ERACLE di Alba Fucente
Nuove proposte di interpretazione sono state formulate in anni recenti sulla statua colossale proveniente da Alba Fucente (v.), stimata sin dal suo rinvenimento, una replica dell 'Eracle Epitrapezio di Lisippo (v. S 1970, p. 25, s.v. Alba Fucente).
L'ipotesi di lettura avanzata dal De Visscher (1962), è stata successivamente ribadita (Richter,1963; Marcadé, 1963; Cancik-Lindemaier, 1971), ma allo stato attuale delle nostre conoscenze non può più essere accettata senza riserve. È stato infatti riconosciuto il carattere di originalità della statua rispetto alla tradizione lisippea (Martin, 1987). Un'ulteriore proposta, non concordemente accolta, mira a investire l'opera di nuove valenze semantiche. Secondo tale interpretazione si tratterebbe di una libera rielaborazione dell'Epitrapezio riportata in dimensioni colossali e trasformata nell'immagine dell'Ercole Invictus per mezzo di simboli romani del potere quali la corona di alloro che orna la testa dell'eroe e il drappeggio che doveva cingerne i fianchi (Floren, 1981).
I confronti con le repliche identificate come possibili derivazioni dell’Epitrapezio e in particolare con il bronzetto del Kunsthistorisches Museum di Vienna, che meglio risponde agli stilemi del maestro di Sicione e alle descrizioni delle fonti, escludono rapporti di stretta dipendenza tra l'archetipo creato da Lisippo e l'E. di Alba. Inoltre, la collocazione dell'effigie all'interno di un vasto complesso architettonico permette di connotarla come simulacro di culto, a differenza del carattere «privato» proprio della statuetta lisippea.
I numerosi tentativi di attribuzione della statua non hanno portato a soluzioni definitive. Si è ribadita la matrice magno-greca, ritenendo l'effigie opera di un artista greco attivo in Campania nel I sec. a.C.; ma non del tutto convincente appare a questo proposito il confronto con una testa dell'Antiquar ium di S. Maria Capua Vetere (Johannowsky, 1976).
Che l’E. di Alba sia stato eseguito in relazione al complesso architettonico in cui era collocato all'interno di un'edicola sembra ormai un dato appurato, confermato da motivi inerenti la tecnica di lavorazione e la qualità del materiale impiegato. La struttura, composta da un piccolo sacello e da una vasta area porticata, è stata anch'essa oggetto di molteplici studi, ma le due principali ipotesi di lettura non hanno trovato piena rispondenza. Il complesso è stato identificato ora con un santuario (De Visscher, 1962), ora, in anni più recenti, con un mercato (Lauter, 1971; Coarelli, 1984; Bartman, 1992); con quest'ultima ipotesi tuttavia contrastano la mancanza delle tabernae e l'esistenza nei pressi del Foro di un macellum, attestato ad Alba Fucente, città mediamente popolata, sin dall'età repubblicana. Rimarrebbe inoltre difficilmente comprensibile la funzione svolta dall'ambiente posto a E del sacello originariamente comunicante con la piazza porticata e caratterizzato dalla presenza di un bacino. Il complesso architettonico viene concordemente datato al I sec.a.C.
Risale con buone probabilità a questo periodo la creazione del colosso a opera di artisti greci; le lettere Π e Ρ che il De Visscher aveva notato incise sulla schiena sono un'importante conferma. Le somiglianze stilistiche che si verificano soprattutto nella resa enfatica della muscolatura del torace testimoniano l'influsso esercitato dall'arte pergamena sugli artefici del pezzo.
Anche la partizione della barba composta da grosse ciocche, il solco profondo che circoscrive la bocca impedendone la visione degli angoli e parzialmente del labbro superiore sono stilemi che si diffondono prevalentemente con il barocco pergameno. Permane tuttavia nell'E. di Alba un certo schematismo nella barba e un'eccessiva linearità della capigliatura composta da corte ciocchette che ci allontanano in parte dalle ricche teste delle figure dell'Altare di Pergamo.
Si verifica sostanzialmente per l'effigie di Alba una connotazione simile a quella delle figure dei Venti dell'Orologio di Cirreste che offrono uno dei confronti più pregnanti per l'E.: sono presenti somiglianze stilistiche che provano che gli artisti del monumento e dell'E. erano al corrente delle possibilità espressive dell'arte pergamena, ma risulta evidente come tali mezzi siano in parte mitigati da quegli influssi classicizzanti diffusi nel I sec.a.C. che evolvono verso schemi decorativi. Potremmo in tal modo spiegare la resa così minuziosa quasi arcaizzante dei riccioli della capigliatura e la scarsa plasticità della barba, le cui ciocche rigide e compatte si arrotolano in spirali nella parte inferiore quasi a formare chioccioline.
Un altro importante confronto che però necessita di ulteriori approfondimenti, si rivela quello con un'erma conservata nella Galleria degli Uffizi a Firenze: essa presenta infatti notevoli affinità stilistiche nella struttura della barba, dei capelli, nella forma degli occhi, e nel modellato della bocca con il volto dell'Eracle.
