ROHMER, Eric
(pseud. di Schérer, Jean-Marie Maurice)
Regista francese di cinema e televisione, nato a Tulle (Corrèze) il 21 marzo 1920. Laureatosi in letteratura francese, si è dedicato all'insegnamento fin quando, conosciuti J.-L. Godard e J. Rivette, è entrato nella redazione dei Cahiers du cinéma; dal 1950 ha cominciato a dedicarsi alla regia, iniziando con alcuni corti e medi metraggi.
Nel primo lungometraggio (Le signe du lion, 1959), sono già avvertibili gli elementi distintivi di tutta la sua opera, dall'esilità e linearità dell'intreccio all'apparente ''elementarietà'' del linguaggio, alla colta ''letterarietà'' della composizione narrativa. Alieno da qualsiasi compromesso con l'industria, risoluto a conservare la propria totale indipendenza, R. progetta una serie di film di tema affine, i sei capitoli dei ''Racconti morali'', quattro dei quali di lungometraggio: La collectionneuse (La collezionista, 1967), Ma nuit chez Maude (La mia notte con Maud, 1968), Le genou de Claire (1970) e L'amour l'après midi (1972), imperniati sul contrasto tra amore e bellezza, tra desiderio e passione, tra egoismo e generosità, motivi ricorrenti nella filmografia del regista e in vario modo e con maggiore o minore penetrazione indagati. L'universo ideale ed estetico di R. non dischiude orizzonti amplissimi, ma sul suo terreno (completamente controllato, essendo dei suoi film quasi sempre lo sceneggiatore e, tranne pochi casi, anche il soggettista) raggiunge una coerenza e una perfezione innegabili. La marquise d'O (La marchesa d'O, 1976), tratto dal racconto omonimo di H. von Kleist, è il primo film di R. a essere accolto con un minimo di favore dal pubblico. Puntigliosamente fedele al testo originario, come il seguente Perceval le Gallois (Perceval, 1978) tratto dal poema del 12° secolo di Chrétien de Troyes, il film, oltre a ribadire l'intensità del rapporto di R. con la letteratura, conferma come l'autore sappia utilizzare i mezzi espressivi cinematografici (campo/controcampo, panoramica, qualche zoom), pur concedendo la preminenza alla parola.
Con La femme de l'aviateur ou On ne savait penser à rien (1980), primo titolo della nuova serie ''Commedie e proverbi'', R. torna a essere il soggettista di se stesso e il risultato è più convincente, come lo è quello di Le beau mariage (Il bel matrimonio, 1982) e di Pauline à la plage (Pauline alla spiaggia, 1983). Sulla stessa linea e di altrettanto valore sono (è il parere dominante) gli altri film: Les nuits de la pleine lune (Le notti di luna piena, 1984), Le rayon vert (Il raggio verde, Leone d'oro alla mostra di Venezia 1986), Quatre aventures de Reinette et Mirabelle (Reinette e Mirabelle, 1986) e L'ami de mon amie (L'amico della mia amica, 1987); mentre il televisivo Les jeux de société (1989), mediometraggio in sei episodi sui passatempi in auge in epoche passate, tradisce un'ispirazione sempre elegante ma un po' appannata, e I want to go home (Voglio tornare a casa, 1989) non convince del tutto. La musa ironica e lieve di R. torna peraltro a esprimersi al meglio nella serie Contes des quatre saisons, di cui sono apparsi Conte de printemps (Racconto di primavera, 1990) e Conte d'hiver (Racconto d'inverno, 1992), e nell'argutamente polemico L'arbre, le maire et la mediathèque (L'albero, il sindaco e la mediateca, 1993). Fra i libri pubblicati da R. si contano un saggio su Hitchcock (1957; trad. it., 1986), scritto insieme a C. Chabrol, e uno su F.W. Murnau (L'organisation de l'espace dans le ''Faust'' de Murnau, 1977; trad. it., 1984), Six contes moraux (1974; trad. it., La mia notte con Maud. Sei racconti morali, 1988), la raccolta di articoli Le goût de la beauté (1984; trad. it., 1991), la commedia Le Trio en si bémol (1988; trad. it., 1989).
Bibl.: G. Curi, in Il cinema francese della Nouvelle Vague, Roma 1977; J. Mellen, Donne e sessualità nel cinema d'oggi, Milano 1978; G. Angeli, Eric Rohmer, ivi 1979; AA.VV., Eric Rohmer, in Cinématographe, 44 (febbraio 1979); M. Mancini, Eric Rohmer, Firenze 1982; AA.VV., La pelle e l'anima, a cura di G. Grignaffini, ivi 1984; J. Magny, Eric Rohmer, Parigi 1986.