ERIS (῎Ερις)
Dea della discordia e della contesa.
Secondo la concezione omerica è sorella e compagna di Ares e con lui è sempre presente nelle battaglie. Dapprima piccola, cresce poi fino a toccare il cielo, pur continuando a camminare sulla terra. Le sono compagni Deimos e Phobos (Il., iv, 440). Nella Teogonia esiodea (255 ss.) è invece figlia della Notte e madre di tutti i mali: Ponos, Lethe, Limos, ecc. Durante le nozze di Peleo e di Teti, per vendicarsi di non essere stata invitata, sola tra tutti gli dèi, lanciò fra Hera, Afrodite ed Atena un pomo d'oro, con la scritta "alla più bella". Di qui la discordia tra le dee e il giudizio di Paride. Di epoca alessandrina è il racconto della contesa da lei provocata per ordine di Hera tra Polytechnos e Aedon, che avevano dichiarato di amarsi più di Zeus ed Hera.
Era rappresentata come un demone orribile nel duello di Ettore e Aiace sull'Arca di Cipselo e nell'affresco della Battaglia presso le navi di Kalliphon di Samo, nell'Artemision di Efeso (Paus., v, 19, 2). Sulla scorta di Pausania si può quindi riconoscere E. nel demone femminile con due paia di ali e la testa di Gorgone rappresentato secondo lo schema arcaico della corsa in ginocchio, che appare tra due sfingi sulla parte posteriore del vaso di Adrasto, uno sköphos calcidese a Copenaghen, e forse anche nell'orribile figura che sta tra due combattenti su una lèkythos a figure nere del Louvre. Come figura femminile alata, col capo cinto da un diadema, con calzari alati e abito riccamente adorno E. appare su una coppa a figure nere; così può essere E. la figura femminile alata, designata dall'iscrizione come ῏Ιρις, che appare tra due quadrighe su un'idria arcaica della Collezione Durand. Senza speciali caratteristiche, infine, la dea è presente al giudizio di Paride su un cratere a figure rosse da Kerč nell'Ermitage e su una kàlpis, pure a figure rosse, da Ruvo, a Karlsruhe, mentre un coperchio di sarcofago del Palazzo Riccardi di Firenze la mostra, nascosta dietro un albero, in atto di lanciare il pomo della discordia.
Con significato completamente diverso, cioè come dea della nobile gara (cfr. Hes., Op., ii ss.), E. appare su due specchi etruschi: uno della Collezione Gherardesca, che rappresenta probabilmente Ercole a un bivio e che mostra E., seminuda e ingioiellata, con un diadema a raggera, un nastro incrociato sul petto e un bastoncello puntuto in mano, contrapposta a Ethis (Voluptas?); e uno specchio da Bomarzo attualmente nel Museo Etrusco Gregoriano dei Musei Vaticani dove E. assiste alla gara tra la musa Euturpa (Euterpe) e il cantore Phamu (Thamyris).
Monumenti considerati. - Vaso di Adrasto: E. Gerhard, Über die Flügelgestalten der alten Kunst, in Abh. Ben. Ak., 1839, tav. ii, 1; E. Abeken, in Ann. Inst., xi, 1839, p. 225 ss., tav. agg.; P. H. Heydemann, in Arch. Zeitung, xxiv, 1866, p. 130 ss., tav. 206, 2; A. Baumeister, Denkmäler des klassischen Altertums, Monaco e Lipsia 1885-88, i, fig. 20. Lèkythos del Louvre: L. Couve, in Rev. Arch., iii, ser. xxxii, 1898, p. 233 ss. Coppa a figure nere: E. Gerhard, op. cit., tav. ii, 5; Roscher, i, col. 1338; C. I. G., 7551. Idria Durand: E. Gerhard, op. cit., tav. ii, 6; id., Auserlesene Vasenbilder, Berlino 1840-58, i, tavv. 20-21, p. 76 ss.; C. Lenormant-J. De Witte, Élite des monuments céramografiques, Parigi 1844-61, ii, tav. 50, p. 150; C. I. G., 7419. Cratere dell'Ermitage: L. Stephani, in Compte Rendu de la Commission Imperiale Archéologique, ii, 1861, tav. iii; A. Conze, in Wiener Vorlegeblätter, A, tav. xi, 1; A. Baumeister, op. cit., p. 1165 ss., fig. 1356; S. Reinach, Rép. Vases, i, p. 6 ss.; J. D. Beazley, Red-fig., p. 804, 5. Kàlpis da Ruvo: E. Gerhard, Apulische Vasenbilder d. Königl. Museum zu Berlin, Berlino 1845, p. 33, tav. D, 2; J. Overbeck, Galerie Heroischer Bildwerke, Brunswick e Stoccarda 1853 e 1857, p. 233 ss., tav. xi, 1; Furtwängler-Reichhold, tav. 30; A. B. Cook, Zeus, Cambridge 1914-40, i, tav. xi; E. Pfuhl, Malerei und Zeichnung, Monaco 1923, fig. 595; J. D. Beazley, Red-fig., p. 834. Sarcofago Riccardi: C. Robert, Sarkophagrel., ii, p. 20, tav. v, 19. Specchio Gherardesca: Th. Dempster, De Etruria Regali, Firenze 1723-24, tav. ii; L. Lanzi, Saggio di lingua Etrusca, Roma 1789, ii, p. 209, tav. xi, 3; E. Gerhard, Etruskische Spiegel, Berlino 1843-97, 3, p. 153, tav. clxiv; A. Fabretti, C. I. I., 106. Specchio da Bomarzo: Bunsen, in Ann. Inst., viii, 1836, p. 282 ss..; Mon. Inst., ii, tav. 28; Museum Etruscum Gregorianum, Roma 1842, i, tav. xxv; E. Gerhard, op. cit., 4, p. 158 ss., tav. cccxxiii; A. Fabretti, C. I. I., 2412.
Bibl.: L. von Sybel-W. Deecke, in Roscher, I, col. 1337 ss.; O. Waser, in Pauly-Wissowa, VI, col. 463 ss.