BERTEA, Ernesto
Nacque a Pinerolo il 2 ag. 1836. Studiò a Torino con E. Allason, poi a Genova (1858) con G. Castan e a Parigi (1859) con C. Troyon. Dal 1857 (L'agguato, paesaggio) e quasi ininterrottamente fino al 1902 espose a Torino presso la Società promotrice delle belle arti, dal 1863 al Circolo degli artisti della stessa città e inoltre a Roma (1883) e a Venezia (1887). Viaggiò molto: in Italia (tra l'altro a Firenze dove frequentò il caffè Michelangelo), in Francia, Spagna, isole Baleari, Scozia, riportandone numerosi studi dal vero. Fu per dodici anni consigliere della Promotrice torinese. Morì a Pinerolo il 2 nov. 1904.
Sue opere si trovano a Torino, nella Galleria d'arte moderna, nel palazzo reale e in varie raccolte private; a Pinerolo, nel Museo civico.
La sua formazione, articolata in tre momenti successivi, ebbe un carattere abbastanza omogeneo. Dall'Allason, allievo del Piacenza, e dal calamista Castan fu indirizzato verso un naturalismo descrittivo, con secchezze lineari. Più determinante, l'esempio del Troyon lo spinse ad aderire con maggiore intensità al motivo naturale e a costruire con robustezza le forme. Quando, circa nel 1860, si formò in Piemonte la scuola di Rivara, il B. ne divenne uno dei componenti e per molti anni fu in contatto col Pittara e con gli altri dei gruppo: ancora nel 1902 in Presso Andorno (Torino, Gall. d'arte moderna) dava un saggio di pittura compiutamente "rivariana": ricostruzione aderente, alquanto minuta ma non pedante, di una campagna piemontese. Il suo stile dimesso e quasi grezzo dà luogo, talora, a opere molto mediocri (Casolare biellese, 1866, Torino, Galleria d'arte moderna, tradotto dal B. stesso ad acquaforte nel 1869; Il carro pisano, 1867, tradotto ad acquaforte nel 1870). Di questo indirizzo, prossimo ai modi del Pittara, si ricorda ancora un bello studio di Paese (Torino, Gall. d'arte moderna).
Il B. fu pittore qualitativamente discontitinuo e impegnato in esperienze diverse: un piccolo studio, Paese con figure, 1863 (Torino, Gall. d'arte mod.), non sembra estraneo a suggestioni toscane contemporanee. Più a lunto deve aver guardato a V. Avondo (Paesaggio della coll. Tournon, Torino; Bourg d'eau [Picardie],1864, Torino, Gall. d'arte moderna; Paesaggio, Torino, coll. Monteu), ma con risultati più modesti. Lo stesso si può dire quando affronta temi e modi fontanesiani, come nel concitato romantico Tramonto, 1896(Torino, Galleria d'arte moderna), a lungo elaborato.
Di lui si conoscono cinque acqueforti, tratte dai propri quadri (oltre le citate: A fiume morto,1870; Inprimavera,1872; Presso Utrecht,1874). Trattò la ceramica (ne espose a Torino nel 1880: Pecore al pascolo; Molino; Le prime foglie); è infine da ricordare la sua attività di studioso della storia e dell'arte pinerolese: Monumenti e ricordi storici pinerolesi, Pinerolo 1896; Scoperta, translazione e tumulazione delle ossa dei principi d'Acaja e di Savoia in Pinerolo, Torino 1899; Ricerche sulle pitture e sui pittori nel Pinerolese, dal XIV sec. alla prima metà del XVI, Pinerolo 1897, importante specialmente per la parte documentaria.
Bibl.: A., L'esposizione di Genova, in L'Arte in Italia, I(1869), p. 187; G. C., Commento alla ripr. di Il carro pisano, ibid., II(1870), p. 48; L. R., Commento alla ripr. di In primavera, ibid., IV (1872), p. 176; G. C., Commento alla ripr. di Architettura biellese, ibid., V(1873), p. 96; A. Stella, Pittura e scultura in Piemonte (1842-91), Torino 1893, pp. 290-94; L. Callari, Storia dell'arte contemporanea italiana, Roma 1909, p. 327; M. Soldati, La galleria d'arte moderna di Torino (catal.), Torino 1927, p. 93; M. Bernardi, Arte piemontese,Torino 1937, pp. 36 s.; Mostra del centenario della Soc. Prom. delle Belle Arti (catal.), Torino 1952, p. 41; A. Dragone, I paesisti piemontesi dell'800, Milano 1947, pp. 136 s.; A. Davoli, L'acquaforte italiana dell'800 (catal.), Reggio Emilia 1955, p. 5; E. Lavagnino, L'arte moderna,Torino 1956, p. 960; A. Dragone, Incis. piemontesi dell'800 (catal.), Saluzzo 1958, p. 23; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lex., III, p. 485; Enc. Ital., VI, p. 785.