ERMAFRODITO (dal gr. ‛Ερμῆς "Ermete" e 'Αϕροδίτη "Afrodite")
Essere ibrido, partecipe insieme della natura maschile e femminile. È più che dubbio che E. sia stato mai oggetto di culto presso i Greci e i Romani; le tracce in tutti i modi sono assai scarse ed incerte, eccetto presso i Ciprioti, più esposti degli altri Greci alle influenze orientali: giacché non c'è dubbio che il prototipo mitico di E., se mai vi fu, va ricercato in Oriente. Anche nel mito, i fatti relativi ad E. si riducono al racconto che ci dà Ovidio nelle Metamorfosi della sua trasformazione. E., figlio di Ermete e di Afrodite, che nel volto riunisce la bellezza di ambo i genitori, giunto presso la fonte Salmace in Caria, innamora follemente di sé la ninfa di quella fonte. Respinta, ella riesce a trarlo a sé nei gorghi un giorno ch'egli imprudentemente si era recato a bagnarvisi, e ottiene dagli dèi di divenir tutt'uno con l'oggetto delle sue brame. Ma la storiella ha tutta l'aria di essere di origine puramente letteraria, non religiosa.
Nell'arte figurata E. non è raffigurato in simulacri di culto, ma solo in rilievi, statue e affreschi, di contenuto esclusivamente artistico, spesso non privi di un'aggiunta erotica più o meno spinta. Meritato favore godette nell'antichità una statua di E. nel dormiveglia, il cuì prototipo risale a età ellenistica, come tutti gli altri monumenti figurati. Varie repliche abbiamo di gruppi in cui E. è insidiato o sorpreso da un satiro.
Bibl.: P. Herrmann, in Roscher, Lexikon d. gr. und röm. Mythologie, I, 2, col. 2314 segg.; O. Jessen, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., VIII, col. 714 seg.; P. Marconi, in Bull. arch. com. 1926, p. 3 segg.