ERETTEO ed ERITTONIO ('Ερεκϑεύς-'Ερικϑόνιος; Erechtheus-Frichthonius)
Eretteo ed Erittonio sono da principio identici: più tardi la figura di Eretteo si stacca da quella di Erittonio e assume vita a sé. La leggenda originaria di Eretteo-Erittonio ne faceva un figlio di Efesto avuto da Attide, da Atena o dalla Terra, o meglio generato da Efesto mentre inutilmente egli tentava di unirsi con Atena. Atena prende cura del piccolo Erittonio che vuol rendere immortale e lo alleva di nascosto dagli altri dei in una cesta dov'essa lo colloca con una o due bisce, affidando poi la cesta alle figlie di Cecrope (Aglauro, Erse e Pandroso) con divieto di aprirla. Ma la curiosità spinge a disobbedire le fanciulle, che sono uccise dalla biscia o, secondo altra fonte, divengono folli e si precipitano dall'Acropoli. Erittonio è poi allevato nel tempio di Atena, oppure, secondo altri, si rannicchia sotto forma di biscia nello scudo della dea. Quand'egli è ben cresciuto, Cecrope, che non ha figli, cede a lui il regno. Erittonio è l'inventore del cocchio tirato da quattro cavalli, e l'istitutore delle Panatenee. Di Eretteo, una volta che lo ha separato da Erittonio (autore della Danaide, Pindaro, Euripide), la leggenda fa un figlio di Erittonio o di Pandione e Zeuxippe (altrove Pandione è suo figlio e successore), arrivando anche, per mettere ordine nelle molte varianti, a crear due Erettei. Secondo taluni egli proviene dall'Egitto ed è fatto re di Atene perché durante una carestia ha molto aiutato gli Ateniesi. A lui pure si attribuiscono l'invenzione e l'istituzione di cui abbiamo detto a proposito di Erittonio; per di più, l'istituzione dei misteri eleusini. Per la sua guerra con Eumolpo, v. sotto questa voce.
Bibl.: R. Engelmann, in Roscher, Lexikon der griechischen und römischen Mythologie, I, i (1884-1886), coll. 1296 segg. e 1303 segg.; Escher, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., VI, i (1907), coll. 404 segg. e 439 segg.; L. Preller, Griechische Mythologie, 4ª ed. di C. Robert, I, i, Berlino 1894, pp. 198-204; H. Usener, Götternamen, Bonn 1896, p. 160 segg.; E. Ermatinger, Die attische Autochtonensage, Berlino 1897, p. 37 segg.; M. A. Schwartz, De Erechteo et Theseo, Leida 1917.