ERBA
Famiglia di architetti e ingegneri attivi a Parma fra il XV e XVI secolo, ma di probabile origine lombarda. Dallo Scarabelli Zunti vengono citati numerosi esponenti della famiglia, anche se non di tutti è attestata la professione. Il nome ricorre nelle versioni di Da Erba, Delerba, Delherba, Dell'Erba (Scarabelli Zunti, II, cc. 148-154).
Antonio è ricordato il 27 febbr. 1427 come "mensurator communis Parme".
Gasparino, figlio di Antonio, "maestro da muro", morto prima del 1463, ebbe due figli architetti, Giovanni Antonio e Angelo, che insieme con Giorgio, attivo a partire dal 1510 c., furono le personalità di spicco della famiglia (Id., cc. 148, 150v). "Ingegnerio communis" fin dal 1466, come riferisce il Testi (1918, p. 184) sulla scorta dello Scarabelli Zunti, GiovanniAntonio fu eletto "perito estimatore della misura della casa dell'Ospedale di S. Bovo" nel 1483, unitamente a maestro Gherardo Fatuli.
Si trattava di un edificio "ruinoso", posto presso la chiesa di S. Sepolcro e che i rettori dell'ospedale "Rodolfo Tanzi" volevano alienare (Scarabelli Zunti, II, c. 153). Con bolla del 4 dic. 1471 (pubblicata solo nel 1482) fu infatti concesso da papa Sisto IV l'unione degli ospedali minori di Parma e del contado. La fabbrica del nuovo ospedale, intitolata a Rodolfo Tanzi, nel XIII secolo fondatore di un luogo di cura in alcune case di borgo Taschieri a Parma, fu avviata nel 1476, mentre si procedeva ancora alla unificazione degli altri ospedali.
Non sono molte le notizie di cui si dispone sulla costruzione dell'edificio, attuale sede dell'Archivio di Stato, con ingresso su strada S. Croce (ora via M. d'Azeglio). Il Canali (1975) osserva che Giovanni Antonio, "magistro a muro et lignamine" come viene indicato in un rogito del 6 ott. 1481 (cfr. Salmi, 1918, p. 110 n. 71), deve avere progettato un disegno di grandi dimensioni. Nell'aprile 1476 Giovanni Antonio ricevette un pagamento per "...lo designo de lo ospitale..." (cfr. Parma, Bibl. Palatina, ms. Liber..., c. VII, cit. in Banzola, 1980, p. 109 n. 70). Assai verosimilmente Giovanni Antonio non realizzò un modellino in cartone della fabbrica, come indicato inizialmente dal Testi (1905), bensì un "disegno in carta incollata su cartone per maggiore resistenza" e di grandi dimensioni (Testi, 1918, p. 171, Canali, 1975). La presenza di Giovanni Antonio nel cantiere dell'ospedale parmense si sarebbe protratta, secondo il Testi (1918, p. 185 n. 4) ed il Falconi (1965, p. 13), fino alla morte, avvenuta sul volgere del 1507 o all'inizio del 1508.
Riguardo alla fabbrica sorta su progetto di Giovanni Antonio, il Salmi (1918, p. 97) asseriva che di questa non si conservano tracce, ad eccezione di un loggiato esterno e di un chiostro interno. In realtà l'impianto a T del complesso, con fronte principale a sud, costituiva l'ospedale ideato da Giovanni Antonio (si cfr. anche Adorni, 1979, p. 44 s., 78, 85 n. 72; non così Quintavalle, 1973, p. 45). Recenti studi hanno tuttavia sottolineato che quanto realizzato possa essere una parte di una più complessa idea progettuale di Giovanni Antonio; in tale caso anche l'asimmetricità del prospetto sulla strada potrebbe essere dovuto alla necessità di conservare nel corso dei lavori, che si protrassero per circa trent'anni, i locali a ponente per il ricovero degli infermi (Banzola, 1980, p. 116). Giovanni Antonio rimase dunque nel cantiere dell'ospedale "Tanzi" fino alla morte e la presenza di G. Fatuli, cui si è accennato non significò una sua sostituzione (Id., 1967, p. 39): proprio negli ultimi anni ebbe come collaboratore un parente, GiovanniGiacomo Erba (Scarabelli Zunti, II, c. 150; Pezzana, 1859, p. 194 n. 3; Testi, 1918, p. 184 n. 1).
