CACACE, Ernesto
Nacque a Napoli il 21 agosto 1872 da Crescenzo, capitano della marina mercantile, e Maria Francesca Florio.
Fin da giovanissimo si distinse per una spiccata attitudine agli studi che la famiglia, con l’aiuto di uno zio sacerdote, ebbe modo di sostenere. Cacace non deluse le aspettative dei genitori: a sedici anni conseguì la maturità classica presso il liceo Genovesi di Napoli, a ventuno ottenne la laurea in medicina e chirurgia e a ventitré quella in scienze naturali, entrambe presso la Regia Università di Napoli. Dal quinto anno di medicina fu interno dell’Istituto di anatomia patologica dell’ospedale degli Incurabili, diretto dall’anatomo-patologo Luciano Armanni, che resterà un suo insigne maestro e lo spronerà costantemente a coltivare le sue ricerche e i suoi studi. Tuttavia, in una città come Napoli che molto diede allo sviluppo delle scienze pediatriche grazie alla presenza di illustri pionieri della disciplina – tra cui Francesco Fede, prima, e Rocco Jemma, poi –, Cacace scelse di specializzarsi in questa branca medica. Dopo la laurea lavorò in diversi ospedali partenopei. Ottenne il suo primo incarico come assistente medico presso il reparto di pediatria dell’ospedale degli Incurabili, dove Fede dal 1876 era stato nominato direttore della sala dei bambini. Successivamente lavorò come aiuto e poi come capo reparto presso l’ambulatorio pediatrico dell’ospedale della Pace e come assistente medico presso l’ospedale di Gesù e di Maria, dove Fede nel 1887 aveva fondato la scuola pediatrica napoletana.
Agli inizi della sua carriera, dunque, la vicinanza con Fede fu molto stimolante non solo sul piano lavorativo ma anche su quello scientifico. Con questi firmò il pionieristico studio sul rachitismo fetale in cui fu messo a punto il Brefomacrometro di Fede e Cacace, il primo strumento per la misurazione della lunghezza del neonato (Sul rachitismo fetale, in La pediatria, VIII (1900), 2, pp. 41-55, con Fede). Nel 1908 Cacace divenne coadiutore onorario della clinica pediatrica del maestro. Alla morte di Fede, nel 1913, conseguì la libera docenza in pediatria e nello stesso anno pubblicò la ponderosa e innovativa ricerca sull’uso dei latti fermentati in pediatria (Indicazioni e controindicazioni dei latti fermentati in pediatria. Osservazioni pediatriche e ricerche chimiche, in La pediatria, XXI (1913), pubblicato in quattro parti su altrettanti fascicoli dell’annata).
Nel 1916 gli venne affidato, su sua istanza e con il parere favorevole del Consiglio superiore della pubblica istruzione, il primo insegnamento in Italia di igiene della prima infanzia. Il corso, tenuto presso l’Università di Napoli, impegnò Cacace fino a pochi anni dalla morte e fu intensamente frequentato da studenti di diverse facoltà (Il corso d’igiene della prima infanzia nell’Università di Napoli, in La nipiologia, V (1919), 3-4, pp. 130-134). Si era, allora, nel pieno del primo conflitto mondiale, a cui Cacace prese parte con il grado di capitano e poi di maggiore medico dirigendo, dal 1916 al 1918, la sezione antimalarica dell’ospedale militare di Capua. In realtà, a Capua il medico napoletano si era trasferito nel 1902 per intraprendere, a seguito di gravi problemi finanziari della famiglia, l’attività di medico e di docente di scienze naturali e di igiene presso la prestigiosa Scuola normale femminile. Gli anni vissuti nella cittadina del casertano si rivelarono un momento di forte dinamismo scientifico e professionale e Capua finì per rappresentare un laboratorio di sperimentazione ideale per la messa a punto delle teorie e delle convinzioni di Cacace; e ciò per diversi motivi. In primo luogo, il legame con la Scuola normale femminile, che fu intenso e duraturo (ne fu preside negli anni 1924-25), gli consentì di dare avvio, per la prima volta nel Mezzogiorno, a una serie di corsi