BONOMI, Ermete (Ermes, Hermes)
Nacque probabilmente a Milano nel 1734 da Giovanni e Angela Rosnati (l'anno si ricava indirettamente da un documento anagrafico del 1811, il quale ci informa che il B., "di patria milanese", aveva allora settantasette anni). L'educazione, gli studi, i contatti del B. adolescente ci sono sconosciuti. Il 22 apr. 1753, come indica un'annotazione di suo pugno in un codice conservato alla Biblioteca Braidense di Milano (Misc. Chiaravallese XV A 15), entrò nell'Ordine dei cisterciensi, all'abbazia di Chiaravalle, che, con il monastero di Sant'Ambrogio in Milano, era uno dei centri più importanti e culturalmente più vivi dell'Ordine stesso.
Il B. fu a capo della biblioteca e dell'archivio dell'abbazia, iniziando il ponderoso lavoro con cui degnamente s'inserisce nelle tradizioni culturali del suo Ordine: l'interpretazione, la trascrizione e l'annotazione del ricchissimo e vastissimo materiale documentario esistente nell'antica abbazia, lavoro che si estese poi all'esame dei documenti conservati nell'archivio di S. Ambrogio e negli archivi di altre chiese e monasteri. Ancora nel 1789 era a Chiaravalle, ché il codice Braidense AE XV 37, recante la data 1789, è compilato, come si legge nel titolo, dal B. "Archivo et Bibliothecae monasterii huius Praefecto". Fu forse Angelo Fumagalli a procurargli incarichi di responsabilità e di prestigio presso il monastero di S. Ambrogio, dove funzionava, dal 1778, una tipografia e dove, nel marzo 1783, erano state aperte la biblioteca e la scuola di diplomatica. Nel marzo 1798 il B. divenne archivista e professore di diplomatica nel monastero di S. Ambrogio: "coenobii Ambrosiani monachus et sacerdos eiusdemque tabularii Praefectus Anno I ab instituta Cisalpina R. P. die Sancto Benedicto D." dice di se stesso in uno dei codici conservati a Lodi; "alias charturalius et artis diplomaticae professor" si definisce nel codice del 1799.
Nel quadro dei drastici provvedimenti adottati in campo ecclesiastico, dopo la proclamazione della Repubblica cisalpina, il monastero di Chiaravalle fu unito il 13 maggio 1798 a quello di S. Ambrogio; dopo poco meno di un anno, il 20 marzo 1799, l'Ordine dei cisterciensi venne soppresso. Seguì la diaspora dei suoi membri e il B. trovò asilo in Milano. Privo ormai di incarichi ufficiali, da "dilettante di Diplomatica", come si definisce in una lettera del 31 ag. 1804, egli si diede a riordinare e a copiare, su invito di Carlo Giovanni Venini, collaboratore del Fumagalli nell'edizione italiana della Storia delle arti del disegno presso gli antichi del Winckelmann, i diplomi esistenti nell'archivio vescovile di Lodi. Il primo volume, terminato nel 1804, fu offerto al vescovo Giovanni Antonio Della Beretta con una lettera del 31 agosto, nella quale il B. accenna altresì a un'"opera grande" che "erasi accinto di fare, e della quale le vicende del secolo ne impediscono il proseguimento". Di tale opera non sappiamo nulla di preciso. Nell'aprile del 1811, in una lettera a G. B. Lampugnani, segretario del vescovo di Lodi, il B. afferma di aver "approntato un altro volume delle memorie attinenti a questo Episcopato"; tale secondo volume contiene una lettera dedicatoria a mons. Della Beretta datata Milano 4 maggio 1811. Ammalatosi, il B. continuò nella sua fatica senza poterla condurre a termine.
Morì a Milano il 22 apr. 1812.
