al liceo Cesare Beccaria e fu tra i non pochi giovanissimi che nella primavera del 1860 abbandonarono gli studi per unirsi all’impresa garibaldina: respinto per la sua età, non poté raggiungere il Sud tra i Mille di Marsala. Mentendo sulla data di nascita, riuscì tuttavia ad approdare in Sicilia nel giugno del 1860 con la seconda spedizione, guidata da Giacomo Medici. In luglio prese parte alla battaglia di Milazzo e in autunno all’assedio di Capua, ottenendo alla fine della campagna il grado di sergente. Tornato in Lombardia, concluse gli studi liceali al Parini di Milano e si iscrisse in seguito alla facoltà di legge, dapprima a Torino, poi a Genova, quindi a Pisa, dove si laureò.
Gli interessi e le passioni lo indirizzavano però verso la politica, il giornalismo, la scrittura: nel 1866, a Firenze, consolidò i suoi rapporti con Luigi Castellazzo, Francesco Dall’Ongaro, Alberto Mario, esponenti di primo piano di quei gruppi garibaldini che, pur mantenendo le proprie convinzioni repubblicane, rivendicavano una crescente autonomia dal pensiero mazziniano. Sempre nel 1866 Pozzi tornò a imbracciare le armi agli ordini di Garibaldi nella terza guerra d’indipendenza, come sottotenente del 2° reggimento del Corpo volontari italiani, comandando le compagnie al fuoco negli scontri attorno al lago di Ledro. Questa seconda esperienza sul campo di battaglia, che condivise con il fratello diciassettenne Giovanni, gli ispirò la stesura de I martiri del 1866. Il maggiore Agostino Lombardi, pubblicato a Milano nel 1867. In quello stesso anno vestì di nuovo la camicia rossa nell’iniziativa garibaldina nell’Agro romano, che mirava ad abbattere il regime pontificio e a unire Roma allo Stato italiano. Ebbe il comando di una compagnia alla vigilia della battaglia di Mentana, ai cui scontri prese parte il 3 novembre 1867. Anche in questo caso dedicò alla vicenda uno scritto, Mentana e il dito di Dio, che pubblicò tuttavia solo vent’anni più tardi (Milano 1887).
Dopo la sfortunata campagna garibaldina si stabilì a Genova, dove diresse, fra il 1868 e il 1870, il giornale repubblicano Il Dovere. Nel 1869, anno di grandi tensioni politico-sociali che si espressero soprattutto nei moti del macinato, venne arrestato assieme ad altri garibaldini con l’accusa di cospirazione contro la monarchia per istituire un regime repubblicano. Un’ordinanza di non luogo a procedere pose fine ai suoi tre mesi di detenzione nelle carceri genovesi, cui dedicò lo scritto Un’estate in Sant’Andrea. Diario d’un prigioniero politico, pubblicato a Lodi nel 1872.
La Genova in cui Pozzi operava si caratterizzava in quegli anni – nei giornali, nelle società operaie, nelle associazioni politiche – per una certa promiscuità fra repubblicani, radicali, internazionalisti. Nel 1869 fu eletto nel consolato della Consociazione operaia cittadina il mantovano Osvaldo Gnocchi Viani, figura di spicco del socialismo italiano delle origini, capace in quelle fasi di condizionare anche l’orientamento del Dovere, la testata diretta da Pozzi, che proprio assieme al socialista lombardo valicò le Alpi nel 1870, al seguito di Garibaldi, per sostenere la Francia nella guerra contro i prussiani, dopo la caduta di Napoleone III. Nel novembre del 1870 Pozzi combatté sotto Digione con il grado di capitano; dopo la battaglia di Prauthoy, nel gennaio 1871, fu promosso al grado di maggiore e proposto per la decorazione della Legion d’onore.
Nel 1871, al ritorno dalla Francia, entrò a far parte del consiglio di vigilanza al XII Congresso delle Società operaie italiane e si vide confermare questo ruolo al congresso successivo, nel 1874. Nel frattempo la morte del fratello avvocato lo aveva indotto a tornare a Lecco e a rilevarne il fiorente studio legale.
