Architetto greco (n. forse a Priene), attivo tra la fine del 3º e gli inizî del 2º sec. a. C. In un'opera andata perduta, utilizzata poi da Vitruvio, teorizzò un canone dell'ordine ionico, da lui sperimentato nei templi di Dioniso a Teo, di Zeus Sosipoli e di Artemide Leucofriene a Magnesia sul Meandro, città di cui avrebbe in parte progettato una ristrutturazione urbanistica. Il tempio di Teo, periptero (6×11 colonne), proponeva il tipo "eustilo", preferito da E., con intercolunnî pari a due volte e un quarto il diametro inferiore delle colonne. Il tempio di Artemide (8×15 colonne) era del tipo "pseudodittero" (con omissione della seconda fila di colonne e aumento dello spazio tra colonnato e pareti della cella), non propriamente un'invenzione di E. che, anche nella particolarità dell'alzato, intese ricollegarsi alla tradizione arcaica riproducendone alcuni effetti di spazialità. Lasciò un'impronta significativa nell'architettura dei suoi tempi ed esercitò notevoli influssi su quella romana.