Vedi ERETRIA dell'anno: 1960 - 1973 - 1994
ERETRIA (v. vol. III, p. 409 e S 1970, p. 311)
Le scoperte effettuate dagli archeologi greci e svizzeri tra il 1970 e il 1985 hanno fornito numerose nuove informazioni sulla preistoria e la storia di Eretria.
Sondaggi praticati sull'acropoli hanno restituito diverse centinaia di frammenti ceramici che si datano soprattutto alla fase finale del Medio Elladico e del Tardo Elladico (III Α-III C); inoltre uno scavo di emergenza effettuato a NE del luogo in cui era ubicata l’agorà classica, nella pianura posta tra l'acropoli e il mare, ha rivelato la presenza di un atelier con materiale litico composto quasi esclusivamente di ossidiana proveniente da Milo. La ceramica, nella quale si notano molti elementi d'importazione (frammenti di «padelle» cicladiche, frammenti provenienti probabilmente dalla Tessaglia), appartiene al Bronzo Antico I-III. Notevole è la scoperta di un forno per ceramica databile dai frammenti rinvenuti nella camera di combustione al Bronzo Antico I ο II. Tutte le scoperte effettuate confermano osservazioni già formulate in precedenza e fanno pensare che forse non è necessario cercare la prima E. in un posto diverso dal luogo in cui sorse la città classica.
Il IX sec. a.C. è documentato da due tombe a incinerazione, scoperte l'una nella parte settentrionale del sito l'altra a E del Tempio di Apollo, e da ritrovamenti sporadici di frammenti di ceramica, del tutto privi di collegamento con qualsiasi tipo di struttura. La nostra conoscenza del sito nella prima metà dell'VIII sec. si è arricchita per la scoperta di alcune tombe e di numerosi resti di ceramica sparsi in differenti zone.
Anche i dati sulla seconda metà dell'VIII sec. a.C. sono ora più esaurienti, grazie al proseguimento dello scavo del Santuario di Apollo e dell'area circostante, al ritrovamento di numerosi gruppi di abitazioni e di tombe nella zona del porto, così come a Ν e a E del Tempio di Apollo. Ciò conferma che tutta la zona compresa tra l'acropoli e il mare era occupata in questo periodo da un abitato a densità variabile.
Le case di età geometrica erano costruzioni semplici, a pianta ovale o absidale - in alcuni casi, in una fase più recente, a pianta rettangolare - costruite con muri di pietra a secco sormontati da corsi di mattoni crudi; in genere esse si aprivano verso S e dovevano essere coperte da un tetto di fascine. All'interno, in alcuni casi, banchine di pietra dividevano lo spazio. Il tipo ricorda quello dell'abitato euboico d'Occidente scoperto nell'isola di Pithecusa, gli abitati di Smirne o di Mileto in Asia Minore e, in un ambito più vicino a E., alcuni edifici costruiti nella vicina località di Lefkandi.
Una serie di costruzioni a pianta ovale o absidale si trova sotto le fondazioni del Tempio di Apollo del VI secolo. L'edificio più antico ha una pianta absidale; i muri di pietra, di uno spessore maggiore rispetto alla media dei muri dell'epoca, sono fiancheggiati da undici coppie di basi di argilla, probabilmente destinate a reggere i pali che sostenevano la struttura del tetto. All'interno altre tre basi, disposte a triangolo, dovevano svolgere la medesima funzione. L'autore dello scavo ritiene che tale edificio costituisse il primo luogo di culto dedicato ad Apollo, precedente al grande tempio della fine dell'VIII sec. a.C. (Geometrico Recente), lungo c.a 35 m, largo tra i 7 e gli 8 m, dotato di un colonnato assiale e identificato grazie alla scoperta di bronzi votivi sparsi sul pavimento. A Ν del Tempio di Apollo, un deposito votivo, formato da migliaia di frammenti di hydrìai miniaturistiche e di piccoli oggetti deposti intorno a un altare circolare, conferma il fatto che gli abitanti di E. avrebbero avuto contatti sia con il Vicino Oriente che con l'Italia: vi si ritrovano sia bronzi italici (fibule, catene e bottoni) che orientali (stambecchi in bronzo), oltre a perle di vetro, amuleti di ceramica invetriata, scarabei egizi ed egittizzanti, ecc.
