HEMINGWAY, Ernest
Scrittore americano, nato a Oak Park, Ill., il 21 luglio 1898. Figlio di un medico iniziò, non ancora ventenne, la collaborazione al giornale Star di Kansas City. Durante la prima Guerra mondiale, fu volontario in un reparto di sanità americano, poi, sul fronte italiano, passò tra gli arditi e rimase ferito, guadagnandosi la medaglia d'argento al valor militare. Tornato in patria, riprese il lavoro giornalistico e viaggiò come corrispondente nell'Oriente mediterraneo e in Grecia. Fu poi a Parigi, dove strinse amicizia con G. Stein che esercitò influenza decisiva sul giovane H. e in specie sul suo stile.
Con il suo laconico dialogo e il tono verbale sempre un po' al disotto della situazione, volontariamente implicante più di quanto dice (understatement) H. inaugurò quella narrativa sconcertante (hard-boiled) che ha avuto tanti seguaci e imitatori. Nel H. questi caratteri nascono da una posizione polemica contro ogni abbandono emotivo. Provato giovanissimo dall'esperienza della guerra, tornato in patria negli anni della speculazione e della depressione, egli divenne, nel crollo di tutti i valori dello spirito, il portavoce di quella che la Stein chiamò "la generazione perduta". Sia una donna che rinunzia al suo amore per un torero unicamente per non rovinargli la carriera, come in The Sun Also Rises (1926, trad. ital., Fiesta, Torino 1946); sia la ricerca d'un valore universale nell'amore, come in A Farewell to Arms (1929, trad. ital., Addio alle armi, Milano 1946), o la minuta descrizione di una corrida, in cui al combattere cieco del bruto è contrapposto l'uomo che rispetta le regole del gioco volontariamente accettate, come in Death in the Afternoon (1932, trad. ital., Morte nel pomeriggio, Torino 1947); sia infine nel culto della sensazione fisica eretto a sistema e perciò anch'esso regola di vita, come in Green Hills of Africa (1935, trad. ital., Verdi colline d'Africa, Torino 1948), sempre è una norma individuale, un personale codice dell'azione l'unico valore riconosciuto. Questa situazione si esprime, talvolta con molta potenza, anche nelle novelle, di cui H. pubblicò varie serie, raccogliendole infine, insieme con una commedia, nel volume The Fifth Column and the First Forty-Nine Stories (1938, trad. ital. delle sole novelle, Le quarantanove novelle, Torino 1948). Questa posizione angusta spiega perché, nonostante la freschezza e vivezza dello stile (specie in Green Hills of Africa che, insieme con Death in the Afternoon, ha dato incremento a tutta la contemporanea narrativa anglosassone di reportage), le situazioni narrative di H. tendano a una certa monotonia. Sebbene in romanzi più recenti, quali To Have and Have Not (1937, trad. ital., Avere e non avere, Torino 1947), e For Whom the Bell Tolls (1940, trad. ital., Per chi suona la campana, Milano 1948), sulla guerra civile di Spagna, egli abbia cercato di ricondurre l'individuo a contatto dei suoi simili, l'intima natura dei personaggi non sembra sostanzialmente mutata. Fra le altre opere di H. si ricordano: The Torrents of Spring, 1926, e alcune raccolte parziali delle novelle: In Our Time, 1925; Men Without Women, 1927; Winner Take Nothing, 1933.
Bibl.: J. W. Beach, Tecnica del romanzo novecentesco, Milano 1948, pp. 489-500 e passim; E. Wilson, E. H., in Atlantic Monthly, luglio 1939, pp. 36-46; A. Kazin, On Native Ground, New York 1942, pp. 327-41; P. Brodin, Les écrivains américains de l'entredeux guerres, Parigi 1946, p. 127 segg.; R. Penn Warren, H., in Horizon, n. 87, aprile 1947.