RICOTTI, Ercole
RICOTTI, Ercole. – Nacque a Voghera il 12 ottobre 1816 da Mauro e da Giuseppina Dapino (1792-1852).
Il padre (1782-1830), medico condotto di tendenze liberali, fu autore di opere come Storia di una rara malattia nervosa (Pavia 1818) e Osservazioni sull’uso della morfina (Voghera 1826). Ercole ebbe un fratello, Carlo (1811-1875), e una sorella, Teresa (1819-dopo il 1891), con la quale, dopo la morte del marito, Giuseppe Pareto, nel 1846, egli visse sempre essendo rimasto celibe per tutta la vita.
Iniziati i suoi studi nel 1821, Ricotti si dimostrò un allievo brillantissimo. Conclusi gli studi liceali nel 1832, decise di iscriversi alla facoltà di matematica dell’Università di Torino. Dal 1833-34, insieme con gli amici Carlo Baudi di Vesme, Giorgio Briano, Leonardo Fea, Giovanni Flechia, Spirito Fossati, Pietro Giuria, iniziò altresì a frequentare la Conversazione letteraria, organizzata dal 1833 al 1840 dal canonico Clemente Pino. Queste stimolanti serate culturali erano frequentate da intellettuali come Giuseppe Manno, Luigi Cibrario, Cesare Saluzzo, Luigi Rocca e Lorenzo Valerio; in esse Ricotti intervenne due volte, nel 1836, tenendo un primo discorso sul petrarchismo e un secondo sull’amor patrio.
Dopo aver superato gli esami annuali quasi sempre a pieni voti, si laureò nel 1836 in ingegneria idraulica con la tesi Arginatura e chiusa ad un fiume; tra i docenti che componevano la sua commissione di laurea spiccavano il fisico Ignazio Bidone, che era stato precettore di Massimo d’Azeglio, e il celebre matematico vogherese Giovanni Plana.
La precoce morte del padre lo costrinse a cercare presto un impiego. Dopo alcuni infruttuosi tentativi fatti a Voghera, grazie ai buoni uffici del suo maestro Plana, ottenne un posto di alunno soprannumerario nel genio civile il 30 marzo 1837. Poté così tornare a Torino e, non avendo mai abbandonato gli studi storici nemmeno durante gli anni universitari, riprese le ricerche per scrivere un saggio sulle compagnie di ventura, tema prescelto dall’Accademia delle Scienze di Torino che, nel maggio del 1836, aveva bandito un concorso storico con un premio di 600 lire.
Dall’aprile al settembre del 1837 Ricotti lavorò intensamente alla storia delle compagnie di ventura, consegnando all’Accademia delle Scienze, il 30 settembre, il suo manoscritto intitolato Delle compagnie di ventura, che, nella prima metà del gennaio 1838, risultò vincitore del concorso. Il riconoscimento ebbe una conseguenza negativa perché Plana, sentendosi tradito dal suo migliore allievo che mostrava di preferire gli studi storici alla matematica, ruppe i rapporti con lui. Ricotti avrebbe proseguito i suoi studi sulle milizie mercenarie per altri otto anni, durante i quali condusse ricerche negli archivi pisani, genovesi e fiorentini, oltre a consultare numerosi manoscritti presenti nella fornita biblioteca di Cesare Saluzzo, dando poi alle stampe, nel 1844-1845, presso l’editore torinese Pomba, i quattro volumi della sua Storia delle compagnie di ventura in Italia.
Nel frattempo la sua posizione economica e sociale era migliorata; nel 1839, a soli ventitré anni, fu nominato socio della Deputazione di storia patria e nel 1840 membro dell’Accademia delle Scienze. Questi due prestigiosi riconoscimenti gli permisero di stringere legami di forte amicizia con personaggi di assoluto rilievo nel panorama politico piemontese quali Cesare Saluzzo e Cesare Balbo e di essere ricevuto alcune volte in udienza dal re Carlo Alberto. Sempre nel 1840 entrò nel genio militare, con il grado di luogotenente di seconda classe, ottenendo, il 1° aprile 1843 la promozione a luogotenente di prima classe con uno stipendio annuo di 1400 lire. Nel 1846, inoltre, fu nominato docente di storia militare d’Italia presso l’Università di Torino, presto tramutata in storia moderna, materia che egli avrebbe insegnato, con alcune interruzioni, fino al 1879.
Dal 1852 al 1868 Ricotti alternò regolarmente un corso di storia generale sul medioevo a cui seguiva l’anno successivo quello sull’età moderna, finché a partire dall’anno accademico 1869-70, constatata la migliore preparazione dei suoi allievi nel campo della storia, smise di fare corsi di storia generale per affrontare argomenti più specifici. Nacquero così i corsi sulla Rivoluzione protestante, sulla Rivoluzione inglese e sulla Rivoluzione francese, che sarebbero stati trasformati in altrettanti libri.
Ricotti prese parte alla prima guerra d’indipendenza, durante la quale fu fatto prigioniero e detenuto per tre settimane dagli austriaci nell’agosto del 1848. Fece parte della Camera dei deputati nella I (1848) e nella IV legislatura (1849) in rappresentanza rispettivamente dei collegi di Voghera e di Ventimiglia, militando nel gruppo dei liberali moderati.
