Poeta svedese (Folkärna, Kopparberg, 1864 - Stoccolma 1931). Massimo esponente della poesia svedese tra la fine dell'Ottocento e il primo Novecento, mediante la variazione ritmica e il gioco delle rime, la musicalità dei suoni e l'audacia dei colori è riuscito a fondere insieme con estrema perizia toni popolareschi e raffinati, umili e solenni in un'orchestrazione polifonica che sfida l'imitazione. Tra le raccolte: Fridolins poesi ("La poesia di Fridolin", 1902) e Hösthorn ("Corno autunnale", 1927). Premio Nobel per la letteratura (1931).
Bibliotecario alla Biblioteca reale di Stoccolma e dal 1912 segretario dell'Accademia svedese. Nel 1931 gli fu assegnato, postumo, il premio Nobel per la letteratura. Ebbe successo già la sua prima raccolta di versi Vildmarks-och kärleksvisor ("Canzoni della landa e dell'amore", 1895); e quelle che seguirono, segnanti un progressivo e costante approfondimento artistico dei grandi temi umani già affrontati nei primi versi (l'amore e il dolore, l'attaccamento alla piccola provincia di Dalecarlia e la ricerca d'una fede ultramondana) fecero di lui l'esponente più significativo della poesia svedese tra la fine dell'Ottocento e i primi decenni del Novecento: le già citate Fridolins poesi e Hösthorn, e Flora och Bellona (1918). Nell'autoritratto di Fridolin contadino e poeta, "pieno del dolce vino" della terra, ma anche pieno del "vino dei ricordi", cioè delle memorie del passato avito, che accetta la vita con gioia e rassegnazione insieme, come nelle "Pitture dalecarlie in rima", che in chiave ironico-patetica attingono temi e spunti all'arte figurativa locale, K. ha dato la più alta espressione al suo naturismo mistico e al suo sentimento della vita estremamente complesso sotto l'apparente semplicità. Testimonianza del suo interesse per il barocco e il Biedermeier svedesi sono le due monografie Skalden Lucidor (1912) e Carl Fredrik Dahlgren (1924).