BENTIVOGLIO, Ercole
Nacque a Bologna nel 1450 da Ludovico. Il prestigio politico del padre, al quale nel 1445 la fazione bentivogliesca era giunta ad offrire il governo della città, e quello del maggiore fratello Andrea, successo a Ludovico nel magistrato dei XVI ed erninente collaboratore di Giovanni Bentivoglio, permisero che il B. emergesse giovanissimo nella piccola corte bolognese durante il periodo più splendido della signoria bentivogliesca. Lo si vede perciò partecipare alle fastose cerimonie pubbliche di cui si compiaceva Giovanni Bentivoglio, ad imitazione dello sfarzo rinascimentale delle altre maggiori corti italiane del tempo; le cronache ricordano in particolare la sua partecipazione al torneo bandito nell'ottobre del 1470, in occasione della festa di S. Petronio, e quella al matrimonio di Annibale Bentivoglio nel 1487.
Nel 1488, dopo la scoperta della congiura di Giovanni Malvezzi contro i Bentivoglio, il B. venne chiamato a far parte del rinnovato magistrato dei XVI; nel 1491 successe in Senato al fratello Andrea e nel 1494 fu eletto all'alta carica di gonfaloniere di giustizia. Non pare tuttavia che svolgesse un'attività politica di particolare rilievo, cosa del resto conforme al nuovo atteggiamento assunto da Giovarmi Bentivoglio dopo l'episodio della congiura dei Malvezzi, chiaramente orientato ad irrigidire la propria signoria in forme sempre più esclusive, esautorando le antiche magistrature e l'aristocrazia senatoria, alla quale lasciava volentieri funzioni decorative di rappresentanza.
In tali funzioni figura infatti il B. negli anni seguenti: così nel 1492, allorché fu preposto alle cerimonie per le nozze di Alessandro Bentivoglio con Ippolita Sforza; così nel gennaio dei 1494, quando, con altri senatori, partecipò alla inaugurazione del tratto del Naviglio tra Bologna e Corticella; così, nello stesso mese, allorché era nel corteggio di Laura Bentivoglio, figlia di Giovanni, che si recava a Mantova per sposare Giovanni Gonzaga.
A queste mansioni il B. accompagnava. così come del resto gli altri farniliari e seguaci del signore di Bologna, il mestiere del condottiero di ventura: nel 1493 fu nominato da Giovanni capitano di una compagnia di balestrieri; nel 1500fu al servizio dei Pisani e nello stesso anno, passato nell'esercito del Valentino, fu inviato a Rimini contro Pandolfo Malatesta.
Nel 1502, mentre più grave si faceva la minaccia di Cesare Borgia contro Bologna, il B. fu segretamente avvertito di un tentativo di colpo di mano dei ducheschi contro le difese cittadine e poté mettere in guardia Giovanni Bentivoglio: il tentativo non ebbe poi luogo, presumibilmente in virtù delle precauzioni prese. Il 24 dicembre di quello stesso anno, insieme ad Antonio Volta, fu inviato dal Senato al campo del Valentino, in uno dei tanti tentativi che i Bolognesi operarono per allontanare il duca con le trattative; giunto però al Panaro fu catturato da una squadra di Francesi, che lo trassero a Parma, trattenendolo prigioniero in attesa che fosse loro versata dai Bolognesi una taglia di 5.000 ducati, che pretendevano per la morte di un capitano francese ucciso a Casalfiumanese dai contadini. Ne sorse naturalmente un incidente diplomatico che fu risolto per l'intervento del governatore francese di Milano Carlo d'Amboise, il quale impose ai comandanti militari l'immediata liberazione del Bentivoglio.