L'operosità del B. è testimoniata dai ventitré codici manoscritti esistenti presso la Biblioteca Braidense di Milano (Mss. AE XV 15-37) e dai due conservati presso l'Archivio vescovile di Lodi. Sono cronologicamente anteriori i volumi braidensi, il primo dei quali (Misc. Chiaravallese, AE XV 15) va considerato a sé, poiché la maggior parte dei documenti in esso contenuti non è stata raccolta dal Bonomi. I volumi braidensi raccolgono carte di undici archivi di altrettanti monasteri. Importanti fra tutti i documenti che riguardano il monastero di S. Ambrogio (AE XV 17-19) e l'abbazia di Chiaravalle (AE XV 20-31, AE XV 37 e, parzialmente, AE XV 32). La "scrupolosa esattezza" del B. venne lodata dal Fumagalli nella Prefazione (p. VIII) alle sue Istituzioni diplomatiche, pubblicate a Milano nel 1802. Nella stessa prefazione il Fumagalli scriveva che "Di non iscarso vantaggio" gli erano state le copie ricavate "dall'instancabile monaco P. Bonomo" dagli antichi diplomi santambrosiani; copie, aggiungeva, corredate di "note ed indici copiosi". Quando poi Carlo Amoretti si fece editore del Codice Diplomatico Sant'Ambrosiano (Milano 1805), lasciato inedito dal Fumagalli, non mancò di dare "un pubblico attestato di riconoscenza" al B., che gli aveva fornito diplomi e "cifre" (cfr. "L'Editore a chi legge"). In quest'opera, discutendo dei dubbi esistenti tra gli studiosi circa l'interpretazione di una parola indicante il luogo in cui fu emesso un diploma di Carlo Magno nel 790, il Fumagalli scrive che il diploma fu sottoposto all'esame "del valente diplomatista Ermes Bonomi, che lungo e penoso studio impiegò intorno le vetuste pergamene degli archivj cisterciesi della Lombardia" (p. 89 n.). Identificando in Vormace la parola controversa, il B. permise di sciogliere "la questione... fra i più celebri diplomatisti insorta intorno il luogo in cui fu spedito il presente diploma". In realtà, il B. si rivela, in tutti i volumi che possediamo, esperto conoscitore degli eruditi italiani e stranieri, le cui conclusioni egli spesso discute con sottigliezza e competenza.
Dagli archivi dei monasteri che il B. andava pazientemente esplorando viene ricavata una fittissima trama di documenti che, a partire dall'alto Medioevo, non solo ci informano dell'attività, dei rapporti, delle vicende dei monasteri stessi, ma ci danno anche notizie sulla vita economica della Lombardia, sul regime della proprietà laica ed ecclesiastica, sulle azioni di papi ed imperatori, sulle famiglie lombarde, ecc.; numerosi i documenti che riguardano affitti di terre, donazioni, vendite, privilegi. Preziosi soprattutto, come s'è accennato, i volumi relativi al monastero di S. Ambrogio e all'abbazia di Chiaravalle.
La datazione di tutti i volumi è incerta. Poiché nella prefazione al primo dei codici chiaravallesi il B. afferma che il lavoro fu intrapreso "patrocinium praestante Rev.mo P.d.d. Angelo Fumagalli claravallensis huius coenobii abbateac nunc Sancti Ambrosii et congregationis nostrae Praeside", la compilazione si colloca prima del 1784, anno in cui il Fumagalli abbandonò cariche prestigiose per ritirarsi nella piccola abbazia di S. Luca in Milano. Inoltre, nella prefazione allo stesso volume (p. 5) si trova citato il secondo volume santambrosiano, il che ci consente di affermare che i primi due volumi riguardanti il monastero di S. Ambrogio precedono quelli chiaravallesi. Non ci sono elementi per datare il terzo volume santambrosiano; tuttavia, termine ad quem sappiamo essere il 1796; anno che il B. stesso indica, nel primo dei due volumi conservati all'Archivio vescovile di Lodi, come quello in cui fu interrotto il lavoro intorno ai documenti santambrosiani (questi riguardano il periodo 721-1153). Nel titolo del codice AE XV 37, pure dedicato all'abbazia di Chiaravalle, il B. dice espressamente che il