ERITREMIA (XIV, p. 234)
Le eritremie, dette anche mielosi eritremiche, sono state individuate ed esattamente definite da G. Di Guglielmo. Si tratta di un processo morboso della serie rossa, che dal punto di vista ematologico, istopatologico e patogenetico, è perfettamente sovrapponibile all'analogo processo della serie bianca, la leucemia. L'eritremia, molto più rara della leucemia, è pertanto una malattia primitiva, sistemica, che interessa la serie rossa normoblastica, presenta note di iperplasia ed anaplasia del midollo osseo ed è caratterizzata dal passaggio nel sangue periferico di globuli rossi immaturi (proeritroblasti, eritroblasti basofili, ortocromatici, policromatofili, eccetera) ed inoltre da una anemia di alto grado.
L'etiopatogenesi dell'eritremia è ancora oscura: come per la patogenesi delle leucemie, due sono le teorie particolarmente in discussione, l'una che considera il processo come una iperplasia, l'altra come una neoplasia. Conosciamo una forma eritremica acuta, nota con il nome di "malattia di Di Guglielmo", che decorre con febbre, splenomegalia, epatomegalia, e spesso con segni di diatesi emorragica, dura in genere poche settimane e ha sempre esito letale. Da Di Guglielmo e N. Quattrin in Italia e da L. Heilmeyer e W. Schoener, in Germania, sono stati descritti anche casi di eritremia cronica, della durata di circa due anni, anch'essi ad esito letale. Non si conosce alcun mezzo terapeutico efficace a curare l'eritremia. Si ricorda infine che, come nelle leucemie, sono state descritte anche varietà eritremiche neoplastiformi, di tipo cloromatoso.