ERBERTO (Herbertus, Albertus, Therbertus, Humbertus)
Canonico regolare di S. Agostino del monastero di S. Maria di Abbondanza nel Chiablese (Savoia), fu vescovo di Aosta nel secondo ventennio del sec. XII: precisi riferimenti documentari si hanno, al riguardo, per il periodo compreso tra il 1132 ed il 1138.
Il nome di E. compare nelle fonti a noi note secondo varianti grafiche diverse: "Herbertus", in una bolla del papa Innocenzo II del 19 nov. 1132, in un documento del 1138 relativo ad una donazione fatta appunto da E. ai canonici della collegiata dei Ss. Pietro e Orso di Aosta, negli obituarii del monastero di S. Maria di Abbondanza, dell'abbazia di Sixt (Faucigny), della collegiata dei Ss. Pietro ed Orso di Aosta e sia in un breve recordacionis attribuibile agli anni compresi tra il 1133 e il 1138, relativo ad un'altra donazione compiuta in favore della medesima collegiata, sia nell'iscrizione del sigillo cereo da essa pendente; "Albertus", nell'iscrizione che compare sul capitello di una delle colonne del chiostro della collegiata dei Ss. Pietro ed Orso, nel documento senza data ma comunque riferibile con sufficiente probabilità al sec. XII (certo dopo il 1132) in cui si ricorda l'introduzione della vita regolare in Ss. Pietro e Orso, voluta da E.; "Therbertus", in un documento di Amedeo III conte di Savoia dell'11 marzo 1138. Appunto a causa di queste varianti - la grafia ufficiale e corretta del nome è senza dubbio, dato il peso dei documenti che l'attestano, "Herbertus" - il posto occupato da E. nella serie episcopale aostana e, di conseguenza, la cronologia del di lui pontificato - di cui ci è ignota la data d'inizio - sono stati variamente e talora erroneamente indicati nella letteratura storica.
L'Aubert (p. 270) afferma che E. succedette al vescovo Bosone nel 1114, ma non fornisce prove a sostegno del suo assunto. Secondo il Besson, i compilatori della Gallia christiana (che arbitrariamente chiamano E. "Humbertus") e il Gams, nella prima metà del sec. XII avrebbero governato la Chiesa di Aosta due vescovi quasi omonimi: un "Herbertus", morto il 20 ott. 1125, ed un "Humbertus", morto il 25 febbraio 1138. Tra i due, avrebbe pontificato un terzo presule: "Armannus" ("Armanus"). Ma quest'ultimo fu vescovo di Aosta almeno dal 1141, come si trae da un documento di quell'anno pubblicato nei Monumenta historiae patriae (Chartae, II, Augustae Taurinorum 1853, col. 240). Fu dunque il successore, non il predecessore, del vescovo di Aosta di nome "Herbertus" (E., appunto), che morì nel 1138 o nel 1139.
La sua condizione di canonico regolare lasciò un'impronta precisa anche nella attività pastorale da lui svolta: come vescovo di Aosta promosse, infatti, l'introduzione della vita regolare, secondo la cosiddetta regola di s. Agostino, nella canonica situata presso la chiesa dei Ss. Pietro e Orso allora nel suburbio di Aosta. Facendosi interprete presso il papa Innocenzo II delle istanze di alcuni membri del capitolo che chiedevano di adottare una regola di vita più rigorosa, E. ottenne che il pontefice, con bolla del 19 nov. 1132 indirizzata "venerabili fratri Herberto Augustensi episcopo", ne accogliesse la richiesta, stabilendo che "ordo canonicus in eadem ecclesia futuris temporibus inviolabiliter conservetur", e confermasse i beni della canonica "fratribus in ea regulariter viventibus".