Per questa ragione, a partire dagli anni Settanta, dopo la sua ultima esperienza garibaldina in Francia, l’attività politica e giornalistica di Pozzi si svolse prevalentemente in ambito lombardo, anche se non mancò di viaggiare per l’Europa e di visitare nel 1873 l’Esposizione universale di Vienna. Ne trasse la sollecitazione per scrivere dei luoghi percorsi e delle figure conosciute nella sua vita: nacquero così Biografie e paesaggi e Una corsa per l’Europa, pubblicati a Lecco rispettivamente nel 1874 e nel 1876, che gli valsero l’apprezzamento di Luigi Settembrini.
Nel 1879 fu tra i fondatori della Consociazione repubblicana lombarda; negli anni successivi fu attivo nel mutualismo operaio e diede il suo contributo alla mobilitazione per il suffragio universale (maschile) e ai tentativi di unire le forze della Sinistra di orientamento repubblicano, democratico e radicale. Tuttavia, dopo il ritorno a Lecco, il suo impegno politico diretto si espresse prevalentemente nella partecipazione alle amministrazioni del Comune di Acquate e della Provincia di Como e nell’associazionismo locale. A riprova del fatto che le sue convinzioni repubblicane non avessero un carattere intransigente, si presentò più volte alle elezioni politiche come candidato democratico-radicale, ma non riuscì a essere eletto alla Camera dei deputati.
Negli anni Settanta e Ottanta continuò la sua attività letteraria, collaborò con alcuni periodici repubblicani come Pensiero e azione e La libertà italiana di Genova. A metà degli anni Settanta diresse per un biennio il settimanale lecchese L’Adda, anch’esso di orientamento repubblicano.
Morì ad Acquate, suo paese natale, l’8 aprile 1904.
Opere. Oltre a quelle citate, si segnalano: Storia e letteratura. Pensieri, Milano 1866; La contessa e il banchiere. Fisionomie sociali, Milano 1868; La libertà combattuta, Milano 1878; Suffragio universale e idee politiche, Bergamo 1880; La vita pubblica e i campagnuoli, Rimini 1881; Scaramuccie, Como 1884; Fusione delle scuole tecniche coi ginnasi inferiori, Milano 1891; Genio audace. Ricordi, Lecco 1892; Chi e dove sono gli spostati?, Milano 1897; Roma e Napoli, Bezzecca e Digione, Milano 1902.
Fonti e Bibl.: Roma, Istituto per la storia del Risorgimento italiano, Archivio Timoteo Riboli, voll. 178, cartolina postale 99; 184, lettere 111, 112; Milano, Civiche raccolte storiche, Carte Ghisleri, cart. 2-5; Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, Fondo Osvaldo Gnocchi Viani, Corrispondenza ricevuta (1863-1917), f. 126; Fondo Mauro Macchi, Corrispondenza ricevuta (1830-1899), bb. 5, f. 40; 6, f. 1.
A. De Gubernatis, Dizionario biografico degli scrittori contemporanei, Firenze 1879, pp. 870 s.; U. Grottanelli, Il libro d’oro del patriottismo italiano. Biografie e ritratti dei combattenti dal 1848 al 1870, I, Roma 1902, pp. 274 s.; G. Leti, Roma e lo Stato pontificio dal 1849 al 1870. Note di storia politica, II, Roma 1909, p. 282; G. Badii, P. E., in Dizionario del Risorgimento nazionale dalle origini a Roma capitale. Fatti e persone, a cura di M. Rosi, III, Milano 1933, p. 935; L. Bulferetti, Le ideologie socialistiche in Italia nell’età del positivismo evoluzionistico (1870-1892), Firenze 1951, pp. 210, 337; B. Montale, La Confederazione operaia genovese e il movimento mazziniano in Genova dal 1864 al 1892, Pisa 1960, pp. 66 s.; R. Beccaria, I periodici genovesi dal 1473 al 1899, Genova 1994, pp. 175, 181 s., 327, 344, 435, 448, 469, 694; A. Benini, Per una biografia dell’avvocato lecchese E. P., in Archivi di Lecco, XXI (1998), 2, pp. 28-44; M. Maggioni, La Sinistra e i governi della Destra storica a Lecco 1870-1876. Garibaldini e mazziniani nelle pagine dell’Adda, in Rassegna storica del Risorgimento, LXXXV (1998), 3, pp. 311, 365; I carteggi Turati-Ghisleri (1876-1926), a cura di M. Punzo, Manduria-Roma-Bari 2000, pp. 149, 415, 637; Filippo Turati e i corrispondenti italiani, a cura di M. Punzo, I, 1876-1892, Manduria-Roma-Bari 2002, p. 188.