sull’igiene scolastica e sull’igiene della prima infanzia. Del resto, il tema dell’igiene infantile lo appassionava già da tempo. Al IV Congresso italiano di pediatria svoltosi a Firenze nel 1901 era intervenuto proprio con una relazione dal titolo I batteri del giardino d’infanzia in rapporto all’igiene infantile. Convinto, poi, che la formazione fosse un fattore irrinunciabile per sconfiggere gli atavici problemi igienico-sanitari di Terra di Lavoro, e del Meridione in generale, avviò una serie di esperienze didattico-pedagogiche all’avanguardia che puntavano alla risoluzione di problematiche quali l’elevato tasso di mortalità infantile e l’intensa diffusione della malaria. I corsi d’igiene infantile, rivolti alle giovani donne e alle madri, e di igiene scolastica, destinati ai maestri, furono le più rappresentative tra tali esperienze e della loro utilità ebbe modo di discutere al V Congresso pediatrico italiano, con un intervento dal titolo L’insegnamento dell’igiene dell’infanzia e della scuola, per le madri e per maestri (in Atti del V Congresso pediatrico italiano...1905, Roma 1906, pp. 702-706) e al XVI Congrés international de médecine di Budapest, del 1909, in cui presentò una relazione su La necessità dell’educazione delle madri e l’utilità della coordinazione degli Istituti di tutela igienica della prima infanzia nella lotta contro la mortalità infantile (in XVIe Congrès international de médecine...1909. Compte-rendu, Budapest 1910, pp. 403-416). Cacace, negli anni successivi, tornerà a riflettere molte volte su questi argomenti e la comunicazione presentata al Congresso internazionale per la protezione dell’infanzia di Parigi del 1933 rappresentò un’utile occasione per predisporre una puntuale sintesi ricostruttiva delle tappe fondamentali di riflessione su questo tema che tanto lo aveva coinvolto (Educazione delle madri ed educazione del lattante, pubblicato anche in La nipiologia, XIX (1933), 2, pp. 115-125).
Per debellare la malaria, sempre a Capua, nel 1906 dette vita alla stazione educativo-antimalarica e igienico-antimalarica scolastica. Il programma della stazione puntava a insegnare, attraverso corsi e dimostrazioni pratiche, le nozioni principali di igiene antimalarica e il meccanismo di trasmissione della malattia alle alunne della Scuola normale di Capua e ai maestri di Terra di Lavoro. Gli allievi erano anche formati alle principali tecniche di profilassi antimalarica, consentendo, in tal modo, la distribuzione diretta nelle scuole del chinino. Esperienze simili furono di lì a breve replicate in molte altre aree del Sud e furono di volta in volta segnalate e discusse in una apposita rivista, ideata e diretta da Cacace, dal titolo La propaganda antimalarica, che più tardi prese il nome de La malariologia. La rivista ospitò i contributi dei più noti malariologi del tempo, tra cui Angelo Celli ed Ettore Marchiafava. Il medico partenopeo fu invitato a presentare i risultati della sua attività antimalarica in numerosi congressi mondiali d’igiene. Si segnalano, tra gli altri, il III Congresso di igiene scolastica svoltosi a Parigi nel 1910 e il IV Congresso di scuole d’igiene, tenutosi a Baffalo (NY), nel 1913. Al primo intervenne con una relazione dal titolo L’enseignement antimalarique dans les écoles et la prophylaxie antimalarique des écoliers (pubblicato in Italia con il titolo L’insegnamento antimalarico e la profilassi antimalarica scolastica, in Atti della Società per gli studi della malaria, XI (1910), pp. 323-330); mentre al secondo partecipò con due interventi: On the diffusion of antimalarial instruction and malarial prophylaxis in schools in malarial counties (in Fourth international Congress on school hygiene…1913, a cura di T.A. Storey, III, Buffalo 1914, pp. 119-125) e L’ispezione sanitaria scolastica in Italia, (ibid., IV, 1914, pp. 240-248).
