DELLA TORRE, Erecco (Errecco, Arrecco, Enrico)
Figlio di Ermanno di Pagano, non se ne conosce la data di nascita. Negli anni in cui si affermò il dominio dello zio Napoleone detto Napo Della Torre a Milano, il D., al pari di molti altri parenti, partecipò al governo comunale e ricoprì anche il podestariato in diverse città, secondo un'oculata politica tendente ad assicurare alla famiglia il controllo di centri ritenuti importanti e il sostegno dei partiti guelfi al potere in altre grandi città. Fu così podestà a Novara nel 1266, a Bologna nel 1267, a Cremona nel 1268 e ad Orvieto nel 1269. Nel 1266, in seguito all'uccisione dello zio Pagano detto Paganino, fratello del padre, avvenuta a Vercelli nel mese di gennaio, egli fu al fianco degli zii Napo e Francesco nell'azione svolta contro gli avversari politici e i responsabili del delitto.
Nel 1277 partecipò allo scontro tra Torriani e Visconti, infelicemente conclusosi con la sconfitta subita dalla famiglia a Desio il 21 gennaio. Catturato con Napo, Caverna, Corrado detto Mosca, Guido e Lombardo, venne rinchiuso con costoro nel castello di Baradello, posto poco lontano da Como. Dopo la morte di Caverna, di Lombardo, di Napo, e la fuga di Guido, organizzata dai nemici dei Visconti nell'ottobre 1284, soltanto il D. e Corrado rimasero ancora chiusi nella fortezza. Intanto però, grazie all'intervento dell'altro zio paterno, Raimondo Della Torre patriarca di Aquileia, si consolidò l'alleanza tra Guglielmo VII marchese di Monferrato, Loterio Rusca, signore di Como e i Torriani; nel dicembre 1284 Loterio Rusca liberò gli ultimi due Torriani rimasti ancora prigionieri. Il D. e Corrado, finalmente liberi dopo sette anni di prigionia, espressero pubblicamente la loro riconoscenza e giurarono perpetua ostilità all'arcivescovo di Milano e al vescovo di Como.
Negli anni successivi, nonostante gli scontri tra Torriani e Visconti fossero terminati, con la pace di Lomazzo del 1286, che tuttavia non aveva permesso al Della Torre di rientrare in Milano, il D., unitosi a Corrado e ad altri esuli milanesi, continuò le ostilità nei confronti dei Visconti. Nel 1290 è infatti attestata la loro presenza a Pavia, dove si unirono al marchese di Monferrato che intendeva muovere guerra ad Asti, contrastato dagli alleati della città, tra cui i Milanesi. Nel mese di settembre parve profilarsi per i Visconti una concreta minaccia, quando il marchese entrò nel Milanese, insieme coi Torriani. Il pericolo fu tuttavia di breve durata: al sopraggiungere degli aiuti inviati da Como, Cremona, Crema e Brescia, i nemici abbandonarono l'impresa e preferirono ritirarsi nuovamente a Pavia. Il marchese di Monferrato, rivolte nuovamente le armi contro Asti, fu sconfitto e catturato.
Con la sua prigionia, cui seguì dopo un anno e mezzo la morte, i Della Torre persero l'alleato più potente, e furono così costretti ad abbandonare temporaneamente ogni tentativo di riscossa antiviscontea che permettesse loro di rientrare a Milano. Il D., come molti altri membri della famiglia, dovette rifugiarsi presso lo zio Raimondo, patriarca di Aquileia, che in quegli anni rappresentò un punto di riferimento di fondamentale importanza per i fuorusciti Torriani. Grazie all'aiuto del potente patriarca, il D. poté esercitare di nuovo la carica podestarile, che gli venne affidata per Trieste nel 1296 e riconfermata nel 1299.
Nel 1302 parve presentarsi la tanto attesa occasione per rientrare in patria. I nemici dei Visconti, tra cui in particolare il marchese di Monferrato e il signore di Piacenza Alberto Scotti, erano pronti a combattere per favorire il risorgere della potenza torriana. Il giovane Galeazzo Visconti tentò due sfortunate imprese militari, rivolgendo le armi dapprima contro Novara, poi contro Pavia. L'infelice esito delle due spedizioni non fece che stancare l'esercito e seminare il malcontento tra i Milanesi, proprio nel momento in cui si profilava concretamente il pericolo di una riscossa torriana.
Nel mese di marzo i Della Torre, tra cui il D., Corrado e Martino, giunsero a Cremona; di lì avanzarono fino a Lodi e si prepararono ad attaccare l'esercito milanese. A Milano, peraltro, mentre all'interno della stessa famiglia Visconti si apriva una frattura e Pietro Visconti si schierava tra gli avversari di Matteo, scoppiò un tumulto che impedì all'esercito di ricevere rifornimenti dalla città; anche Monza, nel frattempo, aveva abbandonato Matteo e si era dichiarata filotorriana. In tale situazione, Matteo Visconti fu costretto a trattare la pace, in seguito alla quale i Visconti dovettero lasciare Milano.
Il D. con i suoi familiari poté così rientrare in città: e qui dovette morire poco tempo dopo.
Il fratello del D., Gotifredo, fu soprattutto un valente uomo d'armi. Podestà di Novara nel 1265, vicario angioino a Firenze nel 1267, fu armato miles nel 1273 in occasione della visita a Milano di Edoardo I d'Inghilterra. Nel 1274 fu podestà di Padova e in tale veste presenziò alle trattative tra suo zio, il patriarca di Aquileia Raimondo Della Torre, e il re di Boemia. Nel gennaio 1277, al momento della battaglia di Desio, si trovava di presidio a Cantù. Appresa la notizia della sconfitta torriana, mosse con le sue truppe verso Milano nella speranza di soccorrere i familiari. Penetrato in città con la forza, la trovò già abbandonata dai suoi e cercò inutilmente di sollevare il popolo in difesa del governo torriano. Si rifugiò allora a Parma, da dove proseguì la lotta contro i Visconti. Nel gennaio 1279 partecipò alla trattativa tra i Della Torre e i Visconti, svoltasi a Melegnano con l'arbitrato del marchese del Monferrato. La mancata attuazione dell'accordo - che prevedeva il ritorno alla famiglia dei beni che le erano stati espropriati - indusse Gotifredo a riprendere le armi contro i Milanesi. Nel 1281 subì una sconfitta a Vaprio, nel 1285, a capo delle milizie del patriarca di Aquileia, occupò e distrusse Castelseprio e costrinse i Visconti alla pace (conclusasi il 3 apr. 1286). Negli anni successivi Gotifredo fu presso lo zio Raimondo: nel 1287 venne nominato marchese d'Istria e combatté contro i Veneziani. Scarse sono le ulteriori notizie su di lui: di certo si sa solo che nel 1291 fu podestà di Alessandria.
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