Non è escluso che Giovanni Antonio, dallo Zani (1794) ricordato anche come pittore, possa essere intervenuto nel cantiere del monastero di S. Giovanni Evangelista a Parma. Sulle responsabilità progettuali dell'abbazia Adorni (1979, pp. 78, 82 nn. 1, 2) propone, "seppure con scarsa convinzione", Giovanni Antonio sostenendo che il progetto dell'ospedale "può essere servito come modello distributivo per il monastero di S. Giovanni, pur esso impostato su una grande crociera".
Piuttosto esigue anche le notizie sull'attività del fratello Angelo (1463-1523 c.), di cui lo Scarabelli Zunti limita l'attività al 1520. Architetto del Comune dal 1470, a lui si devono la ricostruzione di ponte Dattaro (1475, distrutto nel 1876; cfr. Jannelli, 1877, p. 140), il refettorio del convento dei serviti e la ristrutturazione di palazzo Cajazzo in Parma (1488). Avviò inoltre la costruzione di palazzo Cantelli in borgo del Leon d'Oro e, fra il 1501 e il 1506, partecipò con Bernardino Zaccagni ai lavori della chiesa di S. Benedetto, della quale avrebbe eretto la facciata.
Di Giorgio, figlio di Giovanni Giacomo, menzionato dallo Smagliati (p. 106: fu probabilmente anche l'aiuto di Giovanni Antonio) fra gli autori del bastione di porta Nuova a Parma, è documentata una prima attività all'inizio del Cinquecento. A lui si deve infatti la direzione dei lavori di ristrutturazione datati fra il 1510 e il 1514, dell'appartamento privato della badessa Giovanna da Piacenza, ricavato all'interno del monastero di S. Paolo a Parma.
Al secondo decennio del Cinquecento risale il progetto per la chiesa cittadina di S. Michele eretta sull'omonima strada (attuale via della Repubblica). Essa fu ricostruita nei pressi del più antico edificio demolito a seguito dell'allargamento dell'asse viario voluto da mons. Giovanni Gozzadini (U. Benassi, Storia di Parma, II, Parma 1899, p. 95). È tuttora poco chiara l'attività svolta nel settore del restauro, ambito nel quale si ricorda un intervento (1523) alla cupola del duomo.
Eletto ingegnere del Comune di Parma, nel 1526 Giorgio eseguì una mappa planimetrica della città, che si rivela a tutt'oggi un'importante documentazione cartografica, dalla quale si evincono sia la realtà architettonica del tempo sia l'andamento delle infrastrutture urbane.
Nella pianta di Giorgio compaiono infatti solo tre ponti (Caprazucca, Pietra e di Galleria) e sei porte. Fra queste non risulta porta S. Barnaba, indicata invece in una precedente restituzione grafica del 1460 circa e che, secondo quanto riferito dall'Adorni, "dovette rimanere chiusa più delle altre nel tardo Quattrocento e nel primo Cinquecento per le beghe fra le fazioni" (1978, p. 190).
L'attività di Giorgio nel settore dell'edilizia religiosa proseguì con la costruzione, variamente riferita al 1533-1534 0 al 1540 (Pelicelli, 1937, p. 127; Farinelli-Mendogni, 1981, p. 77), della chiesa di S. Marcellino su strada al collegio S. Caterina, ora via al Collegio dei nobili. Voluta da mons. Gabriele Lalatta, come recita un'iscrizione apposta in facciata sull'ingresso principale, "arricchita di dignità abaziale nel 1563" da Antonio Lalatta (cfr. Pelicelli, 1937, pp. 127 s.), la chiesa versa attualmente in grave stato di abbandono. Concordemente ascrittagli dagli storici locali e menzionata nelle guide della città (Donati, 1824; Pelicelli, 1937, p. 127; Banzola, 1967, p. 43; Farinelli-Mendogni, 1981, p. 77), non gli viene attribuita nella Guida del Malaspina (1851, p. 100) e dallo Jannelli (1877).