A Ν del Tempio di Apollo, in un altro quartiere dell'insediamento di età geometrica, sono stati scoperti due edifici mal conservati, a pianta ovale o absidale: sotto il piano pavimentale del più settentrionale tra i due era nascosto uno skỳphos chiuso da un coperchio, databile alla fine dell'VIII sec., riempito da c.a 510 g di lingotti di oro e da pezzi di elettro. Alcuni scarti di fabbricazione indicano che si trattava del tesoro di un orefice.Sebbene le strutture del VII e VI sec. messe in luce siano rare, le tombe rivelano una ceramica di buona qualità. L'esistenza di un quartiere di època arcaica a S della porta occidentale, di un porticato ä E dell'agorà arcaica, posto al di sotto di un porticato di età classica e di varie strutture arcaiche, tra cui il Tempio di Apollo, attestano però la continuità di occupazione del sito.
Gli spessi strati di sabbia e di ciottoli che si ritrovano a E della porta occidentale e a E del Santuario di Apollo, in direzione del luogo in cui sarebbe sorta l'agorà classica, indicano che, nell'VIII sec. a.C., i settori Ν ed E della città erano soggetti a inondazioni provocate da un torrente.
Il suo antico corso sarebbe stato deviato verso E al momento della costruzione dell'imponente muro di cinta, datato alla fine dell'VIII sec., scoperto presso la porta occidentale, e più a E, presso la «Casa dell'Orefice», dove esso sembra interrompersi. Alla metà del VI sec. a.C. il corso del torrente fu nuovamente modificato, in senso N-S; a partire da tale momento esso scorreva a O della città. Il suo antico letto, ora asciutto, poté essere utilizzato come fondazione per il tracciato stradale urbano.
Le nostre conoscenze sui monumenti di E. in età classica si sono arricchite in particolare in due settori: l'agorà e i quartieri di abitazione. Sappiamo ora che i lati Ν e E dell'agorà erano fiancheggiati da due imponenti porticati. La stoà E subentrò al porticato di età arcaica. Essa venne edificata nella seconda metà del IV sec. e si componeva di due navate, l'una destinata al passaggio, l'altra occupata da botteghe. La sua larghezza era di c.a 17 m per una lunghezza che probabilmente raggiungeva i 90 m. Una seconda stoà chiudeva la piazza sul lato Ν. I due porticati conferivano all'agorà di E. un carattere di grande monumentalità.
È soprattutto in due quartieri di abitazione che gli scavi, condotti a partire dal 1970, hanno apportato il maggior numero di nuovi dati. Si tratta di una parte del quartiere situato lungo il muro di cinta occidentale, a S della porta O, e, nel secondo caso, di un quartiere situato a Ν della città, dominato da una casa ricca di oggetti d'arte e, soprattutto, di bei mosaici.
Nel settore O, un gruppo di quattro case d'abitazione, che occupava una superficie di diverse migliaia di metri quadri, venne edificato nel IV sec. a.C. tra il muro di cinta e una strada con andamento N-S. Particolarmente interessante è una di esse, l'edificio II: si tratta di una costruzione di c.a 1260 m2 di superficie, cui si accedeva mediante un ingresso monumentale affacciato sulla strada. L'edificio appartiene al tipo di case a doppio cortile che si ritrova nella nomenclatura di Vitruvio: in effetti vi si riconosce una corte centrale a peristilio, sulla quale si affacciano un certo numero di ambienti con funzioni diverse.
Questa parte dell'abitazione, ufficiale o pubblica, era separata da una seconda parte, meno grande, anch'essa dotata di un cortile o di un giardino e che riuniva altri ambienti con funzioni soprattutto di carattere domestico. In tale ripartizione si possono riconoscere i due settori della casa greca classica dedicati l'uno agli uomini e l'altro alle donne.
Gli ambienti principali della casa erano raggruppati a N: qui sono infatti due sale da banchetto, l'una destinata a ricevere sette Minai, l'altra undici. L'ingresso a questi due ambienti di rappresentanza era posto in corrispondenza di un vestibolo.
Il settore O della casa era riservato alle attività domestiche o private. La corte-giardino dava accesso alle stanze di abitazione e ai locali di servizio, che erano composti da una cucina e da un bagno. La funzione degli ambienti situati nel settore S della casa è meno chiara.
La «Casa dei Mosaici» venne edificata a S del grande asse che collega la porta O all'uscita della città verso E, praticamente a metà strada tra le due porte urbiche. Essa è ubicata presso l'angolo formato dalla strada E-O e da una via N-S che conduceva all'agorà. La casa è delimitata a S da una strada secondaria che si immette nella via N-S. La sua collocazione al centro della città, nel settore Ν ai piedi dell'acropoli, le conferisce una situazione privilegiata. Più a S, gli strati di età classica hanno rivelato l'esistenza di una zona fittamente abitata.
