ERASMO da Montecassino
Nato intorno al 1200, in luogo e da famiglia ignoti, entrò nell'Ordine benedettino, iniziando la sua vita monacale nel cenobio di Montecassino.
In assenza di elementi utili per un'adeguata ricostruzione, il quadro delle principali vicende biografiche di E. presenta varie difficoltà. Assai poco ci è dato di conoscere della sua vita e attività, e non è da escludere il fatto che a ciò possa aver contribuito la perdita di testimonianze documentarie del monastero cassinese sul quale si ripercossero i contrasti sorti tra Federico II e il Papato nel corso della prima metà del sec. XIII.
Nel novembre del 1239 l'atteggiamento di ostilità dell'imperatore nei confronti del Papato, oltre che con l'espulsione dei frati predicatori e minori dal Regno di Sicilia (cfr. Ryccardi de Sancto Germano notarii Chronica, a cura di G. H. Pertz, in Mon. Germ. Hist., Scriptores rer. German. in usum scholarum..., LIII, Hannoverae 1864, p. 138), si manifestò con l'ordine di allontanamento e dispersione dei monaci cassinesi. Ad eccezione di solo otto religiosi, ai quali fu concesso di poter rimanere nella sede abbaziale (cfr. ibid., p. 139), la comunità benedettina fu allontanata dal cenobio, e insieme con altri monaci E. trovò asilo o a Valleluce o, più probabilmente, a San Pietro in Monastero: di ciò siamo informati da un documento notarile "actum in civitate Sancti Germani" del 31 maggio 1241, registrato nel Regesto di Tommaso Decano, in cui tra quella di altri monaci cassinesi appare la sottoscrizione di "frater Herasmus sacerdos et monachus".
In seguito all'espulsione dei frati predicatori che dal 1234 avevano ricevuto l'incarico di tenere l'insegnamento teologico presso l'universitas napoletana (cfr. G. Origlia, Istoria..., I, p. 90), i maestri e gli scolari dello studium indirizzarono all'"honestissimo et peritissimo Viro, Magistro Herasmo monacho Casinensi theologicae scientiae professori" una lettera d'invito ad occupare la cattedra di teologia rimasta priva di lettore (il testo della lettera è tradito nel ms. Montecassino 342, p. 441; cfr. però le edizioni di A. De Nuce-M. Ziegelbauer-A. Caravita), ed è questa, per il momento, l'unica testimonianza che autorizza ad attribuire ad E. il titolo di "magister". Gli altri elementi a nostra disposizione non consentono infatti di definire con maggior certezza questa fase della vita del monaco cassinese. È comunque certo, però, che il 31 maggio 1241 E. si trovava ancora a San Germano tra i partecipanti all'atto steso in quella città: le sue lezioni quindi non poterono aver inizio prima del nuovo anno scolastico, cioè a decorrere - secondo la consuetudine - dal giorno di S. Michele (29 settembre).
In assenza di altre informazioni utili a mostrare l'effettiva adesione di E. alla richiesta dello studium napoletano, l'unico elemento che in parte ci autorizza a ritenere probabile la sua presenza presso la cattedra di teologia è il testo del Prologus contenuto nel ms. 794 bis (TT) di Montecassino che nella sezione relativa ai ff. 55-89 conserva alcuni frammenti erasmiani. Senza comunque escludere del tutto la possibilità di una semplice composizione letteraria di un testo tipologicamente assai diffuso nel quadro della scolastica del secolo XIII, il tenore aulico e solenne del Prologus possiede il carattere di una vera e propria prolusione accademica scritta per un uditorio affollato di ascoltatori. Seguendo la consuetudine tipica dei "magistri" della "sacra pagina", anche E. avrebbe dunque composto un'introduzione preliminare alla trattazione della disciplina teologica e, nella sua edizione del testo, il Leccisotti (cfr. Benedictina, IX [1955], pp. 229-248) ha evidenziato a questo proposito la ripresa di tematiche dibattute nell'ambiente scolastico parigino tra la fine del sec. XII e gli inizi del XIII.
A causa della scarsa documentazione superstite non possiamo valutare con precisione l'apporto del contributo di E. nel quadro della storia della teologia del sec. XIII. Se inoltre non si hanno notizie dirette sul cursus studiorum da lui seguito e sull'effettivo conseguimento del grado di "magister" - titolo assente, del resto, nella tradizione manoscritta delle sue opere oltre che nella sottoscrizione del succitato documento notarile - possono invece essere avanzate alcune ipotesi circa la sua dipendenza dalla scuola teologica parigina di Guglielmo di Auxerre in particolare, ma anche di Filippo il Cancelliere e Guglielmo d'Auvergne, che E. probabilmente frequentò di persona secondo quanto risulta anche da alcuni ricordi personali di Parigi presenti in due dei suoi sermoni conservati nel ms. Montecassino 832 ai ff. 22v e 66v (per l'ed. cfr. T. Leccisotti, ibid., p. 226).
