EPILLIO (επύλλιον, epyllium)
L'epillio, breve componimento d'indole epica scritto in esametri, è, accanto all'elegia narrativa, una delle forme caratteristiche della poesia alessandrina. Fu Callimaco a stabilirne le leggi (Hymn., II, 108 segg.) e a tradurle anche - insieme con altri - in atto. L'argomento ne dev'essere assai semplice e circoscritto, ma il componimento dev'essere finito con la massima cura dei particolari.
Sembra che una specie di modello di epillio sia stata l'Ecale di Callimaco (v. callimaco, VIII, p. 433). Nella silloge teocritea ci sono giunti due componimenti che recano evidenti, sopra ogni altro, le caratteristiche dell'epillio, e cioè il 24° sull'infanzia di Eracle e il 25° sulla lotta di Eracle col leone di Nemea; un altro carme tuttavia di quella silloge si può ancora riferire in massima agli epillî, ed è il 22°, in onore dei Dioscuri, in fine del quale (v. 218 segg.) si hanno da parte del poeta dichiarazioni che lumeggiano la natura dell'epillio e dimostrano quanto convinta fosse l'adesione di Teocrito alle dottrine callimachee. Anche un passo delle Talisie (v. 45 segg.) può essere addotto a conforto e chiarimento della chiusa dell'inno ai Dioscuri. Un carme autentico di Mosco (il 2°, l'Europa) e uno a lui attribuito (il 4°, la Megara) si possono pure classificare tra gli epillî. In latino va ricordato particolarmente il carme 64° di Catullo (l'Epitalamio di Peleo e Tetide) oltre alla Ciris pseudo-virgiliana. Importantissima nel genere doveva essere la Zmyrna di Cinna, per noi perduta. Abbiamo poi notizia di argomenti svolti in epillî da parecchi poeti, come le vicende di Galatea da Callimaco, da Nicia, ecc.; quelle di Giacinto da Euforione, Nicandro, ecc.; quelle di Ermete da Filita e da Eratostene; quelle di Io da Callimaco e dal romano Calvo; quelle di Glauco da Alessandro Etolo, e - tra i latini - da Cicerone. Di Dioniso e d'Ippomedonte trattò Euforione; di Euripilea Omero di Bisanzio; di Cinira e Mirra il romano Cinna.
La trattazione, per quanto ci risulta e dal poco che ci rimane e dalle molte testimonianze, mostra all'incirca sempre le stesse caratteristiche: limitazione dell'argomento, numerosi e graziosi quadretti di genere, avventurose vicende specie di natura amorosa, copiosa erudizione mitologica, grandissima cura del particolare, descrizioni minuziose di opere d'arte, di oggetti naturali, di animali, di uomini, anche se da tali descrizioni l'azione sia inceppata e ritardata; virtuosismo estetico insomma più spesso che vera e sentita poesia, per quanto, in questo o in quell'altro particolare, anche di deliziosi tratti affettivi non sia davvero scarsezza.
Bibl.: Christ-Schmid-Stählin, Geschichte der griech. Lit., II, 1 Monaco 1920, pp. 120-121; J. Heumann, De epyllio alexandrino, Lipsia 1901.