DODDS, Erich Robertson
Grecista irlandese, nato a Banbridge (Irlanda del Nord) il 26 luglio 1893, morto a Old Marston (Oxfordshire) l'8 aprile 1979. Di famiglia protestante, studiò dapprima al St. Andrew's College di Dublino e al Campbell College di Belfast, quindi (1912-16) all'University College di Oxford, dove ebbe come maestro G. Murray, che esercitò un profondo influsso sulla sua formazione culturale e scientifica. Nel breve periodo trascorso a Dublino come insegnante nelle scuole secondarie, ebbe modo di frequentare il poeta W. B. Yeats, ma anche il circolo di intellettuali che faceva capo al filosofo G. W. Russel, tra i quali St. MacKenna, il futuro traduttore di Plotino: non è un caso che proprio allora si manifestasse in lui un interesse così vivo per il neoplatonismo, da divenire quasi una fede personale, in un'esigenza di misticismo che fece naufragare le sue giovanili simpatie per la filosofia nietzschiana. In quest'ambito si collocano l'antologia Select passages illustrative of neoplatonism (2 voll., 1923-24) e l'edizione commentata degli Elements of theology di Proclo (1933). Fu Lecturer in classics (1919-23) presso l'università di Reading; nel 1924 ottenne la cattedra di Greco a Birmingham e dal 1936 al 1960 fu regius professor di Greco nel Christ Church College di Oxford, succedendo a G. Murray.
Sin dalle prime ricerche seguì in larga misura l'approccio del suo maestro, ispirato all'antropologia prevalente ai suoi tempi, intesa come analisi psicologica della vita interiore: di qui già i due saggi giovanili su s. Agostino (A study of spiritual maladjustement, 1928) e su Euripide (Euripides the irrationalist, 1929); poi Telepathy and clairvoyance in classical antiquity (1936), Plato the irrationalist (1947), tutti, tranne il primo, confluiti nel volume The ancient concept of progress and other essays on Greek literature and belief (1973): il saggio inedito che dà il titolo al volume costituisce una radicale presa di posizione contro l'opinione vulgata e riproposta pochi anni prima da L. Edelstein (The idea of progress in classical antiquity, 1967; trad. it., 1987), che attribuiva ai Greci una diffusa e permanente coscienza dell'idea di progresso; ma in realtà, se essa vi fu, restò comunque circoscritta a una ristretta cerchia di intellettuali del 5° secolo a.C.
L'opera fondamentale, divenuta ormai un classico, è The Greeks and the irrational (1951; trad. it., 1959, con presentazione di A. Momigliano), in cui D. applica le moderne teorie antropologiche e psicologiche allo studio della grecità, da Omero ai neoplatonici. Psicologia sociale e di gruppo costituiscono il tema specifico dell'indagine che si articola attraverso la netta contrapposizione fra l'età arcaica, definita ''cultura di vergogna'' (shame-culture), e l'età classica della ''cultura di colpa'' (guilt-culture); ''vergogna'' e ''colpa'' rappresentano non un processo di graduale interiorizzazione ma due diverse attitudini psicologiche che i Greci non riuscirono sempre a controllare e razionalizzare.
A differenza di W. Jaeger e di B. Snell, che presentano la ''formazione dell'uomo'' e la ''scoperta dello spirito'' come esiti certi e univoci della grecità colta, D. cerca in queste esperienze elitarie ciò che le connette con le persistenti forme mentali ed emotive socialmente diffuse, cioè con quegli aspetti della vita che non furono sottoposti a un processo di razionalizzazione. Una svolta interpretativa, in cui al modello storicistico del progressivo affermarsi, in Grecia, della razionalità, si sostituisce quello antropologico della compresenza di razionale e irrazionale (una indagine analoga è in Pagan and Christian in an age of anxiety, 1965; trad. it., 1970).
La sua attività di filologo spicca soprattutto nella proposta di nuove edizioni critiche delle Baccanti di Euripide (1944, 19602) e del Gorgia di Platone, corredate da un commento non semplicemente filologico-linguistico, ma che ambisce a un'interpretazione globale dell'opera, secondo un concetto di filologia, che sempre contraddistinse l'attività di D., come momento tecnico preliminare all'interpretazione, in quanto analisi profonda della cultura e del pensiero dell'autore.
Amico di poeti e poeta egli stesso in gioventù (Thirty-two poems, 1929), D. scrisse la propria autobiografia (Missing persons, 1977), che meritò il premio letterario Duff Cooper.
Bibl.: H. Lloyd-Jones, in Gnomon, 52 (1980), pp. 78-83; W. M. Calder iii, in Classical World, 73 (1980), p. 305 s.; B. Gentili, in Quaderni Urbinati, n.s. 7 (36), 1981, p. 175 s.