BAZZICALUVA, Ercole
Incisore al bulino e acquafortista pisano della prima metà del sec. XVII, lavorò specialmente a Firenze ove fu scolaro di Giulio Parigi. Buon imitatore del Callot e del Della Bella, incontrò il favore degli amatori di stampe per la scelta felice dei soggetti, quasi sempre di sua invenzione, per la vivacità narrativa e l'acuta osservazione della vita del tempo suo. Tra i lavori giovanili notiamo un S. Sebastiano e le nove incisioni che sul frontespizio recano la dedica al granduca di Toscana e la data 24 ottobre 1638 e comprendono quattro paesaggi con figure, due marine, un attacco di briganti, fuga e inseguimento di due cavalli. Del 1641 sono le tredici illustrazioni del Lambertaccio di Bartolommeo Bocchini. A queste stampe bisogna aggiungere le quattro Scene guerresche con cavalieri in marcia, due combattimenti di cavalleria e un combattimento navale; i Quattro carri trionfali, uno dei quali porta le bandiere strappate al nemico, tra folla di spettatori e di soldati. Ad Alessandro Visconti dedicò le Scene di caccia che comprendono, oltre il frontespizio, la Partenza, il Ritorno, la Caccia al cinghiale, il Fiume navigabile, la Sosta. Poche incisioni recano per esteso il nome e cognome dell'artista che si firma Ercole Bazicaluva, Bazzicaluna, Bazzicaluve, e Bazzicalune. Data la scarsa produzione, le sue stampe divennero presto rare. Per le sue molte cariche, sia come ciambellano di corte a Innsbruck, sia come maestro di campo dell'arciduca di Firenze e castellano dell'antica fortezza di Livorno e governatore di quella di Siena, si dedicò all'arte più come amatore che come vero professionista. Fu anche un simpatico disegnatore in penna e tra i migliori studî di lui è la Fiera dell'Impruneta agli Uffizî a Firenze, ove, nonostante il formidabile esempio del Callot nello stesso tema, fu originale, più semplice di lui e pieno di brio e di buon gusto.
Bibl.: E. Meaume, Recherches sur la vie et les ouvrages de Jacques Callot, II, Parigi 1860, pp. 548-61; P. Kristeller, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, III, Lipsia 1909.