COOP, Ernesto Antonio Luigi
Nacque, da genitori di origine inglese, a Messina il 17 luglio 1812. Dopo aver appreso i primi elementi musi!cali da un tenore di nome Lucchini (Fétis), fu allievo del maestro M. Aspa a Messina, e dì Mazza al conservatorio di Napolì, dove esordì come pianista all'età di quattordici anni. Il C. rappresenta la tipica figura dei virtuoso-compositore ottocentesco, del pianista di moda nei salotti borghesi della vecchia Napoli borbonica, dominata dalla personalità del Mercadante; un contemporaneo paragonò il suo stile con quello di Liszt, F. Kalkbrenner e S. Thalberg, il quale peraltro scelse il C. come compagno per Fesecuzione di una sua composizione per due pianoforti. Grande quanto effimero successo ebbero le numerosissime composizioni per pianoforte, che costituiscono il complesso della sua produzione, eccezion fatta per "un tempo di Concerto e un Fugato per pianoforte: il massimo che poté fare, affogato com'era nel ristretto provincialismo dell'ambiente meridionale" (G. Pannain, Saggio sulla musica a Napoli..., p. 199).
Si tratta di quasi centocinquanta composizioni fra cui si distinguono diversi capricci e fantasie, molte delle quali su arie da opere (soprattutto di Verdi e Bellini, ma anche di Meyerbeer, Petrella ed altri); notturni, fra cui famoso e indicativo della moda del tempo e dello stile del C. è quello op. 50, intitolato Pensiero lugubre:pezzo in cui, nonostante il "pianismo effettistico e facile" (carattere comune a tutta l'opera di questo musicista), è pur sempre ravvisabile "l'abbozzo d'una canzone napoletana, con una sua schietta caratterizzazione" (S. Martinotti, pp. 324 s.). Infine più legate all'epoca e quindì più segnate dal tempo, alcune composizioni cpme L'afflitta selvaggia (op. 731, La furbetta (op. 100), Emilia (OP. 71), La vezzosa (op. 108), o quella Seduttrice (melodia-capriccio op. 120) con cui vinse, nonostante l'assoluta mediocrità dei pezzo, il XXIII premio indetto dalla Gazzetta musicale nel 1868. A differenza dunque del giudizio elogiativo dei contemporanei, la critica moderna - come abbiamo già visto - è assai poco tenera nei confronti di questo musicista che neanche come didatta seppe andare al di là del ristretto momento socio culturale in cui si era tanto brillantemente affermato. Negli ultimi anni della sua vita, e cioè dal 1866 al 1879, il C. tenne infatti la cattedra di pianoforte nel conservatofio napoletano dì S. Pietro a Maiella. Anche i suoi Dodici Studi, composti in un'epoca quasi ignara di esperienza tecnica, pur conservando ancora qualche interesse sono però ben poca cosa se li confrontiamo, ad esempio, con l'opera di B. Cesi. Fra i suoi allievi possiamo ricordare: il figlio Ernesto (nei primi anni della sua formazione); Luigi Romaniello (1860-1916), allievo pure del Cesi e del Serrao; Luigi Albanesi (1821-1897).
Il C. morì a Napoli il 3 nov. 1879.
Il figlio Ernesto, anch'egli compositore e pianista, nacque a Napoli il 6 apr. 1859 (la data tuttavia è controversa: lo Schmidl, il Manferrari e l'Annuario dei musicisti indicano infatti il 1863); dopo aver intrapreso e presto abbandonato gli studi di legge presso l'università di Napoli ricevette, come già accennato, una prima formazione musicale da parte del padre, e passò quindi a Lipsia e a Weimar, dove studiò sotto la guida di Liszt e C. H. C. Reineke. Valente pianista, compì numerose tournées all'estero e in Italia, a Trieste, Torino, Napoli e a Roma, dove diede fra l'altro due concerti, uno nel 1905, e l'altro nel 1908, al teatro Costanzi, eseguendo alcune sue composizioni per pianoforte.
