CONSOLO, Ernesto
Nacque a Londra da Pellegrino e Virginia Vitta il 15 sett. 1864. Ancora giovanissimo si dedicò a Roma allo studio dei pianoforte, formandosi sotto la guida di G. Sgambati, da cui trasse quei preziosi insegnamenti di provenienza lisztiana, che fecero della cosidetta "scuola romana" una tra le più insigni del tempo.
Si trasferì poi a Lipsia dove ultimò gli studi perfezionandosi con Carl Reinecke. Egli aggiunse così, alle già solide basi tecniche, il frutto delle esperienze maturate in Germania, attingendo in particolare a quelle fonti della tradizione classica e romantica così presenti nella vita concertistica della città sassone.
Tornato in Italia, si impose subito alla attenzione del pubblico e della critica, offrendo, nel dicembre del 1890, alcune magistrali esecuzioni presso la sala del conservatorio di Milano. Circa la sua presenza poi, in qualità di ospite, nei concerti organizzati dal "Quintetto della regina", v'è da registrare l'affermazione del De Angelis (p. 42) che, a tale proposito, cita, tra gli altri, anche il pianista Federico Consolo (questi era invece violinista). Resta da stabilire se l'errore debba riferirsi al nome o all'attribuzione dello strumento. Tali concerti si tennero comunque negli anni che vanno dal 1892 al 1894 e furono dedicati prevalentemente all'esecuzione di composizioni beethoveniane.
Nel 1896 troviamo il C., applauditissimo, in Germania, in Svezia, Norvegia, Dammarca ove raccolse ovunque consensi unanimi. Nel 1905 conquistò il pubblico della Societé philarmonique di Parigi e partecipò ad un ciclo di concerti tenuti presso la Salle des agriculteurs insieme con il prestigioso "Quatuor de Paris" fondato da M. Hayot, con cui fu acclamato interprete di due quintetti, uno di Dvorák, l'altro di Brahms.
Nel 1906 venne chiamato negli Stati Uniti per assumere la direzione della classe superiore di pianoforte al Musical College di Chicago; ma nel 1909 tornò a svolgere la propria attività di concertista, lasciando temporaneamente l'insegnamento. Rinunziò, difatti, anche alla cattedra di pianoforte presso l'allora Liceo musicale di S. Cecilia in Roma, per dedicarsi interamente a trionfali tourneés che lo videro, tra gli altri, dapprima insieme con il violinista Arrigo Serato e successivamente con il violoncellista Enrico Mainardi. Dal 1910 al '13 tenne comunque delle lezioni, ancorché sporadiche, presso l'Institute of Musical Art di New York e contemporaneamente si esibì in numerosi concerti, da solo, in duo, ed anche con orchestre, fra cui quella di Toscanini. Più tardi passò a Ginevra, dove rimase per qualche tempo come titolare della Ecole de virtuosité; sempre in quegli anni funominato membro della commissione esaminatrice del conservatorio di Parigi. Offertagli senza concorso la cattedra di pianoforte presso l'istituto musicale "L. Cherubini" (l'attuale conservatorio) di Firenze, accettò dando dimostrazione del suo indiscusso valore anche come didatta.
Alla sua scuola si formò infatti una schiera di giovani talenti. Tra questi ricordiamo Paolo Rio Nardi, Luigi Dallapiccola, suo allievo dal '22 al '24, anno in cui conseguì il diploma, ed altri. Lo stesso Dallapiccola dedicò poi alla memoria del C. la composizione Partita, per orchestra e voce di soprano (1932).
Nel 1925 e '26, il C. fua Tivoli in qualità di insegnante della scuola superiore per stranieri, non trascurando naturalmente di tenere ancora numerosi concerti in diverse città italiane. Prese parte anche ad alcune delle prime edizioni del Maggio musicale fiorentino (vedi le stagioni 1928 e '29): i programmi dei concerti da lui offerti in quelle occasioni rivelano eloquentemente la scelta "di scuola" che lo portò a prodursi in alcuni concerti per pianoforte e orchestra (quello di Sgambati, op. 15, di Schumann, in la min. op. 54, e di Castelnuovo Tedesco, in sol, prima esecuzione per Firenze).
Il C. morì a Firenze, dopo una non breve malattia, il 21 marzo 1931.
Pianista dalle straordinarie doti interpretative, il C. si fece ammirare ovunque, "sia per la superba e perlata sua tecnica, sia per la purezza stilistica delle sue maestrevoli esecuzioni" (Schmidl). A suo nome fuistituito il premio E. Consolo per giovani pianisti. Esso consisteva in un concorso dapprima con scadenza biennale poi divenuta quffiquennale. Vincitore della prima edizione, nel 1933, fu Gino Gorini; nel '38, tra i giovani talenti degni di considerazione si segnalò Arturo Benedetti Michelangeli. Dedicatosi anche alla composizione, il C. scrisse pezzi per pianoforte e curò numerose revisioni di opere classiche, tra cui un'edizione integrale delle Sonate di Beethoven pubblicata da Ricordi.
Fonti e Bibl.: Necr. in: Corriere della Sera, 22 marzo 1931; LaNazione, 22-23 marzo 1931; Corr. musicale dei piccoli, Firenze, ° apr. 1931; Musica d'oggi, XIII (1931), 4, p. 191; La Rass. musicale, IV (1931), 3, p. 177; Almanacco italiano, XXXVII (1932), p. 317 (con foto); Musica e musicisti, 15 luglio 1905; A. Bonaventura, Storia e letteratura del pianoforte, Livorno 1918, p. 135; A. De Angelis, La musica a Roma nel sec. XIX, Roma 1935, p. 42; A. Damerini, Il R. Conservatorio di Firenze, Firenze 1941, pp. 94 s. (per il premio Consolo); Ill. ital., 4 luglio 1943, p. V, L. Finizio, Quello che ogni pianista deve sapere, Milano 1950, pp. 100, 113, 117 s. A. Casella, Il Pianoforte, Milano 1954, p. 83; A. Milano, Storia degli ebrei, Torino 1963, p. 388; L'opera di Luigi Dallapiccola a un amico, in Quaderni della Rass. musicale, n. 2, Torino 1965, pp. 72, 142, 158;G. F. Malipiero, Il filod'Arianna, Torino 1966, p. 177; Il Maggio fiorentino, a cura di L. Pinzauti, Firenze 1967, pp. 18, 233, 237; P. Fragapane, Lettere di L. Dallapiccola a un amico, in Nuova Riv. mus. ital., IX (1975), 4, p. 585; In mem. Luigi DallaPiccola, a c. di Luigi Bellingardi, ibid., IX (1975), 1, p. 164; Luigi Dallapiccola, a cura di F. Nicolodi, Milano 1975, pp. 112, 116, 144; A. De Angelis, Diz. dei musicisti, Roma 1928, p. 146;H. Riemanns Musik-Lexikon, p. 339; C. Sclimidl, Diz. universale dei musicisti, I, pp. 363 s.; Mac-Millan Encycl. of music and musicians, p. 371; Encicl. della musica Ricordi, I, p. 523; La Musica. Diz., I, p. 430.