volume fu terminato nel 1789. Il volume AE XV 32, contenente un Regestum e un Index dei documenti chiaravallesi, contiene anche documenti tratti dall'archivio del cenobio di S. Valeria, di S. Stefano di Vercelli, della chiesa di S. Eusebio a Brera. In questo volume è inserita una preziosa Series chronologica consulum mediolanensium ab anno MCXVII ad annum MCCLXXVII (di fatto si estende fino al 1522), databile, come si può desumere dalla prefazione alla stessa Series, al 1801, e come tale da considerarsi come l'ultimo scritto dei codici braidensi (ove si voglia prescindere dall'indice ai volumi santambrosiani, aggiunto successivamente alla compilazione dei volumi medesimi). I codici AE XV 3335, databili approssimativamente intorno al 1794-95, riguardano gli archivi del monastero di S. Benedetto di Oltirone, di quello di S. Maria d'Acquafredda e di quello di S. Faustino d'Isola. I documenti coprono gli anni 1011-1300. Notevoli, nel terzo volume, la Series consulum Comensium qui in tribus voluminibus occurrunt e la Series potestatum Comensium. Il volume AE XV 36, relativo all'archivio del monastero di S. Maria di Morimondo (i documenti raccolti vanno dal 1010 al sec. XIII), fu concluso, come suggerisce l'alias preposto alle cariche che il B. si attribuisce nel titolo, dopo il 1799, anno in cui l'Ordine cisterciense fu soppresso. Il codice AE XV 16 (mancante delle prime sette pagine) riguarda il monastero di Orona e il monastero di S. Maurizio (i documenti appartengono agli anni 816-1335); come si deduce da una nota del B., venne terminato non prima dell'anno 1799.
I Monumenta Laudensis Episcopatus (tale è la scritta che si legge sul dorso dei due volumi lodigiani) hanno le stesse caratteristiche di precisione, di accuratezza, di informazione erudita dei codici braidensi. Come si afferma a p. 11 del primo volume, il B. non intende soltanto offrire una congerie di documenti: egli intende soprattutto difendere i diritti "Sanctae Laudensis Ecclesiae", ricordare i vescovi di Lodi, procurare materiali per la storia della città e delle più illustri famiglie, riscoprire e precisare i nomi dimenticati "oppidorum villarum aliorumque locorum", illustrare "ritus ac formulas in iudiciis olim adhibitas". I documenti del primo volume vanno dal 1201 al 1256; quelli del secondo volume (si tratta di carte che non sono soltanto lodigiane) vanno dal 1256 al 1309 e sono corredati dai soliti ricchissimi indici e regesti. Da notare che sia nel primo sia nel secondo volume il B. allude ad un altro codice di cui nulla sappiamo.
Fonti e Bibl.: I codici del B. si conservano alla Biblioteca di Brera di Milano, mss. AE XV 15-37, e all'Archivio vescovile di Lodi (Monumenta Laudensis Episcopatus). Ilmanoscritto braidense AE XV 15 (Miscellanea Chiaravallese)va considerato a sé, come abbiamo segnalato sopra. Nell'Archivio vescovile di Lodi esistono cinque lettere autografe del B. ed una lettera del can. Luigi Chiappetta sulla sua morte (anni 1804-1812). Il Foglio domestico del 1811 riguardante il B. si conserva presso il Municipio di Milano, Ufficio Anagrafe. A. Fumagalli, Delle Istituzioni Diplomatiche, Milano 1802, p. VIII; Codice Diplomatico Sant'Ambrosiano sulle carte dell'ottavoe nono secolo illustrate con note da Angelo Fumagalli..., a cura di C. Amoretti, Milano 1805, "L'Editore a chi legge" e p. 89 ss.; F. Malaspina, Sulla patria e sulla età del cronogr.novaliciense, Tortona 1816, p. 40 n.; G. Agnelli, L'arch. vescov. di Lodi, estr. dall'Arch. stor. della città di Lodi, Lodi 1890, passim; A. Ratti, Del monaco cisterciese Don E. B. milanese e delle sue opere, in Arch. stor. lomb., s. 3, XXII (1895), pp. 303-382; Id., La Miscellanea Chiaravallese e il Libro dei prati di Chiaravalle,ibid., p.102; G. Seregni, La cultura milanese nel Settecento, in Storia di Milano, XII, Milano 1959, pp. 631-632.