ERCOLANO da Piegaro
Nacque a Piegaro (presso Perugia), probabilmente verso la fine del sec. XIV; della sua infanzia e prima formazione non si hanno notizie. Entrò tra i frati minori osservanti e la sua attività principale fu la predicazione, tanto da essere annoverato da R. Caracciolo da Lecce, nel suo sermone de sancto Bernardino, tra i "famosissimi" i quali "conati sunt imitari modum et regulas atque stilum ipsius sancti Bernardini" (Sermones de laudibus sanctorum …, c. 202d). Predicò a Perugia, L'Aquila, Lucca e Viterbo.
E. avrebbe difeso, davanti ai Perugini, la famosa tavoletta con dipinto il trigramma raggiante del nome di Cristo, che diventerà, nell'iconografia bernardiniana, l'emblema distintivo del santo senese, e fu per questo aspramente criticato dall'agostiniano A. Biglia, che lo considerò "vix primis litteris tinctus" (Liberde institutis…, p. 454). Il Liber de institutis è un'opera polemica nei riguardi di Bernardino da Siena, accusato di aver propagato l'idolatria e la superstizione, incitando alla devozione del trigramma del nome di Gesù. Se le notizie del Biglia sono vere, E. predicò a Perugia prima del 1427, visto che, con molta probabilità, il libro fu terminato in quell'anno.
Nel Libro delle vite..., c. 99v (fonte alla quale attinse L. Iacobilli, Vite...), attribuito a Mariano da Firenze (cfr. Z. Lazzeri, Fra' Mariano da Firenze. Appunti bio-bibliografico-cronologici, in Studi francescani, VIII [1922], pp. 393 ss.), si narra che in seguito alla riforma di Martino V del 1430 - che accolse le linee dell'osservanza ma che tolse tuttavia a quest'ultima l'autonomia - E. decise di trasferirsi in Toscana; predicò la quaresima del 1430 a Lucca assediata dai Fiorentini e incontrò il favore dei Lucchesi per averli assistiti e incitati a non arrendersi. Bernardino da Fossa, al secolo Giovanni Amici, riporta un episodio relativo alle prediche da lui tenute durante una quaresima a L'Aquila che commossero la città (Bernardini Aquilani Chronica..., p. 17; il racconto è ripreso nella Vita, ex ms. Chronica..., p. 862). Un suo passaggio a Viterbo è accennato nelle fonti comunali: nel 1451 il Consiglio cittadino avrebbe preso provvedimenti contro gli sfarzi della moda femminile dopo aver ricordato le prediche tenute da Bernardino da Siena, Alberto Berdini da Sarteano e da Ercolano.
E. si impegnò anche nell'edificazione di conventi per i frati osservanti. Nel 1434 Eugenio IV gli avrebbe dato il suo consenso per la costruzione di un convento a Barga, in provincia di Lucca, dedicato a s. Francesco (Gonzaga, De origine…, p. 244, parla di una lettera del papa che non è stata però rinvenuta nei documenti relativi al convento; cfr. Bullarium franciscanum, n. s., III, a cura di U. Hüntemann J.-M. Pou y Marti, ad Claras Aquas 1949, p. 33; mentre esiste una bolla del 1471che concede agli osservanti un trasferimento da quel luogo poiché era insalubre). Ottenne il permesso per costruire un convento presso Castelnuovo nella Garfagnana dopo aver predetto che la città sarebbe stata risparmiata dalla peste. I Lucchesi gli concedettero poi un terreno non lontano dal convento delle suore cistercensi di S. Cerbone (il 30apr. 1441 Eugenio IV trasferì le suore, divenute poche di numero, e concesse il convento agli osservanti di E.: cfr. ibid., p. 958; ilnome non risulta pero in J. R. H. Moorman, The franciscan houses, New York 1983).
Se dobbiamo prestar fede alle cronache francescane E. intraprese un viaggio in Oriente. Negli Annales minorum, XI (pp. 53 s.), si legge che nel 1437 Guglielmo di Casale, ministro generale dei minori, incaricò Giovanni da Capestrano di una missione a Gerusalemme per assistere l'osservante Gandolfo di Sicilia - eletto custode del convento di Monte Sion - e incontrare a Cipro il nuovo "procuratore" (sindaco apostolico delle elemosine della missione) della Terrasanta. Tra i suoi compagni di viaggio si nomina Girolamo da Piegaro (ibid., p. 338), che è stato identificato con Ercolano (La Franceschina, p. 220).