Nel corso degli anni Cinquanta, nello stesso periodo in cui il ministro della Guerra Alfonso La Marmora (Alfonso Ferrero Della Marmora) varava le riforme sullo stato degli ufficiali (1852), sull’avanzamento (1853) e sul reclutamento (1854), Ricotti fu chiamato a far parte di due commissioni, create nel 1850 e nel 1855, per elaborare un piano di riforma dell’istruzione militare, ma non si andò oltre il progetto di legge, e a una Scuola superiore di guerra, che Ricotti aveva proposto di istituire fin dagli anni Quaranta, si sarebbe iniziato a pensare solo dopo le guerre di indipendenza del 1859 e del 1866.
Anche gli anni Sessanta furono densi di incarichi pubblici: oltre a essere membro del Consiglio superiore della Pubblica Istruzione (1860-66), dal 1862 al 1865 Ricotti ricoprì l’incarico di rettore dell’Università di Torino, negli anni delicati della riforma universitaria promossa da Carlo Matteucci nel 1862. Sempre nello stesso anno, fu nominato senatore e in quella veste pronunciò un memorabile discorso in occasione dello spostamento della capitale da Torino a Firenze nel 1864.
Nei Ricordi, Ricotti rievocò con rammarico il fatto di non essere riuscito a trovare un editore piemontese per la sua Storia della monarchia piemontese; infatti i sei volumi di cui si componeva l’opera vennero stampati dall’editore fiorentino Felice Le Monnier tra il 1861 e il 1869. Egli vi tracciava un ampio affresco delle vicende storiche, economiche e sociali della dinastia sabauda da Carlo III a Carlo Emanuele II, arrestandosi al 1675.
L’opera fu il risultato di quindici anni di ricerche condotte nell’Archivio di Stato di Torino, perché, come rilevò egli stesso, decise di affrontare tale argomento nel 1855, durante la guerra di Crimea. Fu il primo ad avvalersi in maniera sistematica delle serie documentarie Trattati, Negoziazioni e Lettere ministri conservate negli archivi del Regno per ricostruire la storia dei duchi sabaudi. Per questo motivo la sua opera resta, ancora oggi, un inevitabile punto di partenza per tutti gli studiosi che si occupano dello Stato sabaudo.
Eletto consigliere municipale della città di Torino nel 1877, alla morte di Federigo Sclopis, divenne presidente della Deputazione di storia patria nel 1878, e dell’Accademia delle Scienze nel 1879, tre incarichi che avrebbe mantenuto fino alla sua morte sopravvenuta a Torino in seguito a una malattia cardiaca il 24 febbraio 1883.
Opere. Bibliografie parziali degli scritti di Ricotti si trovano in Ricordi di E. R., a cura di A. Manno, Torino 1886, pp. IX-XVIII, e in E. Ferrero, Della vita e degli scritti di E. R., Torino 1888, pp. 166-172. Tra le sue opere da citare: Breve storia d’Europa e specialmente d’Italia dall’anno 476 al 1815, I-III, Torino 1852-1854, un fortunato manuale che avrebbe conosciuto quindici edizioni fino al 1891; Della vita e degli scritti del conte Cesare Balbo. Rimembranze di E. R. con documenti inediti, Firenze 1856; Breve storia della Costituzione inglese, Torino 1871; Della rivoluzione protestante. Discorsi storici, Torino 1874; la postuma Storia della rivoluzione francese del 1789, a cura di A. Galassini, Torino 1888.
Fonti e Bibl.: Informazioni sulla sua carriera di studente, di docente e sugli anni in cui fu rettore si possono reperire dai fondi conservati presso l’Archivio storico dell’Università di Torino. Un ampio Fondo Ricotti, costituito anche da manoscritti originali di alcune delle sue opere, è conservato all’Archivio dell’Accademia delle Scienze di Torino. Le carte del suo studio furono donate dalla famiglia alla Biblioteca civica centrale di Torino, dove sono tuttora conservate. La sua corrispondenza è conservata alla Biblioteca civica Berio di Genova. Altre sue lettere sono reperibili a Torino, nella Biblioteca della Provincia e nella Biblioteca del Museo nazionale del Risorgimento, nonché nel Carteggio Sclopis conservato all’Accademia nazionale delle Scienze. Alla Biblioteca civica ricottiana di Voghera, infine, si conservano le bozze di alcune sue opere e la parte della sua biblioteca da lui stesso donata per disposizione testamentaria.
G.P. Romagnani, Storiografia e politica culturale nel Piemonte di Carlo Alberto, Torino 1985, pp. 348 s.; G. Ricuperati, I volti della pubblica felicità. Storiografia e politica nel Piemonte settecentesco, Torino 1989, pp. 13-17, 262 s.; U. Levra, Fare gli italiani. Memoria e celebrazione del Risorgimento, Torino 1992, pp. 188 s.; F. Ieva, E. R. professore universitario e storico, tesi di laurea, Università di Torino, Facoltà di lettere e filosofia, a.a. 1998-99, relatore G. Ricuperati; U. Levra, La nascita, i primi passi: l’organizzazione istituzionale e l’ordinamento didattico (1792-1862), in Storia della facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Torino, a cura di I. Lana, Firenze 2000, pp. 31-98; F. Ieva, La formazione di E. R. Dalle scuole di latinità alla cattedra di Storia moderna, in Il Piemonte risorgimentale nel periodo preunitario, a cura di F. Ieva, Roma 2015, pp. 175-192; Id., Per una storia delle interpretazioni di Denina, in Un piemontese in Europa. Carlo Denina (1731-1813), a cura di G. Ricuperati - E. Borgi, Bologna 2015, pp. 95-101; G. Ricuperati, Storia della scuola in Italia. Dall’Unità a oggi, Brescia 2015, pp. 56-57.