FERRATA, Ercole
Scultore, nato a Pellio Inferiore (Como) nel 1610, morto in Roma il 10 luglio 1686. Prima addestrato al marmo dallo scultore Tommaso Orsolino, buon pratico esercente in Genova, si trasferì in Napoli, dove cominciarono a giungergli le prime commissioni, e quindi in Abruzzo, dove, fra l'altro, nella Chiesa di Santa Maria di Roio, in Aquila, scolpì l'elegante altar maggiore.
Venuto a Roma vi rimase quasi sempre. Entrò dapprima nello studio del Bernini, il quale, apprezzandone le non comuni abilità tecniche, lo scelse a collaboratore in importanti lavori; ma degno di nota è che il F. poté egualmente essere bene accolto ed operare nello studio dell'Algardi, che manifesta tendenze piuttosto tradizionali e classiche in contrasto con le audaci innovazioni berniniane. Il fatto definisce nettamente i meriti e le deficienze del Ferrata così come dei suoi coetanei A. Raggi, G. A. Fancelli, D. Guidi, G. B. Maini, F. Rossi, ecc.; tecnici tutti d' indiscussa abilità, senza però forti impronte personali e facili quindi a subire le immediate influenze del maestro per cui e con cui operavano. Il F. fu presidente dell'Accademia di S. Luca; onorato da pontefici e da personaggi italiani e stranieri. Ricordiamo fra le opere sue principali; la statua della Maestà del regno nel monumento a Leone XI, eretto in San Pietro (1650) su disegno dell'Algardi; la Carità nel monumento a Clemente IX in Santa Maria Maggiore (1671), la statua del pontefice nel monumento a Clemente X in San Pietro (1684); due dei sette fastosi altari marmorei in Sant'Agnese a Piazza Navona; la statua di Santa Anastasia nella chiesa omonima, d'ispirazione tutta berniniana; le tombe Acciaiuoli e Falconieri (questa con la bella statua della Fede) in S. Giovanni dei Fiorentini; le statue di Sant'Andrea apostolo e di Sant'Andrea Avellino sulla facciata di Sant'Andrea della Valle. Del F. sono pure l'Angelo che porta la croce sul ponte S. Angelo. Fuori di Roma vogliamo ricordare la bella statua di Santa Caterina da Siena e la statua di Alessandro VII (1661) nel duomo di Siena.
Il F. lavorò anche per il Portogallo e per l'Ungheria. Fu pure un eccellente ritrattista e assai abile negli stucchi di cui, fra gli altri, sono mirabili quelli nella Chiesa Nuova (Santa Maria in Vallicella) in Roma.
Bibl.: F. Baldinucci, Notizie dei prof. del disegno, Firenze 1847, V, pp. 375-95; B. C. A., in Thieme-Becker, Künstl.-Lex., XI, Lipsia 1915.