È probabile che in quegli anni le missioni a Gerusalemme di Alberto da Sarteano e Giovanni da Capestrano - appoggiati da Eugenio IV - abbiano avuto come scopo il passaggio agli osservanti della custodia della Terrasanta, fino a quel momento sotto la guida dei conventuali (cfr. P. Santoni, Albert de Sarteano, pp. 183 s.). Il precedente "procuratore", di parte conventuale, aveva infatti osteggiato l'elezione dell'osservante Gandolfo di Sicilia. Giovanni da Capestrano partì forse solo alle fine del 1439poiché era stato trattenuto dal papa al concilio di Firenze per l'unione delle Chiese greca e latina (Annales minorum, XI, p. 81). La fonte più vicina ai fatti è la Vita di Tommaso Bellacci da Firenze scritta da Pietro Marino Morello intorno al 1447, nella quale si fa riferimento ad un viaggio a Gerusalemme (promosso da Eugenio IV e non da Guglielmo da Casale come invece risulta negli Annales minorum), intrapreso da Alberto da Sarteano, Giovanni da Capestrano, E. e Tommaso Bellacci per incontrare il nuovo procuratore, "riformare quei luoghi santissimi" e porli sotto la guida degli osservanti. Il Morello descrive il viaggio di Giovanni da Capestrano del 1439 e non quello del 1435-37 di Alberto come è stato affermato da P. Santoni (Albert de Sarteano..., p. 183). Lo stesso episodio è ripreso in due cronache, una della fine del '400 (La Franceschina) e l'altra dei primi del '500 (Vita e leggenda del b. Tommaso da Firenze) che da quest'ultima dipende. Se il viaggio di Giovanni da Capestrano si è realmente svolto, è forse possibile che E. vi abbia partecipato, mentre sembra meno probabile che sia stato con Alberto da Sarteano - come si afferma nella maggior parte delle cronache francescane - a Gerusalemme, nel 1439, per incontrare l'abate etiope Nicodemo e ottenere la partecipazione degli Etiopi al concilio; la presenza a Gerusalemme di Alberto nel '39 e l'incontro con Nicodemo sono stati messi recentemente in discussione (P. Santoni, Albert de Sarteano..., pp. 190 s.).
E. morì nel suo convento presso Castelnuovo di Garfagnana (prov. di Lucca) nel 1451; nel martirologio francescano la data di morte del beato E. è indicata al 28 maggio.
Fin da allora E. fu oggetto di venerazione, ma solo nel 1860 il suo culto venne ufficialmente approvato; due anni dopo ne venne, approvato anche il rito (R. Raffaelli, Descrizione geografico-storico-ecclesiastica della Garfagnana, Lucca 1879, pp. 245 s. Non ci sono giunti né sermoni né reportationes delle sue prediche.
Fonti e Bibl.: Roma, Bibl. naz. Sessoriano 412 (Libro delle vite dei sancti frati minori), cc.99v-102r; L. Iacobilli, Vite de' santi e beati-dell'Umbria, I, Foligno 1647, pp. 570 s.; Vita ex ms. Chronica Mariani Florentini, in Acta sanctorum Maii, VI, Antverpiae 1688, pp. 862 s.; P. Morelli, Vitae b. Thomae Florentini, ibid., XIII, Parisiis 1883, p. 879, N. Glassberger, Chronica, in Analecta franciscana, II, Quaracchi 1887 p. 396; Bernardini Aquilani Chronica fratrum minorum observantiae, a cura di L. Lemmens, Romae 1902, p. 17; G. Oddi, La Franceschina, a cura di N. Cavanna, I, Firenze 1931, pp. 221 s.; A. Biglia, Liber de institutis, discipulis et doctrina fratris Bernardini O. M., in B. de Gaiffier, Les mémoires d'André Biglia sur la prédication de st. Bernardin de Sienne, in Analecta Bollandiana, LIII (1935), pp. 334, 337; R. Caracciolo da Lecce, Sermones de laudibus sanctorum, Venetiis 1489, c. 202 (Gesamtk. der Wiegendrucke, n. 6052); P. Rodolfi, Historiarum Seraphicae Religionis libri tres seriem temporum continentes..., Venetiis 1586, p. 305v; F. Gonzaga, De origine Seraphicae Religionis..., Romae 1587, pp. 244 s.; Marco da Lisbona, Delle chroniche de' frati minori, III, Venetia 1606 pp. 109 s.; S. Razzi, Vite de' santi e beati toscani…, Firenze 1627, pp. 649 s., 699; A. du Mostier, Martirologium franciscanum, Parisiis 1638, p. 204; H. Holzapfel, Manuale historiae Ordinis minorum, Freiburg i. Br. 1909, p. 637; Mariano da Firenze, Compendium chronicarum fratrum minorem, in Arch. franc. histor., III (1910), p. 711; IV (1911), p. 131; Vita e leggenda del b. Tommaso da Firenze (testo inedito dei primi del sec. XVI), a cura di S. Mencherini, in La Verna, IX (1912), pp. 514-22; XI (1913), pp. 31-41; K. Hefele, Der hl. Bernhardin von Siena und die franziskanische Wanderpredigt in Italien während des XV. Jahrhunderts, Freiburg i. Br. 1912, p. 20; A. Cirelli, Gli Annali di Terra Santa, a cura di S. Mencherini, in La Verna, X (1912-1913), p. 537; D. Pulinari, Cronache dei frati minori della prov. toscana, a cura di S. Mencherini, Arezzo 1913, pp. 31, 204, 407, 419 ss., 461; L. Quaracchi 1932, X, pp. 142, 306; XI, pp. 157, 208, 338; XII, pp. 122 ss., XV, p. 375, (cfr. G. Sbaralea, Supplementum et castigatio ad scriptores trium Ordinum S. Francisci a Waddingo aliisque descriptos, I, Roma 1908, p. 360); E. Longpré, St. Bernardin et le nom de Jésus, in Arch. franc. hist., XXVIII (1935), p. 454; G. Signorielli, Viterbo nella storia della Chiesa, Viterbo 1938, p. 59; C. Cenci, Mss. francescanidella Bibl. naz. di Napoli, Grottaferrata 1971, p. 78; P. Santoni, Albert de Sarteano observant et humaniste envoyépontifical à Jerusalem et au Caire, in Mél. de l'École franç. de Rome, Moyen Age…, LXXXVI (1974), pp. 165-211; A. Potthast, Bibl. histor. M. Aevi, II, p. 1366; Biblioth. sanctorum, IV, col. 1308.