L'atteggiamento di E. verso questa canonica fu di gran favore e di costante attenzione: tra la fine del 1132 e il 1133, "consilio et praecepto domini pape Innocentii secundi", E. donò, infatti, "canonicis regularibus qui in ecclesia sancti Ursi Augustensis positi sunt vel qui in posterum canonice vixerint, omnia bona ecclesie, canonicas scilicet et sacrestiam". Nel 1138 fece donazione agli stessi canonici di una vigna e di alcune case poste nelle immediate vicinanze della canonica. Suggellò poi la donazione di un "aquaricium" fatta dai fratelli Pietro e Guglielmo "de Arculo".
Il ruolo primario svolto da E. e l'importanza che egli ebbe nella vita della collegiata dei Ss. Pietro e Orso si deducono da più di un elemento. Innanzitutto dal fatto che alcuni canonici di S. Maria di Abbondanza, interrogati, nel corso del capitolo generale tenutosi nel sec. XII, dopo il 1132, sulla "forma religionis" da essi seguita, risposero di attenersi "illi laudabili ac Deo amabili canonicorum regularium institutioni seu ordinationi quae in ecclesia beati Ursi ab Arberto Augustensi episcopo olim laudabiliter facta fuisse". Essi erano inoltre concordi nel definire E. "cultor religionis praecipuus" e nell'esaltarne le doti di supervisore per la salvaguardia della pacifica e volontaria osservanza della regola agostiniana. Il Fonseca ha sottolineato che il caso di Ss.Pietro e Orso è citato come esempio di canonica nella quale l'accettazione della regola di s. Agostino riguarda non la totalità dei presenti ma solo alcuni membri che volontariamente rinunciano al mondo, si richiamano alla tradizione apostolica e fanno proprio l'ideale pauperistico.
L'importanza di E. è ulteriormente provata dal modo con cui appare raffigurato su un capitello di una delle colonne del chiostro di Ss. Pietro e Orso. Tenendo nella mano sinistra la croce ed un libro aperto dove è scritto "Benedicit priorem", con la destra benedicente, il vescovo assiste alla seguente scena: Arnolfo, primo priore della collegiata, in umile atteggiamento di sottomissione è presentato dal santo titolare della canonica a s. Agostino sotto la cui regola viveva la comunità; di lato è rappresentato s. Pietro con le chiavi in mano. L'iscrizione sottostante è la seguente: "Arbertus ep(iscopus), benedicit priorem, s(an)c(tus) Augustinus episcopus, Arnulfus qui reddit(ur) primus prior, s(an)c(tu)s Ursus, s(an)c(tu)s Petrus ap(osto)l(us).
Un'iscrizione su un altro capitello del chiostro fornisce la data approssimativa della costruzione dello stesso e quella della introduzione della vita regolare nella collegiata: "anno ab. incarnatio(n)e D(omi)ni MºCºXXXºIIIº in h(oc) claustro regular(i)s vita incepta est". La data riportata in questa iscrizione contrasta con quella della bolla di Innocenzo II che, come si è detto, è del 1132 (e non del 1133, come invece risulta nella edizione dei Monumenta historiae patriae).
Altri elementi per ricostruire la figura di E. sono offerti dal sigillo pendente dal breve recordacionis citato. Piuttosto rozzo, senza controsigillo, dai bordi molto rialzati, in cera giallognola, di forma ovale, piuttosto grande, esso rappresenta il vescovo di fronte, in abiti pontificali, la mano destra benedicente e la sinistra recante una croce senza ornamento. Separata dalla figura da una linea, l'iscrizione "Herbertus episcopus Augustensis". Il nome del vescovo figura al nominativo e non al genitivo secondo un uso in vigore verso la metà del sec. XII: a quell'epoca va quindi attribuito il sigillo stesso.
E. morì nel 1138 o nel 1139 (Aubert, p. 270), il 20 ottobre, come risulta dalle efemeridi registrate nell'obituario del monastero di S. Maria di Abbondanza nel Chiablese, in quello dell'abbazia di Sixt (Faucigny) e in quello della collegiata dei Ss. Pietro ed Orso di Aosta.
