BAZZICALUVA (Bazicaluva, Bezzicaluve), Ercole
Attivo a Firenze dalla prima metà del sec. XVII; nella dedica in data 24 ott. 1638 al granduca di Toscana di una sua serie di "pochi e finti paesi", il B. si dichiara "di Pisa"; ma poi, in margine al primo di alcuni Episodi militari del 1641, si dice "fiorentino" (forse per il fatto che Pisa faceva parte, ormai da più di un secolo, dello Stato di Firenze). Quanto al suo anno di nascita, nessuno è mai riuscito a stabilirlo con esattezza, né si può accettare, anche come approssimativa, la data del 1600 proposta dal De Boni, perché nel 1638, presentando al granduca Ferdinando II di Toscana le sue incisioni, il B. le definisce "primizie giovanili", che "a guisa di frutti acerbi attendono di maturare": ciò che non avrebbe certamente detto se avesse avuto già 38 anni. È più probabile che il B. sia nato intorno al 1610, cioè quasi contemporaneamente al Della Bella, con il quale ebbe in comune la scuola e in un certo senso lo stile.
Egli si firmava Bazzicaluva (anche con una sola zeta) o Bezzicaluve (la lettura avanzata da taluni, Bazzicaluna, è errata); ma questo cognome, già portato come soprannome, nel suo casato era piuttosto recente, perché i suoi avi si chiamavano "Fregoni", come si deduce da un documento del 1599, nel quale troviamo registrato ancora un "Alessandro Fregoni aliter Bezzica l'Uve" (Archivio di Stato di Pisa, Arch. del Comune, div. Dn. 666 c. 14 tergo, Specchio dei cittadini pisani [1599, primo mazzo]).
Nel 1641, e cioè a tre anni di distanza dai "pochi e finti paesi" che il B. aveva dedicati al granduca, con l'augurio che questi arrivasse a possedere "tanti veri mondi quanti non ne seppe immaginare Anassagora", vedeva la luce il poema tragico-eroicomico Le pazzie de'savi, o vero il Lambertaccio di Bartolomeo Bocchini, con 13 piccole illustrazioni del B., riecheggianti lo stesso fragor d'armi in cui egli, qual uomo, amò vivere la maggior parte dei suoi giorni. Oltreché incisore, infatti, il B. fu anche maestro di campo del granduca, ciambellano di corte a innsbruck, castellano della fortezza di Livorno e governatore di quella di Siena, e anche la sua attività d'incisore, tolto qualche modesto soggetto religioso (un S. Sebastiano, per esempio), s'intreccia continuamente con le sue occupazioni e i suoi svaghi preferiti. I quattro Episodi militari del 1641 rappresentano precisamente: due cariche di cavalleria, un combattimento navale, una marcia di cavalleggeri, e tra i primi "finti paesi" ci sono perfino un Inseguimento di cavalli in fuga e un Attacco di briganti. Codeste fatiche procurarono al B. il plauso di un altro potente, Alessandro Visconti, che, per tradizione di famiglia e inclinazione personale, era amante della cacciall'a lui il B. dedicò una serie di "cacce": la Partenza, il Ritorno, la Caccia al cinghiale, il Fiume navigabile, la Sosta, assai mosse e micanti di luce, cui vediamo seguire alcuni pezzi sciolti, e cioè: un altro episodio di caccia, L'appuntamento, un Paesaggio in un tondo e una strana Entrata al monastero.Infine una Sfilata di carri trionfali nella piazza di Pisa, in onore dei cavalieri di S. Stefano vittoriosi sui Turchi, che sembra incisa nel 1661. Così il nome della città natale ricompare alla fine nei rami incisi dal Bazzicaluva.
Il mondo ideale e formale del B. si forma prevalentemente nel ricordo di Antonio Tempesta, con in più una carica personale di spirito cavalleresco e spadaccin'o, e al contatto diretto e indiretto di Giulio e Alfonso Parigi, di Remigio Cantagallina, di Giacomo Callot, di Stefano Della Bella. Al Tempesta sono apertamente ispirate le battaglie e le cacce, al Cantagallina e a Stefano Della Bella i paesaggi, al Callot delle Tentazioni di s. Antonio e delle Miserie della guerra, alcuni tratti dei Lambertaccio. Quanto al linguaggio specificamente incisorio, il B., pur richiamandosi agli altri grandi, finisce per individuarsi nettamente, specie dove le immagini della terra, pur digradando progressivamente nel medium atmosferico, continuano, precipitando verso la parte in ombra dei contorm, a vibrare di un tono più forte, simile a quello degli scuri con il quale più tardi gl'impressionisti francesi useranno rilevare i colori chiari, come a riportarsi sempre al primo piano e a voleme riecheggiare la consistenza.
Bibl.: F. Baldinucci, Notizie de'professori del disegno, V, Firenze 1702, p. 394(nella vita di G. Parigi); M.H. Heineckenl, Dict. des artistes....II, Leipzig: 1788, pp. 264 s.; G.Gori Gandellini-L.De Angelis, Notizie istoriche degli intagliatori, I, Siena 1808, p. 87; VI, ibid. 1809, p. 262; Ch. Le Blanc, Manuel de l'amateur d'estampes, I, Paris 1854, pp. 214 s. (Bazicaluve); F. De Boni, Biografia degli artisti, Venezia 1840, p. 76 (sub voce Bazzicalva o Bazzicaluva); A. Bartsch, Le peintre graveur [1803], XX, Würzburg 1920, pp. 41 ss.; E. Meaume, Recherches sur les ouvrages de J.Callot, II, Würzburg 1924, pp. 548-561; O. H. Giglioli, Incisori toscani del Seicento, Firenze 1942, pp. 48 ss.; A. Petrucci, Il B., in Il Messaggero, 27 ag. 1958; Id., Una bottega meravigliosa, ibid., 26 apr. 1961; G. K. Nagler, Neues Allgem. Künstler Lexikon, I, München 1835, p. 335 (sub voce Baziacaluve Herkules); J. Meyer, Allgem. Künstler-Lexikon, III, Leipzig 1885, pp. 230 s.; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, III, pp. 105 s.; Encicl. Ital., VI, p. 441.