L’insegnamento e la lotta antimalarica, tuttavia, non distolsero Cacace dall’attività pratica presso gli ospedali napoletani, dalla ricerca scientifica e dal suo principale interesse che restava la cura del bambino nei suoi primi mesi di vita. Sempre a Capua, infatti, ebbe modo di mettere in pratica e testare molte delle intuizioni e convinzioni maturate su questi temi. La prima di esse riguardava la creazione di una nuova disciplina, la nipiologia, distinta dalla pediatria, che avesse a cuore le problematiche specifiche della primissima infanzia, del bambino lattante (0-1 anno). Del resto, era specialmente in questa fascia d’età che in Italia si registravano tassi drammatici di mortalità infantile, ed era dunque in questa primissima fase di vita del bambino che bisognava intervenire. La nipiologia (dal gr. νήπιος, ‘infante’, e λόγος, ‘discorso’), come lo stesso Cacace non si stancherà mai di definire, includeva tutta la scienza pura e applicata della prima età, ossia lo studio completo dell'età in cui non si parla, da tutti i punti di vista: biologico, psicologico, antropologico, clinico, igienico, giuridico, storico, sociologico, pedagogico. La ragion d’essere della nipiologia, come branca autonoma dalla pediatria, risiedeva «nella caratteristica personalità del bambino lattante, che ha tutte le attività ma le ha germinali e poco differenziate» e «per questa scarsa differenziazione dell’attività del lattante, questo non può facilmente studiarsi da specialisti differenti da punti di vista unilaterali, ma deve essere studiato in tutta la sua interezza, gli studi anatomici, fisiologici, psicologici, antropologici, igienici, patologici, clinici del bambino lattante sono intimamente legati fra loro e possono darsi reciproca luce e reciprocamente avvantaggiarsi» (Nipiologia, pediatria e puericultura, comunicazione al Congresso pediatrico italiano in Trieste, in La nipiologia, VII (1921), 1-2, pp. 6-17, la citazione è a p. 8). A Cacace, dunque, va riconosciuto il merito di aver gettato le basi di una nuova branca medica e di aver dato un nuovo indirizzo agli studi scientifici della prima età, in un periodo in cui la pediatria era essenzialmente «patologia del fanciullo e del neonato, cioè patologia dell’adulto a dosi ridotte» (P. Repetto, La nipiologia, in Trattato di nipiologia, a cura di B. Mussa, I, Torino 1958, pp. 1-22, la citazione è a p. 3).
Considerato l’enorme impegno profuso per l’affermazione e lo sviluppo della nipiologia, il percorso biografico di Cacace non può essere ricostruito se non insieme alle dinamiche di affermazione di questa nuova disciplina medica. Cacace fu il creatore della nipiologia, come egli stesso amava definirsi, e la nipiologia fu il cardine intorno a cui ruotò la sua vita. Non è un caso che questa disciplina dopo la sua morte e quella dei suoi più stretti e diretti collaboratori – tra cui Baudolino Mussa a Torino, Gennaro Fiore a Pisa, Luigi Auricchio a Napoli, Giovanni De Toni a Genova – inizierà un lento declino. In una conversazione con Antonino Anile, Cacace dichiarava: «Io vivo sotto il dominio assoluto della mia idea, e non avrò tregua se non la vedrò, almeno in parte, realizzata. Ho visto morire tanti bambini per deficienza di cure, per ignoranza dei veri doveri materni che ancora non s’è dileguato in me il rimorso di non aver fatto nulla, prima d’adesso, a vantaggio di queste piccole e tenere esistenze, in cui si perpetua la vita e fervono i nuovi destini della nostra patria. Un bambino che muore non è solo una vita che si spegne ma anche una speranza che vien meno. Noi abbiamo il dovere, e non v’è dovere civile più alto, di questo, di sorreggere le tenere piante perché mettano radici e fioriscano» (A. Anile, Vigile di scienza e di vita, Bari 1911, p. 145).
