equilibrio non competitivo
Condizione di e. che si realizza in mercati non concorrenziali. Una situazione è considerata di e. se gli agenti economici non intendono modificare le proprie scelte, dati i vincoli e le scelte compiute dagli altri.
Un mercato è perfettamente concorrenziale se le imprese hanno dimensione puntiforme rispetto al mercato, il prodotto è omogeneo, vi è perfetta informazione e non vi sono barriere all’ingresso. In queste condizioni nessun singolo operatore può influenzare i prezzi. Perciò, un’impresa concorrenziale nel mercato del prodotto pratica un prezzo uguale al costo marginale di produzione e nel mercato dei fattori paga un prezzo pari al valore del prodotto marginale di quel fattore. Se una o più delle ipotesi che caratterizzano la concorrenza perfetta non è soddisfatta, gli operatori hanno la possibilità di influenzare il prezzo. Ciò significa che le imprese che agiscono in mercati di beni imperfettamente concorrenziali hanno potere di mercato, sono cioè in grado di praticare un prezzo superiore al costo marginale di produzione. Analogamente, se i mercati dei fattori produttivi sono non competitivi, il prezzo corrisposto è maggiore del valore del prodotto marginale.
Tali forme possono essere classificate sulla base del potere di mercato. A un estremo si trovano la concorrenza perfetta, in cui il potere di mercato è nullo; all’altro, il monopolio, in cui l’offerta proviene da un singolo venditore, o il monopsonio, se l’unico operatore è attivo dal lato della domanda. La concorrenza monopolistica è un regime di mercato in cui sono presenti tutte le caratteristiche della concorrenza perfetta, tranne l’omogeneità del prodotto. In e., la differenziazione del prodotto consente alle imprese di praticare un prezzo maggiore del costo marginale, ma la libertà di entrata di nuove imprese nel mercato mantiene il prezzo al livello del costo medio, annullando così gli extraprofitti. In un mercato oligopolistico (o caratterizzato da oligopsonio, se il potere di mercato è nelle mani degli acquirenti), l’offerta è concentrata nelle mani di poche imprese, relativamente grandi. Queste riconoscono che i profitti di ciascuna dipendono dalle scelte dell’impresa e delle rivali, una situazione definita di interdipendenza strategica.
Per analizzare le situazioni di interdipendenza strategica, gli economisti utilizzano la teoria dei giochi e la nozione di e. adottata è l’e. di Nash (➔ Nash, John Forbes). Questo è formato da un insieme di strategie, una per ogni partecipante, tale che ciascuna di esse è la migliore risposta a quella scelta dagli altri. In un mercato oligopolistico, quindi, dove i singoli operatori sono in grado di influenzare i termini dello scambio, e in particolare il prezzo, l’e. che si stabilisce è un e. di Nash.
Un precedente importante dell’e. di Nash è la soluzione che si ottiene nella teoria dell’oligopolio di Cournot (➔ Cournot, equilibrio di), in cui l’e. si raggiunge quando ogni impresa sceglie il livello della produzione ottimale, dato quello scelto dalle concorrenti. Anche la soluzione di e. nel modello di oligopolio di Bertrand (➔ Bertrand, Joseph-Louis-François) è un e. di Nash: in esso le imprese, nel tentativo di sottrarre quote di mercato ai concorrenti, riducono il prezzo al di sotto di quello praticato dalle rivali fino al punto da annullare completamente gli extraprofitti.