BAROVIER, Ercole
Figlio di Benvenuto e di Elisa Ballarin, nacque a Murano il 16 giugno 1889. Compì gli studi classici a Venezia, e si impegnò in varie attività estranee all'ambito vetrario per approdare definitivamente nella Vetreria artistica Barovier & C., diventandone nel 1926 gerente e direttore artistico.
Nel 1883 Antonio Salviati aveva ceduto ai fratelli Giuseppe, il più raffinato vetrario dell'ultimo quarto del sec. XIX, e Benvenuto Barovier la vetreria Salviati dott. Antonio che solo nel 1896 acquisì la nuova denominazione Artisti Barovier. Nel 1919, con l'inserimento nella fornace dei figli di Benvenuto, il B. e Nicolò (Murano 10 maggio 1886 - Firenze 13 maggio 1953), e di Napoleone, figlio di Giuseppe, la ditta mutò nuovamente la denominazione in Vetreria artistica Barovier & C. Dopo che Napoleone Barovier si staccò dalla vetreria (1932) per fondare con Antonio Seguso ed altri soci la vetreria Barovier Seguso e Ferro, poi Seguso vetri d'arte, e che fu liquidato il fratello del B. Nicolò trasferitosi a Firenze per dedicarsi al mosaico miniaturistico, il B. si associò nel 1936 con i proprietari della vetreria Ferro Toso, fondando la Ferro Toso Barovier, poi Barovier & Toso. In questa ditta dalle dimensioni quasi artigianali, tipiche delle più quotate ditte muranesi, il B. operò fino alla morte quale amministratore e direttore artistico ed ebbe modo di esplicare al meglio il suo estroso talento creativo.
La vetreria Barovier era depositaria delle più ricercate tecniche vetrarie ed i vecchi Giuseppe e Benvenuto avevano sviluppato le loro ricerche coloristiche nel vetro con competenza tecnica e sensibilità, così che, immediatamente prima e dopo la prima guerra mondiale, le loro realizzazioni migliori erano state "murrine" di disegno moderno, opache o trasparenti, dalla vivace polieromia. Senza dubbio le "murrine" dei Barovier avevano costituito le prime prove muranesi di una vetreria moderna, svincolata cioè dagli stili storici imperanti nell'isola fin dal sec. XIX, e come tali erano state accolte all'Esposizione degli artisti ribelli di Ca' Pesaro del 1913 ed alla Biennale di Venezia del 1914. All'inizio della sua attività nella ditta familiare, il B. operò quindi in una ben definita tradizione tecnica ed estetica ed anche quando, dalla fine degli anni Venti, esplicò la sua vivace personalità, si mantenne fedele ad un materiale vitreo intensamente colorato e decorato e dimostrò una particolare predilezione per la tecnica delle "murrine".
Il B. operò ininterrottamente in campo vetrario fino al 1972, e morì a Venezia il 19 maggio 1974. Fu sostituito nella vetreria dall'unico figlio Angelo (nato nel 1927), che lo aveva affiancato nei decenni precedenti.
Pur conoscendo profondamente tutte le fasi e gli aspetti della lavorazione artigianale del vetro, il B. non lavorò mai da maestro in fornace, come era stata tradizione fino ai primi decenni del secolo per gli imprenditori muranesi, soprattutto quelli dotati di maggiori capacità creative. Egli non fu neppure designer nel senso moderno del termine. La sua ricerca di nuovi modelli si svolse per lo più in modo empirico con prove in fornace accanto al maestro vetraio di fiducia, a volte sfruttando ingegnosamente casuali rinvenimenti, a volte piegando da conoscitore espedienti dell'arte a nuovi effetti. I modelli di B. si distinguono per la ricchezza dei "tessuti" vitrei più che per la novità delle forme, che furono necessariamente elementari. Per questo alcuni modelli rimasero in produzione per decenni, necessitando solo raramente di un aggiornamento delle forme, e lo sono tuttora. Quindi soprattutto ai "tessuti" vitrei dalle inusitate colorazioni e decorazioni deve far riferimento un breve esame dei più significativi modelli creati dal Barovier. In tutti egli esplicò un gusto esuberante, spesso barocco.
