ERMAGORA (‛Ερμαγόρας, Hermagŏras) di Temno
Il più importante dei retori di questo nome, da non confondere, come spesso fu confuso, né con i suoi due o tre omonimi, né con Ermagora di Amfipoli, filosofo stoico del sec. III a. C.: Quintiliano lo nomina a bella posta prima di Molone (Institutio, 3, 1, 16). La sua opera s'intitolava τέχναι ῥητορικαί e comprendeva forse sei libri. Lasciò una scuola: Quintiliano e altri parlano di Hermagorei. Fu considerato l'inventore della teoria degli status, cioè delle στάσιες: il che si deve intendere nel senso ch'egli aggiunse la quarta στάσις, la μετάληψις, alle altre tre (στοχασμός, ὅρος, ποιότης). Il suo influsso fu scarso sull'eloquenza pratica, importante sulla scuola. Quintiliano, che voleva metter d'accordo scuola ed eloquenza pratica, biasima l'adfectata subtilitas di E., pur tra le lodi e le espressioni di ammirazione. Attraverso Quintiliano (specialmente il terzo libro), il De inventione di Cicerone e il De rhetorica di Agostino è possibile, ma fino a un certo punto e con grande difficoltà, ricostruire l'opera di E. Innegabile è l'influsso su di lui della dialettica filosofica, specialmente stoica.
Bibl.: Radermacher, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., VIII, coll. 692-695; Christ-Schmid-Stählin, Gesch. d. griech. Litt., II, i, p. 306.