A Giorgio è stato infine attribuito il progetto del palazzetto Eucherio Sanvitale, eretto all'interno del giardino ducale di Parma, ove è tuttora visibile. Si tratta di una fabbrica a impianto ad H conclusa da quattro torri angolari, con loggia su cinque arcate aperta nel fronte principale (L. Fornari Schianchi, An ... Parmigianino rediscovered in the palazzetto Eucherio Sanvitale..., in The Burlington Magazine, CXX [1978], p. 581; Farinelli-Mendogni, 1981, p. 122).
Non sono invece chiari gli interventi e le opere di fortificazione eseguiti per Clemente VII da Giorgio (Scarabelli Zunti, II, c. 148), di cui non si hanno più notizie dopo il 1538.
Fonti e Bibl.: L. Smagliati, Cronaca parmense (1494-1518), a cura di S. Di Noto, Parma 1970, pp. 106, 108, 117; Parma, Bibl. Palatina, ms. 420; Compendio copiosissimo … in metà anno 1572 (estr. dalle raccolte di A. M. Edoari Erba); Ibid., ms. Parm. 1599: I. Affò, Miscellanea, c. 115; I. Affò, Mem. degli scrittori e letterati parmigiani, Parma 1789, p. 172; Parma, Bibl. d. Soprintendenza ai beni artistici e storici di Parma e Piacenza, E. Scarabelli Zunti, Mem. e documenti di belle arti parmigiane, ms., II, cc. 148-154 (s.v. Da Erba); P. Zani, Enc. metodico critico-ragionata delle belle arti (1794), Parma 1824, III, p. 101; P. Donati, Nuova descrizione della città di Parma, Parma 1824, p. 95; C. Malaspina, Guida del forestiere ai principali monumenti di belle arti della città di Parma, Parma 1851, p. 70; A. Pezzana, Storia della cittàdi Parma, V, Parma 1859, pp. 161-168, 194 n. 3; G. B. Jannelli, Dizionario biogr. dei parmigiani illustri, Genova 1877, pp. 139 s.; L. Testi, Parma, Bergamo 1905, pp. 133 s.; M. Salmi, BernardinoZaccagni e l'architettura del Rinascimento a Parma, in Bollettino d'arte, XII (1918) pp. 85-168 (recens. di L. Testi, in Arch. stor. per le provincie parmensi, XVIII [1918], pp. 171, 173, 178-181, 184 s., 188); N. Pelicelli, Parma monumentale, Parma 1937, pp. 9, 100 s., 127, 131; A. M. Bessone-Aurelj, Dizionario degli scultori ed architetti ital., Genova-Roma-Napoli 1947, p. 203; P. L. Dall'Aglio-C. Trombara, Cenni stor. e bibliografici sull'antico ospedale Parma, Parma 1956, p. 13; E. Falconi, Note stor. sull'Ospedale vecchio oggi sede dell'Archivio di Stato in Parma economica, luglio 1965, p. 13; V. Banzola: Il centro stor. di Parma, in Quaderni del Centro studi urbanistici di Parma, II (1967), pp. 39, 42 ss.; A. C. Quintavalle, La ragione culturale. Ipotesi di un modello insediativo per l'università di Parma, Milano 1973, p. 45; G. Canali, L'ospedale vecchio. Otto secoli di storia, a cura della Cattedra di storia dell'architettura e dell'urbanistica dell'Università di Parma, in PR [Parma realtà], 18 dic. 1975, p. 11; B. Adorni, Parma rinascimentale e barocca..., in Parma la città storica a cura di V. Banzola, Milano 1978, pp. 179, 190; Id., in L'abbazia benedettina di S. Giovanni Evangelista a Parma, Milano 1979, pp. 44 s., 78, 82 nn. 1, 2, 85 n. 72; F. Calzolari, Architettura minore parmense: S. Michele dell'Arco, in Parma nell'arte, 1979, 2, p. 86; M. O. Banzola, L'Ospedale vecchio di Parma, Parma 1980, ad Indicem; L. Farinelli-P. P. Mendogni, Guida di Parma, Parma 1981, pp. 46, 77, 80, 122, 124, 130; M. C. Alfieri-R. Cattani-S. Colla, Parma. Storia, arte e monumenti, Bologna 1987, pp. 58, 80, 82; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, X, p. 589.