Nei primi anni Venti genuina fu la sua adesione all'Art Déco con risultati assai apprezzabili. Sono di quest'epoca, oltre a vivaci animali soffiati, i grandi vasi a policrome "murrine" trasparenti, di ascendenza Liberty, le cui tessere formano motivi floreali stilizzati (1925 circa) ed i vasi e gli animali soffiati della serie "Primavera" (1929) in vetro biancastro striato e craquelé, profilati da grossi filamenti vitrei neri.
Dal 1930 il B. si rivelò un autentico artista novecentista realizzando alcuni dei suoi pezzi migliori. Egli seppe, come altri vetrai muranesi, alleggerire il corposo plasticismo dello stile Novecento con un materiale vitreo suggestivo, a spruzzature d'oro e d'argento, a bolle d'aria ed inclusioni di materiali diversi con effetti inconsueti. Una tecnica da lui largamente usata negli anni Trenta fu quella della "colorazione a caldo senza fusione" che consisteva nella introduzione di sostanze colorate, non fusibili o che non avevano il tempo di fondere, nel crogiolo del vetro già pronto in modo che creassero particolari effetti "materici" all'interno della massa. Si è spesso notata una notevole consonanza tra le opere Novecento del B. e quelle del francese Maurice Marinot ma non sembra che in ciò sia da ravvisare il risultato di una diretta influenza dell'uno sull'altro o viceversa.
Oltre alle sculture massicce modellate a caldo, entrate verso il 1930 nel repertorio muranese, con le tematiche tipiche dell'epoca quali piante (il cactus), animali, figure umane solenni e pesantemente plastiche, ricordiamo alcune serie di vasi di grande interesse: Crepuscolo (un vetro a tenui arborescenze brunastre ottenute con la lana di ferro inglobata nella parete, modellato in forme massicce e decorato a grossi anelli di cristallo); Autunno gemmato (vetro a chiazze rossastre ottenute con la colorazione a caldo senza fusione); Laguna gemmata e Marina gemmata, tutti degli anni 1935-36. I cristalli a bolle interne con grosse applicazioni a stelle, anelli e spirali (1937) gli ottennero il Grand Prix a Parigi ma ebbero ancora maggiore successo commerciale i Rostrati (1938), caratterizzati da grosse punte rifrangenti la luce, ottenute con un particolare espediente tecnico e brevettati. Costituirono una novità e piacquero anche i Rugiadosi (a superficie perlata ottenuta con graniglia di vetro raccolta sulla superficie rammollita, 1940) ed i Groviglio (ottenuti aggrovigliando un grosso cordone vitreo con un filamento interno colorato, 1940). Tra i più raffinati pezzi novecentisti vanno annoverati i Rilievi aurati e argentati (ciotole con frutta, fiori e foglie a rilievo, ricoperti da una foglia d'oro e d'argento, 1940).
I modelli del dopoguerra possono essere ricollegati a due linee di ricerca. Da una parte infatti si riscontra l'interesse, già dimostrato nel periodo Novecento, per materie vitree di grosso spessore variamente trattate all'interno ed in superficie, soprattutto con la colorazione a caldo senza fusione, modellate in forme elementari, spesso asimmetriche e di ispirazione archeologica: Cordonato oro (1950), Barbarici (1951), Eugenei (1951), Porpora (1952), Neolitici (1954), Aborigeni (1954), Efeso (1964). D'altra parte, in consonanza con i nuovi arredamenti moderni e parallelamente ai precedenti, ideò modelli nei quali le forme squadrate e geometrizzanti venivano arricchite da decorazioni policrome eseguite a caldo in fornace. La serie fu aperta dai Damasco e Corinto, i primia fasce di murrine e di canne multiple, i secondi a canne multiple, ambedue spruzzati d'oro ed iridati, di inusitata grazia lontana dalla "modernità" dei tipi seguenti. Seguirono i Murrino (1948), Zebrati (1949), Millefili (1956), Sidone (1957), Parabolici (1957), Spina (1958), Argo (1959), Dorici (1960), Intarsio (1961), Caccia (1962), Siderei (1966), Rotellati (1970), Neomurrini (1972), per citare i modelli più significativi nei quali egli usò come modulo decorativo del "tessuto" vitreo tessere di colore diverso, sezioni di canne a millefiori o di canne forate, canne nel senso della lunghezza.
