EPIGRAMMATA BOBIENSIA
. Si suole indicare così una silloge di 71 componimenti poetici latini (di cui la maggior parte sono epigrammi in senso stretto) conservata un tempo in un manoscritto, oggi perduto, del monastero di s. Colombano a Bobbio. Il manoscritto fu scoperto alla fine del 1493 da Giorgio Galbiato che si era recato a Bobbio per incarico dell'umanista Giorgio Merula, il quale attendeva all'epoca a ricerche sulla storia dei Visconti: alcuni epigrammi e la Sulpiciae conquestio (v. oltre) furono pubblicati insieme con le opere di Ausonio tra la fine del 1400 e l'inizio del 1500 da Bartolomeo Merula, Taddeo Ugoleto e Girolamo Avanzio; poi del codice bobbiese e del suo contenuto, eccetto quanto era stato edito in queste stampe, si perse ogni traccia finché nel 1950 A. Campana non ne ritrovò una copia in un codice umanistico miscellaneo (Vaticano latino 2836) appartenuto ad A. Colocci.
La silloge come oggi la possediamo comprende componimenti di varia natura e provenienza. Si possono ricordare qui fra gli altri gli epigrammi di Naucellio (nr. 2-9), un dotto pagano noto prima della riscoperta degli E. B. solo come corrispondente di Simmaco; epigrammi con descrizioni di opere d'arte (nr. 10-21, 53-54, ecc.), epigrammi sentenziosi (nr. 22-29, 66-69, ecc.), epidittici (nr. 44, 47, 55-57, ecc.), scoptici (nr. 41, 46, 50, 61, ecc.), erotici (nr. 30-35), nella maggior parte traduzioni di originali greci (determinabili con sicurezza in circa 40 casi). Particolarmente degni di menzione due epigrammi funerari di Domizio Marso, poeta di età augustea (nr. 39-40 quest'ultimo databile con sicurezza al 43 a. C.), la Sulpiciae conquestio de statu reipublicae et temporibus Domitiani (già nota dalle stampe sopra ricordate), carme in 70 esametri di autore ignoto cronologicamente posteriore ad Ausonio (nr. 37), nonché un epigramma di Anicio Probino che ricoprì cariche pubbliche di qualche rilievo tra la fine del 4° e i primi anni del 5° secolo (nr. 65).
È proprio in quest'epoca e negli ambienti dell'aristocrazia romana legati a Simmaco che dev'essere stata messa insieme la silloge (v. anche la menzione del console Nonio Attico, corrispondente di Simmaco come Naucellio e Anicio Probino, ai nrr. 48 e 57): essa viene quindi ad aggiungere materiale prezioso a quello già in nostro possesso su un milieu sociale e culturale estremamente interessante. Non si trova nei componimenti il minimo accenno al cristianesimo (sebbene cristiani fossero Anicio Probino e Nonio Attico) mentre sono frequenti motivi e atteggiamenti tipici del tardo paganesimo, per es. una concezione moralmente elevata della divinità, una certa vicinanza, probabilmente, al mondo spirituale dei neoplatonici (le traduzioni di epigrammi attribuiti a Platone sono molte), l'interesse per il glorioso passato di Roma.
In generale il livello artistico della silloge non è eccezionale, sebbene ci siano molti pezzi di buona fattura; alcuni epigrammi presentano notevoli somiglianze con epigrammi di Ausonio che anzi sembrano in alcuni casi presupporre.
Bibl.: Edizioni: Epigrammata Bobiensia, detexit A. Campana, edidit F. Munari. Vol. II: Introduzione ed edizione critica, Roma 1955 (il I vol., di A. Campana, è in preparazione: riguarderà la tradizione manoscritta e l'attività degli umanisti connessa con la scoperta del 1493); Epigrammata Bobiensia, edidit W. Speyer, Lipsia 1963 (addenda dell'editore in Helikon, 3 [1963], pp. 448-53).
Studi critici: W. Speyer, Naucellius und sein Kreis, Studien zu den Epigrammata Bobiensia, Monaco di Baviera 1959; S. Mariotti, Epigrammata Bobiensia, in Paulys Realencyclopädie der classischen Altertumswissenschaft, Suppl. 9 (1962), coll. 37-64 (con la bibl. anteriore). Successivamente sono apparsi numerosi articoli su problemi particolari di L. Alfonsi, I. Cazzaniga, D. Kuijper, S. Mariotti, W. Schmid, M. Zicàri e N. Zorzetti.