CAIROLI, Ernesto
Nacque il 20 sett. 1832 a Pavia, secondogenito di Carlo e Adelaide Bono. Sospettato dalle autorità di polizia, nel 1852 (l'anno dei processi di Mantova contro l'organizzazione mazziniana) fu espulso dall'università. Seguì allora il fratello maggiore Benedetto, compromesso come esponente del comitato mazziniano pavese, nelle proprietà familiari di Gropello, oltre il confine sardo, donde passò a Genova per continuare gli studi di giurisprudenza. Fu riammesso, però, nel 1853 nell'ateneo pavese, dove in seguito si laureò. Favorito dal fatto che la famiglia, possedendo beni a cavallo del confine tra i due Stati, poteva spesso comunicare col Piemonte, curava l'introduzione nel Lombardo-Veneto della stampa liberale, d'intesa con gli esuli lombardi entrati nel comitato mazziniano di Genova.
Dopo il fallimento dei moti del 1853 e del 1857 venne staccandosi dal mazzinianesimo e si orientò verso la collaborazione con la monarchia costituzionale sabauda, cosicché nel 1859, sfuggendo alla polizia che stava per arrestarlo, accorse volontario tra i Cacciatori delle Alpi. Morì il 26 maggio 1859 nella battaglia di Biumo presso Varese. Quasi presago della fine, pochi giorni prima aveva steso un testamento spirituale, contenente anche elargizioni generose.
Il fratello Luigi, terzogenito, nato il 9 luglio 1838 a Pavia, aveva iniziato nel 1855 gli studi universitari di matematica. Animato anch'egli dall'ideale dell'indipendenza italiana, eseguì per lo Stato Maggiore sardo il rilievo delle fortificazioni austriache della sua città e nel 1859 si trasferì in Piemonte, dove completò gli studi all'Accademia militare di Ivrea.
Temperamento appassionato e romantico, quale si rivelò anche nelle tendenze artistiche e nell'amore per la fidanzata Adriana Panizza (figlia del fisiologo Bartolomeo), non sopportò la vita d'accademia mentre ferveva la seconda guerra d'indipendenza e, per combattere, passò in fanteria, col grado di sottotenente, giungendo però al fronte quando ormai l'armistizio di Villafranca aveva interrotto le ostilità.
Iniziate le operazioni garibaldine in Sicilia, si dimise dall'esercito e partì, nel luglio 1860, con la spedizione di E. Cosenz, per raggiungere e sostituire nell'isola i due fratelli Benedetto ed Enrico, che erano stati feriti. Imbarcatosi come semplice soldato, durante il viaggio dal comandante gli fu riconosciuto il grado di sottotenente nell'arma del genio; a Palermo, nominato tenente, fu addetto allo Stato Maggiore della divisione Sirtori, segnalandosi poi nelle operazioni di passaggio dello stretto di Messina. Durante la marcia per la Calabria contrasse il tifo, morendone a Napoli, all'ospedale della Pace, il 18 sett. 1860.
Fonti e Bibl.: Pavia, Museo del Risorgimento, Archivio Cairoli;Roma, Museo centrale del Risorgimento, Carte Cairoli, in particolare buste 269, 600 e 601 (cfr. E. Morelli, I fondi archiv. del Museo centrale del Risorgimento. Le carte Settembrini e Cairoli, in Rassegna storica del Risorg., XXVII [1940], p. 633); F. Venosta, I fratelli C., Milano 1868, passim; Le carte di A. Bertani, a cura di L. Marchetti, Milano 1962, pp. 319, 480; E. Ghiglione Giulietti, Adelaide C. e i suoi figli. Lettere inedite dal 1847 al 1871, Milano 1952; La famiglia C. Ricordo per l'inaugurazione del monumento alla famiglia C., Pavia 1900; M-Rosi, I Cairoli, Torino 1908; R. Rampoldi, Pavia nel Risorg. nazionale, Pavia 1927, ad dies;G. E. Curatolo, Ildissidio tra Mazzini e Garibaldi. La storia senza veli, Milano 1928, pp. 358 s.; C. Nardi, Benedetto, Enrico, Luigi C. nella spedizione dei Mille, Genova 1963. Per Luigi in particolare, vedi L. Zoboli, L. C., in Pavia e la spedizione dei Mille, Pavia 1960, pp. 84-86.