La messa in pratica di quelle che fino ad allora erano state solo intuizioni teoriche della nipiologia si realizzò grazie all’apertura, a Capua, nel 1905, del primo Istituto nipioigienico italiano. Nel 1915 ne venne fondato uno anche a Napoli. Simili centri si diffusero lentamente anche nel resto dell’Italia, in Europa, specie in Spagna, e in America Latina, seppur assumendo diverse denominazioni come, ad esempio, quella di istituti di puericultura o centri di assistenza materno-infantile. Per dare maggiore slancio alla nipiologia, sempre nel 1915, Cacace ritenne che il tempo fosse ormai maturo per dar vita alla Società italiana di nipiologia. Il 20 maggio, sotto gli auspici del Comitato napoletano per il voto alle donne, fu sottoscritto il primo statuto provvisorio della Società, che aveva tra i suoi scopi la promozione e il coordinamento di tutti gli studi riguardanti la prima età e di favorire in ogni modo la tutela della maternità e della prima infanzia, fondando istituti nipioigienici e incoraggiando istituti simili (Statuto della Società di nipiologia, in La nipiologia, I (1915), 1, pp. 51-52). L’attività dei due centri nipioigienici e della Società troveranno nella rivista La nipiologia un luogo privilegiato di discussione e confronto, cui parteciperanno numerosi tecnici ed esperti stranieri. Del resto, il sottotitolo della rivista ben ne dichiarava gli intenti: Rivista internazionale trimestrale di tutti gli studi scientifici sulla prima età. Bollettino della Società di nipiologia e degli istituti nipioigienici di Capua e Napoli. Cacace diresse questa rivista con scrupolo e meticolosità fino alla sua morte.
L’obiettivo ultimo del medico partenopeo restava tuttavia la creazione dell’Istituto universitario di nipiologia, di cui l’istituto nipioigienico rappresentava la sezione igienica. Infatti, quest’ultimo mirava alla soluzione integrale del problema di tutela igienica della prima infanzia, ispirandosi al principio della coordinazione di tutte le forme di tale tutela, perciò comprendendo necessariamente: istituzioni di assistenza (consultazioni per lattanti, gocce di latte, asili per lattanti ecc.); istituzioni educative (scuole d’igiene per la prima età, scuole per le madri, cattedre ambulanti d’igiene della prima età, scuole popolari di maternità); istituzioni di previdenza (casse di maternità e altri istituti di mutualità materna); istituzioni scientifiche (laboratori per l’esame del latte e lo studio igienico del bambino lattante; cfr. L’Istituto nipioigienico e l’idea della coordinazione delle varie forme di tutela igienica della prima infanzia, in La nipiologia, I (1915), 1, pp. 21-29). L’Istituto universitario di nipiologia, invece, era funzionale alla formazione tecnico-scientifica del nipiologo. Nell’idea di Cacace esso doveva essere un istituto prevalentemente scientifico, dove insegnare e soprattutto dove studiare ciò che doveva insegnarsi; una vera e propria clinica universitaria, dunque, pronta a compiere opera di assistenza, di educazione, ma soprattutto di studio e ricerca. Solo con la creazione dell’Istituto nipiologico, secondo Cacace, la nipiologia poteva assurgere a dignità di scienza (Per la nipiologia, in La nipiologia, VI (1920), 2-3, pp. 109-112).
Se gli istituti nipioigienici trovarono una certa attuazione e diffusione, lo stesso non può dirsi per l’Istituto universitario. Tuttavia, la formazione dei nipiologi passò attraverso l’attivazione di alcuni corsi universitari di perfezionamento in nipiologia. I primi ebbero luogo a Napoli negli anni 1937-38 e 1939 e furono promossi dall’Associazione dei liberi docenti e dalla Società italiana di nipiologia. Si ricordano poi, tra gli altri, quello inaugurato a partire dall’anno accademico 1950-51 presso la clinica pediatrica di Pisa diretta da Gennaro Fiore e quello avviato, sempre a Napoli, nel 1955 presso la clinica pediatrica universitaria per iniziativa di Luigi Auricchio.