Bibl.: Sul complesso di rinvenimento: F. De Visscher, J. Mertens, J. Ch. Baity, Le sanctuaire d'Hercule et ses portiques à Alba Fucens, in MonAnt, XLVI, 1963, cc. 333-396; L. Reekmans, Peintures murales du Ile siècle après J.C. â Alba Fucens, in Antidorum W. Peremans, Lovanio 1968, pp. 202-206; J. Ch. Balty, Observations nouvelles sur les portiques et le sacellum du sanctuaire herculéen d'Alba Fucens, in Alba Fucens II, Bruxelles-Roma 1969, pp. 69-98; H. Blanck, Funde und Grabungen in Mittelitalien, 1959-1969, in AA, 1970, pp. 327-329; H. Lauter, Heiligtum oder Markt?, ibid., 1971, pp. 55-62; C. De Ruyt, Macellum. Marché alimentaire des Romains, Louvain-La Neuve 1983, p. 335; F. Coarelli, Α. La Regina, Abruzzo-Molise (Guide archeologiche Laterza, 9), Roma-Bari 1984, pp. 84-87; P. Di Felice L'antico fasäno del Nilo in una casa di Alba Fucens, in Antiqua, X, 1985, pp. 50-52; P. Sommella, Italia antica. L'urbanistica romana, Roma 1988, pp. 116-117; F. van Wonterghem, Il culto di Ercole tra i popoli osco-sabellici, in Héraclès. D'une rive à l'autre de la Mediterranée. Bilan et perspectives. Actes de la Table Ronde de Rome, 1989, Bruxelles-Roma 1992, pp. 330-331 - Sulla statua: F. De Visscher, Héraklès Épitrapézios, in AntCÌ, XXX, 1961, pp. 67-129, tavv. I- XXVI; id., Héraclès Épitrapézios, Parigi, 1962 (recc. di G. M. A. Richter, in RBPhil, XLI, 1963, pp. 137-139, e di L. Manino, in RivFil, s. III, XCII, 1964, pp. 479-480); Ν. Scivoletto, L'Alcestis di Euripide e ¡'Heracles Épitrapézios di Lisippo, in Giornale italiano di filologia, XV, 1962, pp. 97-104; Ch. Picard, Un dossier archéologique pour l'étude de l'Héraclès Épitrapézios de Lysippe, in RA, 1962, pp. 245-247; J. Marcadé, Héraklès Épitrapézios à Albe et à Delos, in REA, LXV, 1963, pp. 351-356; V. Cianfarani, Lineamenti per una storia dell'arte antica nell'Abruzzo e nel Molise, Roma 1966, pp. 27-28; H. Cancik-Lindemaier, Ein Mahl vor Hercules, in Der altsprachliche Unterricht, XIV, 1971, 3, pp. 52-54; W. Johannowsky, La situazione in Campania, in P. Zanker (ed.), Hellenismus in Mittelitalien, Kolloquium in Göttingen, I, Gottinga 1976, p. 285; F. Coarelli, Arte ellenistica e arte romana: la cultura figurativa in Roma tra II e I sec. a.C., in Caratteri dell'ellenismo nelle urne etnische. Atti dell'incontro di studi, Siena 1976 (Prospettiva, Suppl. I), Firenze 1977) pp. 36-37; A. F. Stewart, To Entertain an Emperor: Sperlonga, Laokoon and Tiberius at the Dinner Table, in JRS, LXVII, 1977, p. 83; J. Floren, Zu Lysipps Statuen des sitzenden Herakles, in Boreas, IV, 1981, pp. 50-51; E. Berger, Antike Kunstwerke aus der Sammlung Ludwig II, Basilea 1982, pp. 306-307; F. De Ruyt, Alba Fucens, 3. Sculptures d' Alba Fucens (pierre, marbre, bronze). Catalogue raisonné, Bruxelles-Roma 1982, pp. 122-126; F. Coarelli, A. La Regina, op. cit., pp. 86-87; B- Sismondo Ridgway, Roman Copies of Greek Sculpture. The Problems of the Originals, Ann Arbor 1985, p. 20; J. J. Pollitt, Art in the Hellenistic Age, Cambridge 1986, pp. 50-51; H. G. Martin, Römische Tempelkultbilder (Studi e materiale del Museo della Civiltà Romana, 12), Roma 1987, pp. 161-171, 225-227; O. Palagia, The Alba Fucens Herakles, in LIMC, IV, 1988, p. 776, s.v. Herakles; Κ. Coleman (ed.), Silvae, IV, Oxford 1988, pp. 173-174; Ε. Bartman, Ancient Sculptural Copies in Miniature, Leida-New York-Colonia 1992, pp. 152-155. - Sull'erma degli Uffizi: G. A. Mansuelli, Galleria degli Uffizi. Le sculture, I, Roma 1958, p. 194, n. 184.