La vicinanza di E. all'atmosfera intellettuale parigina risulta inoltre essere ancora più evidente dalla scelta del tema scritturistico (Job, XXVIII, 1) che costituisce l'incipit del Prologus e che ricorre nelle principali bolle emanate da Onorio III (cfr. "Super speculam Domini" del 16 nov. 1219, in Chartularium Universitatis Parisiensis, a cura di H. Denifle-A. Châtelain Parisiis 1889, I, n. 32, p. 90) e da Gregorio IX (cfr. "Parens scientiarum" del 13 apr. 1231, ibid., n. 79, p. 136) in favore dell'universitas parigina. L'utilizzazione erasmiana di espressioni e temi scritturistici presenti nelle due bolle pontificie non appare quindi come un elemento casuale, ma riflette nella forma, oltre che nel carattere scientifico e nei contenuti dottrinali, la sua vicinanza all'ambiente intellettuale e scolastico parigino. L'esame della produzione superstite di E. sembra del resto confermare la ripresa di soluzioni già espresse da maestri attivi a Parigi tra l'ultimo quarto del sec. XII e i primi decenni del XIII. Senza mancare di esprimere opinioni personali e prese di posizione dottrinali, temi erasmiani come ad esempio quello dei rapporti tra filosofia e teologia, natura e grazia, intelletto e volontà, conoscenza e illuminazione divina, materia e forma, si avvicinano con decisione alle posizioni dottrinali espresse da Guglielmo d'Auxerre nella Summa aurea, distaccandosi in parte dalle tesi dominanti la tradizionale corrente teologica orientata sulla linea agostiniana. In altri casi, invece, nelle soluzioni presentate da E. sembrano sopravvivere delle reminiscenze tipiche del pensiero del vescovo d'Ippona (cfr. per es. le affermazioni relative all'identificazione dell'anima con le sue potenze). Dal corpus delle opere erasmiane non sono infine assenti citazioni dalle traduzioni di Aristotele (ad es., quella di tempo ripresa dal IV Phys.), che sembra però essere conosciuto più tramite la mediazione dei commentatori che non direttamente sui testi (per es. la citazione di E. dal De anima è di stampo averroista).
Gli scritti superstiti di E. attualmente noti sono conservati in stato frammentario e non definitivo in cinque codici della Biblioteca dell'abbazia di Montecassino. Di questi testi non sono stati finora trovati altri esemplari e ciò indica chiaramente l'ambito ristretto di diffusione della tradizione manoscritta della produzione erasmiana che probabilmente non deve aver oltrepassato le mura del cenobio cassinese. Il già ricordato ms. 794 bis (TT) di inequivocabile provenienza cassinese secondo quanto attesta la nota di possesso apposta sul f. 55v ("iste liber est sacrii monasterii Casinensis", n. 1181), oltre al testo del succitato Prologus, ai ff. 55v-65 attribuisce a "fr. Herasmus" (f. 55r) un'Abbreviatio quaedam utilis in quartum librum Sententiarum (ilcui incipit è: "Nota quod quattuor notantur circa sacramentum..."), che autorizza a collocarlo tra le fila dei "breviatores" del Liber Sententiarum di Pietro Lombardo. I temi toccati presuppongono l'opera del "magister Sententiarum", ma si svolgono in forma in parte indipendente completando con altri apporti dottrinali questioni relative ad es. al valore dei sacramenti, alla forma del battesimo, alle varie specie di potestà, alla penitenza, e così via. Spunti di riflessione teologica e dottrinale sono poi presenti nel ms. 650 (Q), indicato anche come Misc. XLIV, in cui troviamo un De proprietatibus lucis (p. 51); un De subiecto theologiae (p. 52) da mettere in relazione con le soluzioni di Tommaso d'Aquino Summa theol. I, q. 1, a. 7; un trattato esegetico sul Vangelo di Luca ed uno su quello di Giovanni.
Dopo quella teologica non può essere trascurata la non meno rilevante produzione di sermoni composti da E. e traditi nel ms. di Montecassino segnato 832 (R), sul cui dorso dell'antica legatura è annotato: "Sermones fratris Erasmi monachi Casinensis et alia" (per l'ed. di 20 sermoni cfr. T. Leccisotti, in Benedictina, XII [1958]). Lo stesso ms. conserva inoltre, frammisti alla serie di sermoni, alcuni commenti, sentenze, note ascetiche e un trattato De angelis et opere sex dierum (cfr. l'ed. di T. Leccisotti in Benedictina, XXV [1978]) in cui risulta particolarmente evidente l'influsso di Guglielmo d'Auxerre. Altri frammenti di sermoni erasmiani sono infine conservati nei mss. cassinesi segnati 380 e 488.