Cacace può essere di certo collocato tra i promotori di quel movimento medico-scientifico che sin dagli inizi del Novecento insisteva sulla necessità di un intervento statale a favore della tutela igienico-sanitaria della prima infanzia e dell’educazione e dell’assistenza alla maternità propugnando, a tal fine, l’istituzione di un organismo pubblico che sostenesse anche in Italia queste fasce della popolazione (L’organizzazione dell’Istituto nipioigienico di Capua e i doveri dello Stato per la tutela igienica della prima infanzia, in Atti al VI Congresso pediatrico italiano… 1907, I, Padova 1908, pp. 402-407). Quindi, quando sul finire del 1925 il regime fascista istituì l’Opera nazionale per la protezione della maternità e dell’infanzia (ONMI), sulla scorta di un progetto di legge già redatto dagli ultimi governi liberali ma arenatosi in Parlamento, Cacace vide nell’ente lo spazio ideale in cui realizzare molti dei suoi progetti in campo nipiologico. Del resto, uno dei più noti presidenti dell’Opera, Sileno Fabbri, riferendosi alla nipiologia avrebbe affermato: «I principi cui questa scienza s’ispira e le finalità che intende raggiungere, non possono non costituire la base fondamentale dell’Opera» (S. Fabbri, L’azione dell’Opera nazionale maternità e infanzia per la difesa del lattante, in Atti del IV Congresso nazionale di nipiologia : nel terzo decennale della fondazione della nipiologia…Trieste… 1935, a cura di E. Cacace, Varallo Slesia 1940, pp. 31-44, la citazione è alle pp. 31-32). In primo luogo l’ONMI fece propria l’idea di Cacace relativa alle cattedre ambulanti di igiene infantile o di puericultura, che il medico napoletano aveva sperimentato a partire dal 1906 nelle zone del casertano. Esse puntavano a formare le donne, già a partire dalla giovane età, sui più elementari principi igienici e sulle fondamentali norme di puericultura. Il carattere itinerante delle cattedre consentiva di promuovere il movimento igienico-sociale anche nelle zone rurali e nei più remoti villaggi delle periferie italiane, dove più alta era la mortalità infantile (La cattedra ambulante d’igiene infantile o di puericultura e la Scuola popolare di maternità nelle province di Napoli e Caserta, in La nipiologia, VI (1920), 1, pp. 25-39). Presto l’ONMI passò dall’avere tre cattedre nel 1927 a ottanta cattedre nel 1930, che coprivano all’incirca 2200 comuni del Meridione, e istituì una serie di corsi di puericultura per formare medici, levatrici, medici condotti, assistenti sanitarie d’igiene materna e infantile, assistenti sanitarie scolastiche e bambinaie; una serie di figure e professionalità, prevalentemente femminili, indispensabili per un corretto funzionamento delle numerose attività dell’ONMI. Merita, al riguardo, di essere segnalato come fu proprio nei centri nipioigienici di Cacace che fece la sua prima comparsa in Italia anche la figura della vigilatrice d’infanzia, formata per assistere i bambini nei primissimi anni di vita.
Successivamente, con la riforma dell’ONMI del 1933, Cacace poté finalmente assistere alla realizzazione, su più larga scala, degli istituti nipioigienici. E ciò avvenne quando Sileno Fabbri inaugurò le case della madre e del bambino, che s’ispiravano apertamente all’idea dell’assistenza integrale e coordinata del lattante degli istituti nipioigienici di Cacace, riunendo in un unico edificio tutti i servizi diretti e indiretti, materiali e immateriali dell’Opera, con il fine di garantire ai bambini e alle madri un’assistenza organica e completa. Cacace non fu solo ispiratore scientifico dell’Opera, ma a partire dal 1927 prese concretamente parte alle attività dell’ente con la qualifica di ispettore. Il legame di reciproco apprezzamento tra Cacace e l’ONMI non si interruppe mai. La nipiologia, a partire dai fascicoli del 1926, non mancò di riportare notizie sull’ente o di ospitare interventi dei suoi più alti dirigenti come Francesco Valagussa, Guido d’Ormea, Bonaventura Graziani. Il medico napoletano, dunque, non poteva chiedere di più all’ONMI e al fascismo, cui, del resto, non fece mancare aperte dichiarazioni di apprezzamento. Ad accomunare Cacace e il regime c’era il comune interesse per la lotta alla mortalità infantile, sebbene i fini guardassero in direzioni differenti. Così, fu proprio nel corso del ventennio fascista che il medico napoletano riuscì anche a trovare la congiuntura favorevole per dar luogo ai congressi nazionali di nipiologia che, a partire dal 1928, si svolsero con una cadenza pressappoco biennale. Il primo fu organizzato ad Ancona, poi a Bolzano, a Trieste e a Perugia. I congressi si rivelarono una straordinaria occasione di formazione e diffusione della nipiologia in Italia e nel mondo. E, dopo il crollo del regime fascista e l’esperienza bellica, la tradizione dei congressi fu facilmente ripresa, anche grazie al contributo dell'ONMI. Nel 1949, infatti, ebbe luogo a Rapallo il V Congresso nazionale e questa consuetudine fu replicata all’incirca per un ulteriore trentennio. I ricchissimi atti dei convegni furono tutti personalmente curati da Cacace con l’aiuto dei suoi collaboratori, e questo fino a quello tenutosi a Napoli nel 1955, che fu l’ultimo cui prese parte. Merita di essere segnalato che, nel dopoguerra, ai congressi nazionali furono affiancate le Giornate internazionali nipiologiche, finalizzate a dare maggior respiro internazionale alla disciplina.
