Eraclea d’Italia (gr. ῾Ηράκλεια) Città della Magna Grecia sul luogo dell’odierno centro di Policoro, in corrispondenza della collina del Castello.
Fu fondata da Taranto nel 433-32 a.C.; nella seconda metà del 4° sec. divenne sede dell’assemblea federale della lega italiota. Nel suo territorio i Romani guidati da Publio Valerio Levino furono battuti in battaglia da Pirro (280 a.C.), sconfitta che fece dilagare nel Mezzogiorno d’Italia la ribellione contro Roma, senza tuttavia intaccarne la potenza militare. Dopo la battaglia E. fu alleata di Roma; nell’89 a.C. ebbe la cittadinanza romana.
Della città antica si conoscono le mura, distinte in due o tre fasi e sulla collina, tagliata in due da una grande strada, avanzi di quartieri di abitazione, databili sia al 4° sia al 2°-1° sec. a.C.; a valle rimangono tracce del santuario di Demetra e di una stipe votiva risalente al 7° sec. a.C. A E. era attiva una fiorente officina che produceva oggetti di terracotta: statue e statuette, vasi, tegole, antefisse. Tavole di E. Due tavole di bronzo iscritte trovate presso Pisticci nel 1732, e ora al Museo archeologico nazionale di Napoli. Le iscrizioni greche (fine 4°-inizio 3° sec. a.C.) si riferiscono a negoziazioni giuridiche relative alle terre dei templi di Dioniso e di Atena Poliade di Eraclea. Sulla faccia posteriore della prima tavola si trova la parte finale di una serie eterogenea di disposizioni (erroneamente chiamate lex Iulia municipalis), quasi certamente dell’età di Cesare, relative alle distribuzioni gratuite di frumento, all’edilizia in Roma, all’eleggibilità alle curie e magistrature municipali.