Nel novembre del 1506, espulsi da Bologna i Bentivoglio ad opera di Giulio II, il B. rimase in città ad attendere l'arrivo del pontefice, il quale lo ritenne innocente dalle accuse che rivolgeva a Giovanni ed ai suoi figli e lo chiamò anzi, nella sua qualità di senatore, a far parte del nuovo magistrato dei Quaranta. Pretese però che togliesse dal suo stemma la sega, emblema dei Bentivoglio, proibendo a lui ed ai suoi discendenti di fregiarsene per quattro generazioni: in cambio concesse di sostituirla con il rovere, emblema della sua famiglia. Il B. corrispose perfettamente alla fiducia del governo pontificio, giacché non soltanto non ebbe più alcun contatto con i suoi parenti fuorusciti, ma anzi si prodigò contro i loro tentativi di ritornare nella città: così nel 1508, allorché la fazione bentivogliesca insorse agli ordini di Gaspare Scappi, cercando di favorire dall'intemo un tentativo di Annibale Bentivoglio. Tuttavia quando i Bentivoglio riuscirono a recuperare per breve tempo il dominio della città, nel 1511, il B. fu chiamato a far parte del magistrato dei XVI, a prova dei propositi di moderazione che Annibale Bentivoglio ed i suoi fratelli ostentavano per dare miglior fondamento alla restaurata signoria. Tuttavia il B. seppe abilmente evitare di compromettersi troppo con i suoi congiunti, sicché, quando questi furono costretti nuovamente a lasciare la città, poté riprendere tranquillamente il proprio posto nel Senato dei Quaranta, ristabilito da Leone X il 22 giugno 1513.
Subito dopo l'elezione al pontificato di Giovanni de' Medici, Annibale ed Ermes Bentivoglio avevano sperato di poter essere riammessi in Bologna ad opera di un papa la cui famiglia era legata da antica amicizia con i Bentivoglio, ed in questo senso avevano parlato al pontefice. Ma Leone X avrebbe forse aderito alla richiesta dei Bentivoglio soltanto se in loro favore si fossero dichiarati i Francesi e la stessa popolazione bolognese. Fu subito chiaro che la prima condizione non si sarebbe verificata; quanto alla seconda, Leone X convocò a Roma una rappresentanza dei ptincipali cittadini per consultarli al proposito: in essa era anche il B., il quale, come la maggior parte dei suoi compagni, si oppose alla restaurazione della signoria bentivogliesca, in nome delle antiche libertà di Bologna, garantite a suo dire dalla protezione della Chiesa. Era l'alibi di cui Leone X aveva bisogno per respingere le richieste dei Bentivoglio e seppe naturalmente fame buon uso.
Il B. continuò ad essere così uno dei personaggi eminenti nel governo ecclesiastico di Bologna e nel 1517 fu nuovamente chiamato a ricoprire la carica di gonfaloniere. Morì il 13 sett. 1524.
Aveva sposata Giulia Manzoli. Un figlio dei B., Ludovico, percorse una carriera pubblica di qualche importanza in Bologna; è incerto se possa identificarsi con lui un Ludovico Bentivoglio che nel 1508 fu eletto tra gli Anziani; sicuramente invece si riferisce a lui una notizia del 1522: in quest'anno, eletto al pontificato Adriano VI, Annibale Bentivoglio operò un nuovo tentativo per rientrare in Bologna, sostenuto questa volta dal governatore pontificio della città, il vescovo Bernardo Rossi, e con l'aiuto di milizie fornite da Annibale Rangoni e da Francesco Maria Della Rovere. Le principali famiglie cittadine, ostilissime ad un ritorno dei Bentivoglio, guidarono la resistenza del popolo bolognese, che in questa occasione fu pressocché unanime. Ad essa partecipò anche Ludovico, al quale il Senato affidò la difesa della piazza maggiore della città. Il giorno di Pasqua, 20 apr. 1522, l'attacco di Annibale Bentivoglio fu respinto e Ludovico partecipò anche alla successiva sortita ed all'inseguimento degli assalitori, che si concluse con la perdita da parte di questi delle artiglierie. Con un breve di Clemente VII, alla morte dei padre, Ludovico Bentivoglio fu eletto nel 1524 nel Senato di Bologna. Nel 1541, in occasione dell'incontro lucchese di Carlo V e di Paolo III, fu inviato in rappresentanza ufficiale della città a rendere ornaggio al pontefice ed all'imperatore. Morì il 5 febbr. del 1544.
Fonti e Bibl.: C. Ghirardacci, Della historia di Bologna parte terza, in Rerum Italic. Script., 2 ed., XXXIII, 1, a c. di A. Sorbelli, pp. 204. 253, 263, 267, 274 s., 319, 320, 358, 380; Dispacci degli ambasciatori venez. alla corte di Roma presso Giulio II (25 giugno 1509-9 genn. 1510), a cura di R. Cessi, Venezia 1932, p. 170; P. S. Dolfi, Cronol. delle famiglie nobili di Bologna, Bologna 1670, pp. 121 s.; P. Litta, Famiglie celebri ital., Bentivoglio, tav. IX.