Infine, testimonia lo stretto legame tra l’ente e Cacace la medaglia d’oro dell’ONMI che gli fu concessa nel 1933.
Il battesimo internazionale della nipiologia avvenne al terzo Congresso americano del bambino svoltosi a Rio de Janeiro nel 1922. In quell’occasione fu affermata l’utilità dell’idea e dell’autonomia della nipiologia e vennero espressi voti affinché l’istituto di nipiologia fosse fondato nelle università, l’Istituto nipioigienico sorgesse almeno nei capoluoghi di provincia e si promuovesse la fondazione della Società di nipiologia nei vari Stati. In Europa l’importanza di questa nuova disciplina venne ribadita nel secondo e terzo Convegno spagnolo di pediatria svoltisi, rispettivamente, a S. Sebastian nel 1922 e a Saragozza nel 1925. Del resto i pediatri spagnoli erano stati tra i primi a lasciarsi appassionare dalle idee di Cacace, tanto che l’istituto nipioigienico fondato a Barbastro, nel 1916, per iniziativa dell’illustre pediatra Andrés Martínez Vargas, fu il primo a sorgere fuori dai confini italiani. In America Latina, invece, i primi istituti furono inaugurati a partire dagli anni Trenta.
Le prime società di nipiologia sorsero a partire dal 1922, anno in cui fu fondata la Società argentina sotto la presidenza di Mamerto Acuña, nel 1925 sorse quella spagnola guidata da Patricio Borobio, mentre a seguire, nel 1933, fu fondata la Società uruguayana sotto la presidenza di Victor Escardò y Anaya. L’ultima sorse a Cuba, nel 1954, sotto la direzione di Agustin Castellanos. Cacace, in veste di presidente o socio onorario, partecipò attivamente e personalmente a molte delle loro iniziative. La vivacità di queste società e, in genere, dei pediatri latino-americani che molto apprezzavano le intuizioni del medico napoletano, si tradussero in numerose Settimane o Giornate nipiologiche, svoltesi a Buenos Aires, Rio de Janero, Montevideo, Lima e Santiago. Tra i più noti medici pediatri che ammiravano le idee di Cacace e furono costantemente in contatto con lui, collaborando attivamente alla sua rivista, vi furono Luis Morquio, Arturo Baeza Goñi, Carlos A. Bambarén, Luis Barbosa, José Bonaba, Victor Delfino, Victor Escardò y Anaya e Romulo Eyzaguirre. A ben guardare, ciascuno di essi ha avuto un ruolo di primo piano nell’ambito delle scienze mediche per l’infanzia, della cura e dell’assistenza della maternità e delle iniziative contro la mortalità infantile del Sud America.
Nel corso della sua carriera Cacace ha pubblicato più di 200 saggi scientifici in riviste nazionali e internazionali, ha preso parte a centinaia di convegni e congressi in diversi Paesi del mondo. L’ultimo progetto da lui messo a punto riguardava la pubblicazione del primo trattato di nipiologia. Tuttavia, il trattato, che resterà anche l’unico e che raccoglieva numerosi contribuiti scientifici sulla disciplina scritti dai suoi numerosi collaboratori e ammiratori, fu pubblicato postumo grazie all’impegno del pediatra torinese Baudolino Mussa (Trattato di nipiologia, 2 voll., Torino 1958-1959).