Dall'epoca del probabile arrivo di E. a Napoli (seconda metà del 1241) sono del tutto assenti testimonianze documentarie. Unica labile traccia che consente di stabilire con sicurezza l'epoca in cui E. certamente non si trovò più a Napoli è un altro atto notarile redatto a San Germano l'11 marzo 1251 in cui il nome di "frater Herasmus sacerdos et monachus" appare tra quello dei sottoscrittori.
L'epoca del probabile soggiorno di E. a Napoli, oltre che ad illuminare in parte, attraverso i suoi scritti, alcuni momenti della storia dello studium, autorizza infine a credere nella possibilità di rapporti intercorsi tra il monaco cassinese e il giovane Tommaso d'Aquino.
Anche se non abbiamo alcuna testimonianza diretta a questo proposito, non è infatti del tutto da escludere che Tommaso - studente a Napoli all'incirca fino al 1243 dopo aver lasciato Montecassino (intorno al 1236) ove trascorse la prima giovinezza ed iniziò gli studi abbia intrattenuto dei rapporti con il più anziano Erasmo. In assenza di qualsiasi ulteriore elemento che autorizzi ad affermare l'effettiva presenza di E. a Napoli o una qualsiasi relazione di maestro e discepolo con Tommaso d'Aquino, non è comunque del tutto arbitrario ipotizzare perlomeno un generico rapporto di conoscenza tra i due personaggi provenienti dallo stesso luogo e attivi nella stessa città nello stesso periodo di tempo in un campo di studio comune ad entrambi.
Come la data di nascita, è ignota anche quella della morte di E.: ultima possibile testimonianza è una lettera del 1252 - segnalata dal Caplet nella sua edizione del regesto di Bernardo I -, in cui il nome di E. appare insieme con quello di altri due personaggi inviati da Montecassino in ambasceria presso Corrado IV. Tale testimonianza è però rifiutata dal Leccisotti, che esclude il nome di E. attribuendo al Caplet un'erronea decifrazione del testo della lettera (cfr. T. Leccisotti, Un contributo ..., p. 116, n. 24).
Fonti e Bibl.: Oltre alle opere a stampa e manoscritte citate, cfr. Chronica Sacri Monasterii Casinensis, a cura di A. De Nuce, Lutetiae Parisiorum 1668, p. 426 n. 1593; Regesti Bernardi I abbatis Casinensis…, a cura di A. M. Caplet, Romae 1890, p. LI; A. Amelli, Quaternus de excadenciis et revocatis Capitanatae de mandato imperialis maiestatis Frederici secundi, Montis Casini 1903, p. XV; Regesto di Tommaso Decano o Cartolario del convento cassinese (1178-1280), pubblicato a cura di monaci di Montecassino, Badia di Montecassino 1915, pp. 107, 265; G. Origlia, Istoria dello Studio di Napoli, I, Napoli 1753, pp. 101 s.; M. Ziegelbauer, Historia rei literariae Ordinis Sancti Benedicti, II, Augustae Vindelicorum 1754, pp. 83 s.; G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, IV, Roma 1783, p. 58; L. Tosti, Storia della badia di Montecassino, II, Napoli 1842, pp. 265, 267; A. Caravita, I codici e le arti a Monte Cassino, I, Montecassino 1869, p. 313; R. B. Vaughan, The life and labours of st. Thomas of Aquin, I, London 1872, p. 46; M. Inguanez, Un sermone inedito sull'Assunta di E. di M., in L'Assunta, III (1918), pp. 189 s. (pubblicata dal ms. Montecassino 832 R [I]); M. Grabmann, Magister Petrus von Hibernia, der Jugendlehrer des heil. Thomas von Aquin. Seine Disputation vor König Manfred und seine Aristoteleskommentare, in Id., Mittelalterliches Geistesleben. Abhandlungen zur Geschichte der Scholastik und Mystik, I, München 1926, pp. 251 ss.; Codicum Casinensium manuscriptorum Catalogus, a cura di M. Inguanez, Montis Casini 1928, II, p. 239; III, pars 1, p. 125; T. Leccisotti, Magister Erasmus, in Bull. dell'Ist. stor. ital., XLVII (1932), pp. 209-315; Id., Un contributo dell'Italia meridionale federiciana allo sviluppo dell'aristotelismo, in Atti del Convegno internazionale di studi federiciani, Palermo 1952, pp. 107-121; Id., L'edizione degli scritti di E. e il Prologus del Cod. Cassinese 794 bis, in Benedictina, IX (1955), pp. 215-48; Id., Uno sconosciuto abbreviatore del Lombardo, in Miscell. lombardiana, Novara 1957, pp. 321-25; Id., I sermoni del cassinese E., in Benedictina, XII (1958), pp. 27-71; E. Kantorowicz, Kaiser Friedrich der Zweite, Ergänzungsband, Düsseldorf- München 1964, pp. 267 s.; T. Leccisotti, Iltrattato De opere sex dierum del codicecassinese 832, in Benedictina, XXV (1978), pp. 47-67; Enc. catt., V, col. 471; Lexikon des Mittelalters, III, 2, coll. 2095 s.