HEMINGWAY, Ernest
Narratore nato a Oak Park, Illinois, il 21 luglio 1898; ha vissuto quasi sempre all'estero; partecipò alla guerra mondiale e fu assegnato al fronte italiano; in tale occasione ebbe esperienze che gli fornirono il soggetto di A Farewell to Arms (1929).
Fin dal suo secondo libro di racconti, In Our Time (1925; la prima opera, Three Stories and Ten Poems, passò quasi inosservata), H. giunse alla fama per lo stile diretto, aderente ai contorni delle cose con una fermezza che ha dell'impersonale. Deliberatamente antintellettuale e antiletterario (tra l'altro ha scritto una gustosa parodia, The Torrents of Spring, 1925, del mito del "selvaggio felice" quale è ripullulato ai nostri tempi nelle opere cerebrali di D. H. Lawrence e di Sherwood Anderson), H. ha di mira l'episodio rivelatore, il tratto tipico che illumina un carattere o una situazione (Winner Take Nothing, 1934), e sente la rude poesia del fatto bruto, sia un'avventura di caccia (Green Hills of Africa, 1936), sia il pericoloso sport della corrida (Death in the Afternoon, 1932), sia le gesta d'un bandito (To Have and Have Not, 1937). Ma la sua laconicità suggestiva vibra d'umana simpatia, e tocca note patetiche, come nell'ultimo dei libri ora ricordati e in Men Without Women (1927); altre volte, nella pittura di decadenti e di degenerati (in Fiesta, romanzo apparso in America col titolo The Sun also Rises, 1926, e negli ultimi capitoli di To Have and Have Not) lo stile ha la causticità d'una satira sociale.
Bibl.: Una critica aspra, ma assai penetrante dell'arte di H. può vedersi in Men Without Art di Wyndham Lewis, Londra 1934; in Italia si sono occupati del H., tra gli altri, C. Linati, in Scrittori anglo-americani d'oggi, Milano 1932, e M. Praz, in La Stampa, 13 luglio 1929, 15 gennaio 1933, 14 marzo 1933, 6 aprile 1934, 31 luglio 1936.