Buonaiuti, Ernesto
, Nei suoi numerosi e fortemente personali studi e ricerche sulla storia del cristianesimo e della Chiesa nel sec. XIII, e soprattutto in quelli sul profetismo e specifici su Gioachino da Fiore (vedi G. da F., Roma 1931; D. come profeta, Modena 1936; Storia del Cristianesimo. II: Il Medioevo, Milano 1947, 523-553; La prima rinascita, ibid. 1952, 143-253), il B. si è volto assai spesso a D., visto sullo sfondo della tradizione messianica e visionaria del Duecento, in quanto ebbe a recepire i fermenti rinnovatori della spiritualità giòachimita e a trasferirli in una originale rappresentazione profetica. Per il B. la Commedia si verrebbe a situare alla confluenza tra il gioachimismo e le idealità e speranze nuove degli Spirituali francescani, anzitutto quelle dell'Olivi. Inoltre D. rifletterebbe il contrasto esistente tra il misticismo della corrente agostiniana e bonaventuriana e il realismo razionalista della corrente tomista: la prima già espressa nella visione e nella lode di Beatrice nella Vita Nuova, mentre la seconda, di carattere razionalistico e naturalistico, si impersona nella Donna gentile; finché entrambe le esigenze verrebbero a fondersi nell'organismo dottrinario della Commedia, concepita come una sorta di Apocalissi moderna, ove D. è " colui che parla in nome di Dio, e che parlando in nome di Dio, sentendo cioè il senso sacrale della vita e dei suoi valori centrali, l'amore, il dolore, il rimorso, la morte, è tratto, fatalmente, ad una visione escatologicamente reintegratrice dell'universo umano, viziato e contaminato dal pervertimento e dalla defezione degli istituti amministranti le precedenti rivelazioni " (D. come profeta, p. 31).
Bibl. - M. Barbi, L'Apocalissi dantesca, in " Studi d. " XXII (1938) 195-197.