EPIMETEO (᾿Επιμηϑεύς)
Uno dei quattro figli di Giapeto e di Climene (Hes., Theog., 507 ss.; Op., 83 ss.). È una figura opposta a quella del fratello Prometeo: egli rappresenta infatti l'agire irriflessivo, mentre Prometeo è la preveggenza stessa.
᾿Αμαρτίνοος lo chiama Esiodo, e tale egli si mostra nelle poche occasioni in cui si parla di lui. Dopo che Prometeo ebbe ingannato Zeus a Mekone ed ebbe rubato il fuoco, egli raccomandò ad E. di non accettare alcun dono da Zeus. Ma, malgrado l'avvertimento del fratello, E. accolse Pandora (cfr. Hes., Theog., 511 ss., dove E. accolse la πλαστὴν γιναῖκα παρϑένον), che Zeus gli aveva mandato per mezzo di Hermes e divenne così cagione dei mali che affliggono l'uomo, sia perché, secondo la versione della Teogonia (570 ss.), tutti i mali vengono dalla donna, sia perché, secondo la versione delle Opere (60 ss.), Pandora aperse il vaso dal quale i mali si diffusero nel mondo. Secondo Filodemo (Περὶ εὐσεβεὶας 130) sarebbe stato E. stesso ad aprire il vaso. Dalle nozze di E. e Pandora nacque Pirra, moglie di Deucalione (Hyg., Fab., 142, 155; Apollod., i, 7, 2). Come figlie di E. sono ricordate anche Prophasis e Metameleia, ossia Inganno e Pentimento (Pind., Pyth., v, 27 s. e Schol.).
Le rappresentazioni di E. sono rare. Egli è presente all'ànodos di Pandora su un'anfora italiota già del museo Vivenzio, su un cratere a volute dall'Ashmolean Museum di Oxford del 450 a. C. circa e sul collo di un cratere del museo di Spina (T. 579). Appare sempre coronato di mirto, a simbolizzare il ruolo di marito di Pandora. Inoltre appare su una coppa vitrea proveniente da una tomba di Colonia, che rappresenta la creazione degli uomini: Prometeo sta plasmando un uomo; E. gli va incontro uscendo da una capanna. Tiene tra le mani un oggetto rotondo, probabilmente il cofanetto di Pandora. La rappresentazione è rozza e tarda.
Monumenti considerati. - Anfora italiota già del museo Vivenzio, ora al British Mus.: M. Guarducci, op. cit. in bibl., f. 2. Cratere dell'Ashmolean Museum: C. V. A., Oxord, fasc. i, tav. xxi, 1-2; Cardner, in Journal Hell. Stud., xxi, 1901, tav. i, p. 3; J. D. Beazley, Red-fig., p. 696. Cratere di Spina: M. Guarducci, op. cit. in bibl., f. 1; S. Aurigemma, Il R. Museo di Spina, Ferrara 1935, p. 216, tav. cxv; J. D. Beazley, Red-fig., p. 428. Coppa di Colonia: Jahrbuch des Vereins von Altertums-Freunden im Rheinlande, xxviii, 1870, p. 54 ss., tav. 18.
Bibl.: P. Weizsäcker, in Roscher, I, col. 1284; J. Escher, in Pauly-Wissowa, VI, 1909, col. 181-2; M. Guarducci, Pandora o i Martellatori, in Mon. Ant., XXXIII, 1939, p. 6 ss.