La prima affermazione come compositore sembra sia stata la esecuzione a Trieste di un suo concerto per pianoforte e orchestra, ma ben presto si dedicò al genere operistico, dove esordi con la Teresa Raquin, opera in due atti e tre quadri su libretto di Enrico Golisciani, tratto dall'omonimo romanzo di E. Zola (prima rappresentazione: Napoli, teatro Mercadante, 8 febbr. 1894). A questo lavoro fece seguito l'episodio pastorale in un atto Nemea, sulibretto di A. Menotti-Buia, rappresentato per la prima volta al teatro Rossinì di Venezia (già S. Benedetto) il 27 nov. 1897, con buon successo. Dopo un lungo silenzio durato circa quindici anni, il C. affrontò nuovamente il teatro, questa volta nel campo dell'operetta, genere dal quale non si sarebbe più allontanato. La prima sua composizione di tal genere fu Il ragno d'oro, rappresentato a Milano (teatro Fossati, 19 dic. 1913) dalla compagnia Magnani, con la Criscuolo come protagonista femminile. Il lavoro fece il giro deì maggiori teatri italiani, con gran successo, in quanto vi si apprezzava una "musica fluida, melodica, elegante, finemente elaborata nella strumentazione, e staccantesi in tutto il suo complesso dal trito modello viennese" (C. Schinidi). Seguirono poi altre tre composizioni dello stesso genere, e precisamente: Linotte, operetta in tre atti su libretto di C. Lombardo (rappresentata per la prima volta al teatro Quirino di Roma nel luglio 1917 e replicata con successo, sempre nella capitale, al teatro Costanzi l'11 ott. 1918). L'oro dei faraoni, operetta in tre atti, libretto di C. Vizzotto (Napoli, politeama Giacosa, 19 febbr. 1916); Changez la dame, libretto di C. Lombardo (Torino, politeama Chiarella, 14 febbr. 1920). Di questo autore si conoscono, inoltre, un concerto per pianoforte e orchestra e varie composizioni per pianoforte.
Morì a Napoli il 6 febbr. 1929.
Fonti e Bibl.: Catal. delle opere Pubbl. dall'I. R. Stabil. naz. Privilegiato di calcografia, copisteria e tipografia musicale di G. Ricordi in Milano, Firenze 1844, p. 97; Gazz. music. di Milano, XXI (1866), 7. p. 56; XXII (1867), 32, p. 2561 34, p. 267; 48, p. 378; 49, p. 392; Catalogo generale delle edizioni G. Ricordi & C., Milano s. d., I, pp. 36, 96 s., 350, 354, 364-363, 370, 380, 397, 401, 412 s., 415, 428, 430, 442, 444, 562, 569, 664; II, pp. 696, 704, 709. 731, 763, 934; III, p. 1467; IV, p. 27; L. A. Villanis, L'arte del Pianoforte in Italia (da Clementi a Sgambati), Torino 1907, pp. 176, 255; J. Towers, Dicrion-Catal. of operas and operettas..., Morgantown, Va., 1910, pp. 450, 533; Annuario dei musicisti, I, Roma 1913, p. 54; Il Teatro illustrato (Milano), IX (1913), 14; G. Pavan, Teatri musicali venez.: il teatro S. Benedetto..., Catalogo cronol. degli spettacoli (1755-1900), Venezia 1917, p. 76; A. De Angelis, Diz. dei musicisti, Roma 1928, p. 148; G. Pannain, Saggio sulla musica a Napoli nel sec. XIX, in Riv. music. ital., XXXVIII (1931), 2, pp. 198 s.; Id., IlRegio Conserv. di musica "San Pietro a Maiella" di Napoli, Firenze 1942, pp. 57 s.; L. Finizio, Quello che ogni pianista deve sapere, Milano 1950, p. 65; G. Pannain, Ottocento musicale italiano. Saggi e note, Milano 1952, pp. 144 s.; U. Manferrari, Diz. univ. delle opere melodr., I, Firenze 1954, p. 271; A. Caselli, Catalogo delle opere liriche Pubblicate in Italia, Firenze 1969, p. 122; G. Zanotti, Bibl. del convento di S. Francesco di Bologna. Catal. del fondo musicale, I, Bologna 1970, Le edizioni, p. 94; S. Martinotti, Ottocento strumentale ital., Bologna 1972, pp. 165, 324 s., 326, 481; V. Terenzio, La musica ital. nell'ottocento, Milano 1976, pp. 700 s.; V. Frajese, Dal Costanzi all'Opera - Cronache, recens. e documenti, Roma 1977, II, pp. 188 s.; IV, pp. 131, 313; D. La Gioia, Libretti ital. d'operetta nella Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, Firenza 1979, pp. 90, 96; Roma, Conservatorio di S. Cecilia, coll. Carvalhaes, Catal. manoscritto, libro I, nn. 10.908 ss.; libro II, n. 14-944; G. La Corte Cailler, Musica e music. in Messina, Quad. dell'accad., Messina 1982, pp. 62-67 (cat. delle opere); F.-J. Fétis, Biogr. univ. des Musiciens, Suppl., I, p. 200; C. Schrnidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 367; A. Della Corte-G. M. Gatti, Diz, di musica, Torino 1959, p. 158; Enc. della musica Ricordi, I, pp. 536 s.; La Musica. Dizionario, I, p. 434; F. Clément-P. Larousse, Dict. des opdras, Paris s. d., p. 1077.