La pianta della «Casa dei Mosaici» non è diversa da quella dell'edificio II del quartiere O, se non per il fatto che essa occupa una superficie più ridotta (c.a 625 m2). Si ritrovano i due cortili, un settore ufficiale o pubblico e un settore domestico o privato. Sul cortile centrale si aprono degli ambienti di rappresentanza a N: sala da banchetto a undici klìnai (7), sala da banchetto a sette klìnai (9), con accesso da un piccolo vestibolo (8). Nell'ambiente 3 si apriva un pozzo. La stanza 5, decorata con un mosaico, era forse una sala da banchetto destinata a ricevere tre klìnai. La parte privata o domestica della casa era costituita da due ambienti quadrati, cui si accedeva da un vestibolo (10, 11, 12), a S dei quali era il cortile-giardino (13). Le stanze di servizio (cucina e bagno), anche se in pessimo stato di conservazione, possono essere individuate a SE.
Le decorazioni e l'arredo della «Casa dei Mosaici» sono, almeno sino a questo momento, privi di analogie a Eretria. Si distinguono per quattro pavimenti di mosaico a ciottoli, databili al secondo quarto del IV sec. a.C. I temi prescelti sono tipici dell'epoca: decorazione di foglie e gorgòneion disposti in due pannelli quasi quadrati nell'ambiente 5, un fregio di sfingi e di pantere nel vestibolo 8; nella sala da banchetto 9 infine il mosaico pavimentale rappresenta una Nereide (Teti?) che porta le armi ad Achille. Il pavimento principale mostra un rosone centrale inscritto in un quadrato, con gli angoli di risulta campiti da uccelli ad ali spiegate e bucranì; attorno corre una fascia figurata, su due lati della quale è ripetuta la scena del combattimento tra grifi e Arimaspi; sugli altri due, un cavallo è assalito da un leone.
La sala da banchetto 7, le cui pareti erano ricoperte di stucchi policromi, era decorata con appliques in terracotta, raffiguranti gorgòneia, satiri e serpenti. Vi sono state ritrovate anche numerose statuette, sempre di terracotta. Dalla casa proviene una gran quantità di ceramica, anfore panatenaiche databili al 363/2 a.C., la base di una statua di efebo in marmo e due gocciolatoi a testa leonina.
La «Casa dei Mosaici», costruita intorno al 375 a.C., fu distrutta da un violento incendio un secolo più tardi e mai più ricostruita. Alla fine del II sec. a.C. una tomba monumentale fu edificata sopra le sue rovine, nell'importante punto di incrocio tra le strade principali della città. Dotata di un imponente períbolo e destinata a contrassegnare il luogo di collocamento di uno e successivamente di due sarcofagi, la tomba era visibile dalle due strade principali, E-O e N-S, ancora in uso in età ellenistica.
Segnaliamo infine che E., che si riteneva abbandonata alla fine dell'età ellenistica, ebbe invece una certa vitalità anche in età imperiale, come hanno dimostrato gli scavi, soprattutto quelli a Ν della città, e il ritrovamento di una statua equestre dedicata all'imperatore Caracalla.
Bibl.: Relazioni preliminari di scavo compaiono in AntK, AAA, ARepLondon, ADelt, BCH, Prakt, Ergon. - Gli scavi sono pubblicati nella serie Eretria. Fouilles et recherches, a partire dal 1968. - Una rassegna dei lavori è costituita da P. Ducrey, A. Altherr-Charon (ed.), Erétrie: 20 années de fouilles archéologiques suisses en Grèce (DossAParis, 94), Digione 1985.
Singoli studi: Preistoria: S. Müller, Des Néolithiques aux Mycéniens, in Erétrie: 20 années..., cit., pp. 12-16. - Età geometrica: A. Mazarakis Ainian, Geometrie Eretria, in AntK, XXX, 1987, pp. 3-24. - Età classica: C. Krause, Grundformen des griechischen Pastashauses, in AA, 1977, 2, pp. 164-165; P. Ducrey, I. R. Metzger, La Maison aux mosaïques à Erétrie, in AntK, XXII, 1979, pp. 3-21, tavv. I-VIII. - Numismatica: O. Picard, Chalcis et la Confédération eubéenne, Parigi 1979.
(P. Ducrey)