ERACLITO stoico
Autore (vissuto, a quanto sembra, nel sec. I d. C.) di un trattatello intitolato ‛Ομηρικὰ προβλήματα εἰς ἅ περὶ ϑεῶν "Ομηρος ἠλληγόρησεν (detto anche più comunemente, ma senza autorità di tradizione, 'Αλληγορίαι ‛Ομηρικαί), che costituisce, insieme con la 'Επιδρομή di Cornuto (v.), la fonte principale della nostra conoscenza dell'allegoresi stoica (v. l'ediz. curata dalla Società filologica di Bonn, Lipsia 1910). Per E. (che si oppone con ciò soprattutto al giudizio platonico) Omero è un ierofante, che ha aperto agli uomini le più remote e inaccessibili vie del sapere, e non deve essere dispregiato dai filosofi, avendoli tutti piuttosto, nella sostanza, preceduti. Metodo principale della sua allegoresi è infatti quello di dimostrare che tutte le specifiche concezioni dei grandi filosofi erano già contenute in potenza nei poemi omerici.
Bibl.: F. Oelmann, Prolegomeni alla sopra cit. ediz. della Società di Bonn; R. Münzel, De Apollodori περὶ ϑεῶν libris, Bonn 1883 (il 2° cap. su E.), e in Rhein. Mus., XL (1885), pp. 632-36; K. Reinhardt, De Graec. Theologia capita duo, Berlino 1910; id., in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., VIII, coll. 508-10; K. Meiser, Zu h.s Homer. Alleg., in Sitzungsber d. Münch. Akad., phil. u. hist. Kl., 1911.