Da Roma, Eraldo
Nome d'arte di Eraldo Judiconi, montatore nato a Roma il 1° marzo 1900 e ivi morto il 27 marzo 1981. Insieme a Mario Serandrei fu il più grande montatore italiano del secondo dopoguerra, e contribuì a svecchiare il formalismo del linguaggio cinematografico dell'epoca, pur conservandone molte delle regole canoniche. A lui si deve l'organizzazione dei ritmi narrativi di numerosi classici del Neorealismo, da Roma città aperta (1945) a Germania anno zero (1948) di Roberto Rossellini, da Ladri di biciclette (1948) a Miracolo a Milano (1951) di Vittorio De Sica, ai quali concorse a conferire un ritmo asciutto, serrato e drammatico, mitigando le tendenze verso il patetico. Fu il capostipite di una nota famiglia di montatori, tra i quali il nipote Nino Baragli.
Dopo aver tentato in età giovanile la carriera di tenore, abbandonò il mondo della lirica per inserirsi, all'inizio degli anni Trenta, tra i quadri tecnici del cinema italiano in fase di rilancio. Compì i primi passi come aiuto operatore, poi si avvicinò alla pratica del montaggio, lavorando per piccole società legate alla Scalera Film. Il suo primo film da montatore risulta L'eredità dello zio… buonanima (1934) di Amleto Palermi. Nella seconda metà degli anni Trenta raffinò il suo stile con una serie di commedie dirette, oltre che da Palermi, da Mario Bonnard e Marco Elter. Ma fu Goffredo Alessandrini a dargli fiducia e ad affidargli nel 1942 i primi film importanti, Giarabub e il dittico composto da Addio, Kira e Noi vivi; iniziò da allora a firmare i suoi lavori con il nome d'arte adottato quando era cantante. Pur essendo legato alla Scalera Film, dopo il settembre 1943 rifiutò di prendere parte al trasferimento degli stabilimenti nella Repubblica di Salò, e rimase per qualche tempo inattivo a Roma. Riprese l'attività nel 1945, ed ebbe la fortuna di imbattersi in un progetto importante quale Roma città aperta, cui portò il contributo di una lucida organizzazione della poliforme materia narrativa, fondata su molti episodi e molti personaggi. Fu al fianco di Rossellini nella stagione dei suoi film più corali, da Paisà (1946) a Germania anno zero, contribuendo a fornire una struttura a opere che nascevano senza una rigida sceneggiatura. I due episodi di L'amore (1948) chiusero la collaborazione con Rossellini, che affidò i film successivi all'assistente di d. R., Jolanda Benvenuti. Ma ormai considerato uno dei più quotati montatori italiani e, in particolare, il montatore del Neorealismo, forte di questa fama, venne chiamato da De Sica per curare l'edizione di Ladri di biciclette. Il film segnò l'inizio di una fruttuosa collaborazione, destinata a durare dieci anni, passando attraverso film chiave quali Umberto D. (1952) e L'oro di Napoli (1954). Per De Sica montò anche la coproduzione italo-statunitense Stazione Termini (1953), per la quale in un primo tempo il produttore David O. Selznick aveva richiesto un montatore statunitense. Vicino sia alle esigenze dei produttori sia a quelle dei cineasti, lavorò intensamente anche con Luigi Zampa, da Anni difficili (1948) a Anni facili (1953) e La romana (1954), da Anni ruggenti (1962) a Il medico della mutua (1968). Tenne inoltre a battesimo gli esordi di due autori giovani ma destinati a una grande carriera, Gillo Pontecorvo e Sergio Leone, e accompagnò verso il successo, fino a metà degli anni Sessanta, Antonio Pietrangeli e Michelangelo Antonioni, trovando per ciascuno un adeguato ritmo narrativo. Di grande modernità fu la lenta scansione delle attese e dei tempi morti nel suo montaggio per i classici di Antonioni, da Cronaca di un amore (1950) a I vinti (1953), da La signora senza camelie (1953) a Le amiche (1955), da Il grido (1957) a L'avventura (1960), da La notte (1961) a Deserto rosso (1964); fu poi sostituito da Kim Arcalli. Per Pietrangeli firmò negli stessi anni il montaggio di quasi tutti i film, da Il sole negli occhi (1953) a Nata di marzo (1958), nel quale ebbe anche un piccolo ruolo, da Adua e le compagne (1960) a Fantasmi a Roma (1961), La parmigiana (1963), La visita (1963) e Il magnifico cornuto (1964). Tra gli altri registi con i quali collaborò vanno ricordati Nicholas Ray, Mauro Bolognini, Gianni Franciolini, Dino Risi, Christian-Jaque, Claudio Gora.