L'obituario di S. Maria di Abbondanza registra "XIII Kal. Nov. Obiit Herbertus Augustensis episcopus et canonicus noster", sottolineando il fatto che il presule aveva fatto parte di quella comunità. Il Necrologium della collegiata dei Ss.Pietro ed Orso, segnando "XIII Kal. Nov. Obiit ... Herbertus regularis, episcopus Augustensis", con l'aggettivo "regularis" (è l'unico personaggio ricordato con questo appellativo) intende con ogni evidenza mettere in risalto l'adesione del presule alla regola e alla vita canonicale. La menzione di E. nel Necrologium della collegiata si spiega con gli intensi rapporti che quel presule ebbe - come si è visto - con quella comunità, dato che nel medesimo obituario appaiono inseriti anche i nomi ed i giorni di morte dei benefattori, tra i quali deve porsi meritatamente anche Erberto. Tale menzione non comporta dunque di necessità che E. sia stato "canonicus S. Ursi", come invece affermano, in nota, gli editori del Necrologium stesso.
Fonti e Bibl.: Monumenta historiae patriae, Chartae, I, Augustae Taurinorum 1836, n. 469, coll. 769 s. (bolla di Innocenzo II del 19 nov. 1132); Necrologium monasterii Beatae Mariae de Abundantia, ibid., Scriptores, III, ibid. 1848, col. 413, sub die XIII Kal. Nov.; Necrologium insignis collegii canonicorum Sanctorum Petri et Ursi Augustae Praetoriae, ibid., col. 536, sub die XIII Kal. Nov.; ibid., Chartae, II, ibid. 1853, n. 172, coll. 218 s. (donazione di E. del 1133 ex.-1134 in favore dei canonici dei Ss.Pietro e Orso); 173, col. 219 (breve recordationis relativo alla donazione fatta dai fratelli Pietro e Guglielmo de Arculo); 1138, col. 230 (breve recordationis relativo alla donazione fatta da E. nel 1138); L. Cibrario-D.C. Promis, Documenti, sigilli, e monete appartenenti alla storia della Monarchia di Savoia…, Torino 1883, pp. 45, 48, 56, 75 s.; A. P. Frutaz, Le fonti per la storia della Valle d'Aosta, in Thesaurus ecclesiarum Italiae, I, 1, Roma 1966, pp. 294 s.; J. A. Besson, Mémoires pour l'histoire ecclésiastique des diocèses de Genève, Tarantaise, Aoste et Maurienne et du décanat de Savoye, Annecy 1759, p. 251; Gallia christiana..., XII, Lutetiae Parisiorum 1770, col. 811; E. Aubert, La Vallée d'Aoste, Paris 1860, pp. 224-227, 270; F. Savio, Gli antichi vescovi d'Italia dalle origini al 1300. Il Piemonte, Torino 1898, I, pp. 90 s.; A. Boson, L'insigne collégiale d'Aoste. En souvenir du XIVe centenaire de st. Ourse fondateur de la collègiale, Ivrée 1929, pp. 81, 91; Mélanges historiques et hagiographiques valdotains, II, Aosta 1953, pp. 27-29; R. Berton, Icapitelli del chiostro di S. Orso, Novara 1956, p. 94; C. D. Fonseca, Le canoniche regolari riformate dell'Italia nord-occidentale. Ricerche e problemi, in Monasteri in Alta Italia dopo le invasioni saracene e magiare (sec. X-XII), Torino 1966, pp. 356 s., 360; A. Zanotto, Aoste. Histoire, antiquités, objets d'art, Aosta 1967, p. 81; M. C. Magni, Architettura religiosa e scultura romanica nella Valle d'Aosta, Aosta 1974, p. 104; P. F. Kehr, Italia pontificia, VI, 2, p. 163; P. B. Gams, Series episcoporum, p. 828.