Vedi ERICE dell'anno: 1960 - 1973 - 1994
ERICE (῎Eruv, Eryx)
Città fortificata sulla sommità del monte omonimo, che si eleva alla estremità occidentale della Sicilia, presso l'odierna Trapani, la cui baia era il porto di E. prima di esserlo di Drepanum.
L'origine di E., a prescindere dai miti, è preistorica, dovuta ad elementi sicano-elimi documentati da testimonianze di civiltà neo-calcolitiche ed enee affini alle segestane e dal contenuto indigeno-mediterraneo del culto di una dea della natura feconda, identificata dai Fenici con Astarte, dai Greci con Afrodite, dai Romani con Venere. Fu il santuario di questa divinità, dove le ierodule esercitavano la prostituzione sacra, a rendere E. il centro religioso più famoso della Sicilia e del Mediterraneo occidentale. Dalla fine del V sec. appare in E. il dominio punico, che continuò a mantenersi, nonostante la conquista di Pirro (277), fino all'occupazione romana determinata dalla vittoria delle Egadi. La città era allora scarsissima di abitanti, trasferiti nel 260 a Drepanum, e semidistrutta nella lotta fra Cartaginesi e Romani (247-244). E. non ebbe più importanza militare, ma il santuario, tutelato da un presidio romano, conservò funzione di centro religioso, messo a capo di una federazione di 17 città della Sicilia.
Pare che in origine fosse circondato da mura il solo santuario, che si trovava su d'un acrocoro isolato dalla città da un burrone; mura e ponte di raccordo erano attribuiti a Dedalo. Oggi si vede qualche breve tratto di struttura megalitica di età imprecisabile aggrappata alla roccia. Rimangono, invece, cospicui e monumentali avanzi delle fortificazioni puniche della città, del V sec. a. C. Sono cortine rafforzate da torrioni a grandi massi quadrangolari, di cui alcuni contrassegnati da lettere fenicie, con tre porte, Trapani, Carmine e Spada, e qualche postierla, delle quali una ad arco tagliato in un sol blocco, come a Selinunte e in centri greci. Del tempio di Venere Ericina, nulla rimane dopo la distruzione e la sovrapposizione di una chiesa cristiana, tranne la rappresentazione, come di un tempio tetrastilo di modeste proporzioni, nelle monete di G. Considio Noniano del 6o a. C., anteriori ai restauri degli imperatori Tiberio e Claudio. Nell'area del santuario oggi si vedono le fondazioni di una casa punica, un pozzo tradizionalmente chiamato di Venere, resti di un bagno romano, varî frammenti architettonici. Provengono da E. anelli d'oro e d'argento, di cui alcuni con rappresentazione di Venere ed Eros, ben misero ricordo dell'industria di oreficerie che dodeva fiorirvi e delle ricchezze del santuario, di cui si valsero i Segestani per abbagliare gli ambasciatori ateniesi.
La monetazione di E. presenta un contrasto fra tecnica monetale e stile locale, entrambi mediocri, e soggetti a composizioni di ispirazione ellenica. Tranne un primo conio (480 a. C.) con aquila e granchio di influsso acragantino, gli altri conî - litre, didracmi, tetradracmi - recano per lo più l'immagine variata di Afrodite (la sola testa o tutta la figura, stante o seduta con Eros e la colomba) sul dritto, il cane sul retro e le iscrizioni o greche ΕΡΥΚΙΝΟΝ o elime ΙΡΚΑ???SIM-27???ΙΙΒ, con evidenti connessioni con Segesta. In una litra anzi vi sono unite le due leggende ΕΡΥΚΙΝΟΝ-ΣΕΓΕΣΤΑΙΟΝ. Dal IV sec. ai tempi di Tiberio, ad Afrodite si aggiungono Zeus Eleuthèrios o Eracle, con l'iscrizione sempre greca. Un conio di obolo con testa di Afrodite e toro a volto umano porta l'iscrizione punica 'rk (Erek).
Bibl.: Storia: Freemann, The History of Sicily, Oxford 1891, vol. I, p. 492 ss.; A. Holm, Storia della Sicilia nell'antichità, ed. ital. Clausen, Torino, 1896-1901, voll. I-III; A. Salinas, Scoperta del nome fenicio di E., in Arch. st. Sicil., I, 1873, p. 498 e segg.; E. Pais, in Arch. st. Sicil., Palermo, N. S. XIII, 1888, p. 155 ss. Topografia ed arte: A. Salinas, Relazione d. R. Museo di Palermo, Palermo 1873, p. 59, t. A, nn. 4, 5, 8, 14; id., Le mura fenicie di E., in Arch. st. Sicil., 1883, p. 498 ss.; G. Cultrera, Il temenos di Afrodite Ericina, in Not. scavi, Roma 1934, p. 264 ss.; B. Pace, Arte e civiltà della Sicilia antica, Città di Castello 1935-1949, voll. I-IV. Monete: A. Salinas, in Not. Scavi, Roma 1888, p. 305; G. F. Hill, Coins of Ancient Sicily, Westminster 1903; G. E. Rizzo, Monete greche della Sicilia, Roma 1946.