Cacace morì mentre soggiornava a Torino il 27 giugno 1956. La sua salma fu trasferita e sepolta a Napoli.
Dopo la sua morte la nipiologia ha lasciato gradualmente il posto alla pediatria preventiva e sociale. Nel 1980 lo statuto della Società di nipiologia è stato modificato e ha assunto la denominazione di Società di pediatria preventiva e sociale-nipiologia, per poi, nel 1990, perdere definitivamente il riferimento alla nipiologia. La rivista ha subito una sorte ancor meno felice: cessò la pubblicazione nel 1961. Le questioni nipiologiche furono trattate in una rivista fondata già qualche anno prima, nel 1948, da Baudolino Mussa, Nipiopedologia, che successivamente nel 1951 prese il nome di Minerva nipiologica, dal 1980 al 1988 quello di Pediatria preventiva e sociale - nipiologia, per poi perdere anch’essa il termine nipiologia di lì a qualche anno.
Della nipiologia di Cacace, di là dai suoi imperituri insegnamenti e dall’acutezza delle sue intuizioni, resta ancora vivo il premio. Con testamento olografo, redatto a Napoli e datato 20 luglio 1952, egli dispose, infatti, che tutti i suoi beni concorressero alla creazione della Fondazione Ernesto Cacace per la nipiologia - Premio internazionale. Lo scopo preciso della fondazione era «l’affermazione e il progresso sempre maggiore della nipiologia» attraverso l’indizione annuale di un premio, costituito dall’ammontare annuo delle rendite nette della fondazione, da devolversi, previo concorso, agli studiosi di tutte le università e gli istituti superiori, italiani e stranieri, che si fossero particolarmente distinti per gli studi nipiologici (Testamento olografo, in La nipiologia, XLII-XLV (1956-59), pp. 79-80, la citazione è a p. 79). Cacace nel suo testamento individuò un elenco di venti temi, esaurito il quale si sarebbe dovuto ripartire dall’inizio.
La fondazione fu riconosciuta con il d.p.r. n. 840 del 20 maggio 1958.
Scritti nipiologici in onore di E.C. creatore della nipiologia, a cura di P. Repetto, Varallo Sesia 1954; P. Repetto, E. C., il creatore della nipiologia e della prevenzione antimalarica nelle scuole, in Minerva nipiologica, IV (1955), 5, pp.167-180; L. Auricchio, Necrologio, in La pediatria, LXIV (1956), p. 763; M. Sancipriano, E. C. e l'educazione del lattante, in Minerva nipiologica, VI (1956), 5-6, pp. 3-7; La nipiologia, XLII-XLV (1956-1959), numero speciale interamente dedicato al ricordo di C.; F. Garofano Venosta, Omaggio ad E. C., in Capys. Annuario degli Amici di Capua, VI (1972), pp. 63-71; L. Silvestro, Il passato della nipiologia, in Minerva pediatrica, LXVI (2014), 1, pp. 99-102. Sullo sviluppo delle scienze mediche per la prima infanzia in Europa e America Latina: M.P. Samper Villagrasa, Semblanza de un pediatra ilustredon Andrés Martínez Vargas, Argensola, in Revista de ciencias sociales del Instituto de estudios altoaragoneses, 2004, n. 114, pp. 345-370 (in partic. pp. 359 e 364); Salvad al niño. Estudios sobre la protección a la infancia en la Europa mediterranea, a cura di E. Perdiguero Gil, Valencia 2004; R. Alvarez Peláez, La busqueda de un modelo institucional de proteccion a la infancia. Institutos, Guarderias y Hogares infantiles. España, 1900-1940, in Salvad al niño. Estudios sobre la protección a la infancia en la Europa mediterranea, a cura di E. Perdiguero Gil, Valencia 2004, in partic. il paragrafo El modelo nipiològico de Cacace, pp. 164-168.