Al B. sono state dedicate retrospettive personali a Murano nel 1975 ed alla Biennale di Venezia nel 1976. I suoi vetri hanno occupato un posto di rilievo nelle esposizioni relative alla vetreria veneziana del nostro secolo e sono conservati, oltre che nel Museo vetrario di Murano, nei principali musei mondiali: Berlino Ovest, Kunstgewerbemuseum; Corning, N.Y., Corning Museum of Glass; Düsseldorf, Kunstmuseum; Leerdam (Paesi Bassi), National Glasmuseum; Londra, Victoria and Albert Museum; Liegi, Musée Curtius; Parigi, Louvre; Stoccarda, Staatliche Akademie der bildende Künste; Tel Aviv, Museum Haaretz. Le sue opere sono raramente firmate: in tali casi la firma è autografa e graffita a punta di diamante in corsivo; talvolta è accompagnata dalla data sottostante ed eccezionalmente dalla dedica. Nella sua lunga attività il B. ottenne riconoscimenti ufficiali dal Regno d'Italia (1924, 1939) e dalla Repubblica Italiana (1952), e premi ad importanti esposizioni internazionali: medaglia d'oro alle Triennali di Monza (1930) e di Milano (1933, 1954), medaglia d'argento alla Triennale di Milano (1957) e Grand Prix alla Esposizione internazionale delle arti decorative di Parigi (1937), segnalazione d'onore al Compasso d'oro (1956). Le sue opere ebbero inoltre segnalazioni alle Biennali di Venezia, a numerose edizioni della Triennale di Milano ed a molte delle manifestazioni internazionali relative al vetro ed all'arredamento.
Fonti e Bibl.: Venezia, Camera di commercio, Registro ditte, fasc. 2293, Vetreria artistica Barovier; Murano, Arch. della vetreria Barovier & Toso (documentazione relativa al B.); una documentazione capillare sulla produzione del B. è offerta dalla collezione vetraria del figlio Angelo Barovier (Murano e Venezia), dai cataloghi delle Biennali di Venezia e delle Triennali di Monza e Milano, dai numeri delle riviste Domus, Casabella ed Emporium a partire dal 1930. Ma si veda anche G. Mariacher, L'arte del vetro, Verona 1954, pp. 156, 173, figg. 162 s., 171; A. Gasparetto, Il vetro di Murano, Venezia 1958, p. 144, figg. 164, 186, 191, 192; Id., Vetri di Murano 1860-1960 (catal.), Verona 1960, pp. 20-23, 37-39, tavv. XIVa, XIXa, XXIa-b, XXIIIb, XXVIIIa-b, XXIXa, XXXIIa, XXXIIIa-b; A. Polak, Modern Glass, London 1962, pp. 57 s., 67, tavv. 53a, 55a-b, 67a-b; A. Gasparetto, Mostra del vetro di Murano, Venezia 1963, introduzione e scheda sulla ditta (pp. non numerate); H. Newman, An illustrated Dictionary of Glass, London 1963, pp. 17, 33, 34, 87, 93, 130, 251, 266, 283; Le più importanti opere di E. B., in La Voce di Murano, dicembre 1975, n. 91, suppl., p. 3; A. Gasparetto, in La Biennale di Venezia, Venezia 1976, pp. non numerate; R. Barovier Mentasti, Vetri di Murano del '900, Venezia 1977, pp. 7, 9 s., 15 s., figg. 2-11; Id., in Venezianisches Glas 19. bis 20, Jahrhundert aus dem Glasmuseum Murano/Venedig, Berlin 1981, pp. 19-21, figg. 21-23; A. Dorigato, in Vetri Murano oggi, Milano 1981, pp. 19 s., nn. 7-18; S. Finzi-A. Barovier, ibid., p. 103, n. 210; R. Barovier Mentasti, Il vetro veneziano, Milano 1982, ad Indicem; Id. in Mille anni di arte del vetro a Venezia, Venezia 1982, pp. 53, 256-258, 279-282, nn. 506-509, 562-566; Mostra del vetro italiano 1920-1940, Torino 1984, pp. 14, 75 s., 124 s., 141, 165, figg. 123-126, 129, 132, 141, 143, 206-207.