ERACLIDI ('Ηρακλείδαι, Heraclīdae)
Figli e discendenti di Eracle. I loro nomi e il loro mito si trovano in Apollodoro (II, 161 segg.); anche altri autori vi accennano (v. soprattutto Diodoro, IV, 57 seg.). Narra il mito che alla morte di Eracle gli Eraclidi si trovarono dispersi nella Grecia, perseguitati dalle insidie di Euristeo. Cercato invano rifugio prima a Trachis, poi ad Atene, muovono con l'aiuto di Teseo re d'Atene contro Euristeo che viene sconfitto e ucciso. Uccisore fu secondo alcuni Iolao, nipote di Eracle; secondo altri Illo, figlio di Eracle e di Deianira. Dopo questa vittoria gli Eraclidi penetrano nel Peloponneso (il ritorno nel Peloponneso è la meta di tutte le loro fatiche); ma, trascorso un anno, essendo ivi scoppiata una pestilenza e avendone l'oracolo incolpati gli Eraclidi a cagione del loro prematuro ritorno, essi riprendono la via dell'esilio e riparano a Maratona. L'oracolo di Delfi comanda ora che si attenda il terzo frutto, prima di osare un nuovo tentativo; perciò Illo attende tre anni. Dopo i quali, essendo penetrato nel Peloponneso, è ucciso da Echemeno re di Tegea. Siamo dunque già al secondo tentativo di ritorno. Cinque ne contano i mitografi antichi, dei quali solo l'ultimo ha buon esito. È compiuto da Temeno, Aristodemo, Cresfonte, figli di Aristomaco, a sua volta nipote di Illo: ad essi l'oracolo aveva riservato la vittoria, poiché "il terzo frutto" aveva voluto significare la terza generazione. La via seguita questa volta non è l'istmo di Corinto, ma lo stretto tra Rio e Antirrio. Dopo varie vicende gli Eraclidi s'impadroniscono del Peloponneso; dividono la zona conquistata in tre distretti, Argo, Lacedemone e Messene. La sorte assegna Argo a Temeno, Messene a Cresfonte, Lacedemone a Procle e Euristene, figli di Aristodemo che frattanto era morto.
La numerosissima discendenza di Eracle (ci sono tramandati i nomi di 22 figli, oltre i 51 nati dalle 50 figlie di Tespio) ha giustificazione nella consuetudine delle nobili famiglie greche di far risalire la loro origine a un dio; sicché Eracle (sebbene dio non dorico, ma originario dalla Beozia) e gli Eraclidi divennero i capostipiti delle famiglie reali doriche e i fondatori delle colonie doriche. Si formò così il mito degli Eraclidi, il quale, nella forma in cui ci è pervenuto, non solo esclude un'origine leggendaria popolare, ma presenta tracce evidenti di rielaborazione, tanto che non è più possibile sceverdarne il nucleo primitivo. Solo è certo che tale nucleo ebbe formazione in Argo, e cosi si spiega il fatto che Temeno, antico eroe argivo che in origine non aveva niente a che fare con Eracle, sia entrato a far parte della leggenda, e sia anzi l'anello di congiunzione fra i re d'Argo e i discendenti di Eracle.
Da Eracle ripetevano le loro origini e si dicevano Eraclidi: 1. i re di Argo. La loro serie, in parte leggendaria, si ricava dall'integrazione della lista di Teopompo con quella di Satiro: Temeno, Cisso, Marone, Testio, Merope, Acoo, Aristodamida, Fidone. A Fidone successe il figlio Lacede, a Lacede il figlio Melta, il quale fu deposto dal trono e pose fine alla casa Eraclidica in Argo (v. temenidi); 2. i re di Sparta (v. agiadi; euripontidi); 3. i re di Macedonia. Sui loro progenitori si davano versioni diverse, ma tutte ne riconducevano l'origine a Temeno (v. argeadi); 4. i re di Lidia, della casa precedente a quella dei Mermnadi; 5. i re di Pergamo della casa degli Attalidi (v.); 6. i signori di Corinto (v. bacchiadi); 7. i signori di Sicione: poiché Ippolito, re di Sicione, era figlio di Ropalo, figlio di Festo, figlio di Eracle (Paus., II, 6, 7); 8. la colonia di Rodi riconosceva nel figlio di Eracle Tlepolemo, esule da Argo, il suo fondatore; 9. Cos, secondo la leggenda, era stato retto dall'Eraclide Tessalo, e dai suoi figli Fidippo e Antifo; 10. la città di Festo, a Creta, si vantava fondata da Festo, figlio di Eracle, stabilitosi in Sicione.
Bibl.: P. Decharme, Mythologie de la Grèce antique, 2ª ed., Parigi 1886, p. 549 segg.; Tambornino, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., VIII, col. 440 segg.; Pley, ibid., col. 446 segg.; J. Beloch, Griechische Geschichte, I, ii, 2ª ed., Strasburgo 1913, pp. 76 segg., 191 segg.; C. Robert, Die Griech. Heldensage, II, Berlino 1921, p. 646 segg.